Mondiali, a Doha domenica Argentina-Francia per una storia del calcio tutta da (ri)scrivere

Sazia, satolla, pigra e al tempo stesso ebbra. Sembra così, Doha, dopo la due giorni delle semifinali mondiali. A tarda mattinata, si contano in poche

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Sazia, satolla, pigra e al tempo stesso ebbra. Sembra così, Doha, dopo la due giorni delle semifinali mondiali. A tarda mattinata, si contano in poche decine i passanti lungo la Corniche che la Fifa ha trasformato come noto nel suo parco-giochi. Pure il muezzin sembra richiamare con voce attenuata i fedeli al rito della preghiera, quasi fosse stato anche lui tra i 50mila (allo stadio, ma altrettanti per le strade e le vie) che si sono svociati nell’incitare il Marocco nell’intenso e sfortunato duello contro i francesi (che se sono campioni in carica, ecco, il motivo ce l’hanno ricordato a tutti proprio nella notte dello stadio Al Bayt).

Serve, questo giorno di pausa (venerdì infatti non si gioca, ma si ricomincia con le conferenze stampa di marocchini e croati, sabato impegnati nella finale per il terzo posto), per tirare il fiato, fare ordine, rimettere emozioni e pensieri e riprendere vigore in vista dell’ultimo strappo, dell’ultima sfida, quella che emetterà il verdetto definitivo, spazzando il campo da ipotesi e possibilità, separando in maniera chiara e inequivocabile il vincitore dal vinto. Del resto la poesia non è “emotions recollected in tranquillity”, cioè emozioni rimeditate e rielaborate in serenità, secondo l’estetica del capostipite del Romanticismo inglese William Wordsworth? A quel tempo Islam e Occidente continuavano (ancora) a scontrarsi sui campi di battaglia, a intersecarsi lungo le rotte commerciali marine e terrestri globali, a dialogare in forme esplicite e segrete, come due facce della stessa medaglia, diversi ma quasi impossibilitati a essere opposti.

Sazia, satolla, pigra e al tempo stesso ebbra. Sembra così, Doha, dopo la due giorni delle semifinali mondiali. A tarda mattinata, si contano in poche decine i passanti lungo la Corniche che la Fifa ha trasformato come noto nel suo parco-giochi. Pure il muezzin sembra richiamare con voce attenuata i fedeli al rito della preghiera, quasi fosse stato anche lui tra i 50mila (allo stadio, ma altrettanti per le strade e le vie) che si sono svociati nell’incitare il Marocco nell’intenso e sfortunato duello contro i francesi (che se sono campioni in carica, ecco, il motivo ce l’hanno ricordato a tutti proprio nella notte dello stadio Al Bayt).

Argentina-Francia, finale inedita: entrambe a caccia del terzo alloro  mondiale | Goal.com Italia

Serve, questo giorno di pausa (venerdì infatti non si gioca, ma si ricomincia con le conferenze stampa di marocchini e croati, sabato impegnati nella finale per il terzo posto), per tirare il fiato, fare ordine, rimettere emozioni e pensieri e riprendere vigore in vista dell’ultimo strappo, dell’ultima sfida, quella che emetterà il verdetto definitivo, spazzando il campo da ipotesi e possibilità, separando in maniera chiara e inequivocabile il vincitore dal vinto. Del resto la poesia non è “emotions recollected in tranquillity”, cioè emozioni rimeditate e rielaborate in serenità, secondo l’estetica del capostipite del Romanticismo inglese William Wordsworth? A quel tempo Islam e Occidente continuavano (ancora) a scontrarsi sui campi di battaglia, a intersecarsi lungo le rotte commerciali marine e terrestri globali, a dialogare in forme esplicite e segrete, come due facce della stessa medaglia, diversi ma quasi impossibilitati a essere opposti.Come quel capitolo nuovo – della prosaica storia del football – che Argentina e Francia scriveranno comunque vada insieme domenica al Lusail Stadium. D’altra parte nell’Islam, non è proprio attraverso anche l’arte dello scrivere e la calligrafia che il divino si manifesta nella Storia dell’umanità? E non è stata forse una mano di…Dio a regalare all’Argentina il mondiale messicano 1986? Stavolta altre mani potrebbero allungarsi su quella Coppa. E se fossero quelle del capitano della Francia, il portiere del Tottenham Llorris, sarebbero le prime nella storia del calcio a sollevare per due volte (visto che era capitano anche a Russia 2018) quella Coppa verso il cielo. Una storia nuova ancora tutta da scrivere, appunto, lungo il sottile orizzonte che divide il cielo dal mare qui a Doha.

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