Finanziamenti per i ghetti della Capitanata

Una storia amaramente esemplare. Ma anche una bella notizia per chi, come i caporali, fa dello sfruttamento un’indebita leva di arricchimento.  Ma alt

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Una storia amaramente esemplare. Ma anche una bella notizia per chi, come i caporali, fa dello sfruttamento un’indebita leva di arricchimento.  Ma altri undici Comuni pugliesi rischiano di perdere i 114 milioni che il governo, a metà del maggio scorso, attraverso il ministero del Lavoro, ha assegnato per l’eliminazione in meno dei tre anni dei ghetti dove sopravvivono in condizioni disumane migliaia di braccianti immigrati. Un pericolo più che concreto, visti i tempi strettissimi. A tre giorni dalla scadenza della proroga, fissata per martedì 10 gennaio (il termine iniziale era stato stabilito per il 31 dicembre 2022), nessuna fra le amministrazioni di Turi (appunto), Bisceglie, San Ferdinando di Puglia, Brindisi, Carapelle, Carpino, Cerignola, Lesina, Manfredonia, Poggio Imperiale, San Marco in Lamis e San Severo, destinatarie dei fondi previsti dalla misura 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ha presentato i cosiddetti Piani di azione. Ossia, la sintesi articolata dei progetti che dovranno poi essere depositati entro giugno e valutati, a livello centrale, affinché le risorse economiche «per il superamento degli insediamenti abusivi» vengano effettivamente erogate.

La tendopoli per lavoratori immigrati a Turi

Le richieste e i risultati

Nonostante fossero stati gli stessi Comuni a rispondere all’invito del governo e a richiedere i soldi, fino all’autunno scorso nessuno degli enti locali in questione aveva toccato palla sull’argomento. Un po’ perché le linee guida sono state trasmesse dal ministero solo il 14 ottobre. Molto a causa di una congiuntura cronica che rallenta l’operatività dei sindaci: la mancanza di personale tecnico adeguato alla stesura di determinati progetti. A svegliarli, su sollecitazione della Cgil Puglia, è stata la Regione. Intanto con una riunione convocata il 19 ottobre dal vice presidente e assessore Raffaele Piemontese, che ha voluto attorno al tavolo i dodici primi cittadini e i loro principali dirigenti. Poi con il coinvolgimento della facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, interpellata (e pagata) da via Gentile per svolgere un ruolo di consulenza e affiancamento ai medesimi Comuni, provando così ad imprimere un’accelerazione agli studi di fattibilità.

In Capitanata

Manfredonia e San Severo, le città pugliesi con la più alta presenza dichiarata al governo di braccianti agricoli stranieri (rispettivamente 4 mila e 2 mila, dislocati in gran parte fra i ghetti di Borgo Mezzanone e Rignano), potenziali riceventi di 53,6 e 27,8 milioni di euro (le somme maggiori prenotate in tutta Italia, quasi la metà del budget statale complessivo di 200 milioni), nelle ultime settimane si sono messe in moto per individuare o ristrutturare edifici (anche all’interno dei centri storici) nei quali rendere dignitosa l’esistenza abitativa degli immigrati. Sul filo di lana, così come Cerignola e San Ferdinando di Puglia, potrebbero inviare entro martedì la pec con Piani di azione che probabilmente risentiranno dell’impellenza con cui sono stati redatti, mettendo di conseguenza a repentaglio le risorse loro riservate. Un timore preso in fortissima considerazione dalla Cgil, molto vigile sull’emergenza ghetti in Puglia, che all’inizio della prossima settimana solleciterà il ministro Maria Elvira Calderone a concedere un’ulteriore proroga a fine mese per consentire ai Comuni di preparare schemi più dettagliati, quindi con maggiori chance di essere finanziati.

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