Foggia, attacco «No vax» a Governo e Cgil: «Nazisti, ormai siete stati scoperti»

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Attacco «No vax» sui muri della sede della Cgil in via della Repubblica, a Foggia. Nella notte qualcuno, favorito dal buio, ha imbrattato le pareti esterne del palazzo che ospita la sede del sindacato firmandosi col simbolo dei No vax. L’accusa che lanciano alla Cgil è di essere un «sindacato nazista». «Vi fingete morali ma fate i nazisti» si legge in una delle scritte, e che «Frignate dal prefetto ma ormai il vostro nazismo è allo scoperto».

Il segretario provinciale Maurizio Carmeno è lapidario: «Abbiamo subito un nuovo attacco alla nostra sede – dice – e questo rafforza la necessità di difendere un presidio di democrazia come la Camera del lavoro. Occorre – conclude Stomeo – che la società civile e le istituzioni si mobilitino per respingere ogni tipo di sopraffazione e intimidazione che possa emergere nella nostra comunità».

«Colpire una Camera del Lavoro anche solo imbrattandola con scritte farneticanti significa colpire la casa dei lavoratori, un luogo di partecipazione e democrazia. Farlo ai danni di un bene architettonico tutelato e recentemente ristrutturato rende gli autori, benché politicamente irrilevanti, sicuramente degli idioti». È il commento del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, alle scritte offensive con cui la scorsa notte sono stati sporcati i muri dello storico Palazzo dei Contadini a Foggia che ospita la sede provinciale della Cgil. «In tutta Italia le nostre sedi sono nel mirino di pochi matti – aggiunge Gesmundo – ma sono atti che non possiamo e dobbiamo mai sottovalutare perché siamo ad un anno soltanto dall’assalto neofascista e squadrista alla sede della Cgil nazionale, e tanti altri episodi sono seguiti».

Altre scritte anche sulla facciata del Palazzo degli Studi, sede di alcune scuole superiori. In entrambi i casi si additano le istituzioni come «naziste» o «nazicomuniste». Da Palazzo degli Studi fanno sapere di aver sporto denuncia ai carabinieri.

Le indagini sono già state avviate. Si parte dalle telecamere della videosorveglianza attiva nelle zone interessate, ma il gruppo, con ogni probabilità, ha agito coi volti incappucciati per evitare qualsiasi possibilità di riconoscimento.

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