Ogunseye fa felice il Foggia, i rossoneri (in dieci) riacciuffano la Juve Stabia

Cercava conferme mister Gallo, le ha ottenute. Il Foggia esce dal 'Menti' di Castellammare con un punto che ha il sapore della vittoria. Per come è ar

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Cercava conferme mister Gallo, le ha ottenute. Il Foggia esce dal ‘Menti’ di Castellammare con un punto che ha il sapore della vittoria. Per come è arrivato, soprattutto. Dopo un tempo intero giocato in inferiorità numerica, durante il quale i rossoneri hanno sofferto, ma tenuto testa alla formazione di casa, sfiorando anche il vantaggio con Malomo, per poi capitolare a dieci minuti dalla fine. La rete di Santos (graziato poco prima per una manata a Costa dal direttore di gara, ndr) ha illuso la squadra di Colucci, riacciuffata grazie alla perfetta inzuccata di Ogunseye, servito splendidamente da Costa. Un Foggia dal grande carattere, che ha mostrato anche progressi dal punto di vista del gioco, almeno fino a quando ha giocato in undici. Un nuovo segnale dopo quello lanciato col Crotone. Forse, davvero il vento sta cambiando direzione.

PRIMO TEMPO – Il rosso a Vuthaj, a un passo dal duplice fischio è come l’inchiostro che si rovescia sulla pagina di un manoscritto appena terminata. Perché di motivazioni per recriminare il Foggia ne aveva già diverse, al termine del primi 45′. Per la prestazione, di grande applicazione, sulla falsariga di quella ammirata tre giorni fa, e per le occasioni – due delle quali clamorose – che i satanelli sono riusciti a costruire. Bene il Foggia, che Gallo risistema con il 3-5-2 e le due novità rappresentate da Chierico (per lo squalificato Di Noia) sul centrosinistra in mediana, e Costa al posto di Nicolao. La riproposizione del terzino ex Parma, dopo aver espiato il frutto del rosso beccato a Taranto, è scelta più che sensata. Perché, come contro il Crotone, il Foggia si appoggia molto sul versante mancino, e il piede più che nobile di Costa agevola la costruzione nonché la pulizia del fraseggio.

La Juve Stabia, da par suo, prova a far la partita, ma la bontà dei concetti di Colucci non trova riscontri nello sviluppo della trama. Il pronosticato 4-3-3 è più vicino a un 3-5-2, laddove Scaccabarozzi fa più l’esterno di centrocampo che l’ala d’attacco, e Pandolfi può avvicinarsi a Santos. Tuttavia, di palloni giocabili per le due punte se ne vedono pochi. Merito della densità sulla trequarti che il Foggia sistematicamente garantisce, offrendo a Malomo la possibilità di coprire meno campo alle sue spalle e dominare anche sul centravanti gialloblu. A differenza del primo tempo di sabato scorso, il Foggia è pericoloso anche davanti. Clamoroso il salvataggio sulla linea, sul tap-in sottoporta di Frigerio, tanto quanto il diagonale di Vuthaj, scappato bene alle spalle della linea difensiva, che sorride al palo prima di perdersi sul fondo. Poi, il fattaccio: Vuthaj che prende posizione su Caldore allargando un po’ il braccio, troppo per il direttore di gara, a tal punto da meritare il giallo. Purtroppo, per l’ex Novara è il secondo. Per il Foggia, invece, è il quarto rosso stagionale.

SECONDO TEMPO – Com’è nella logica delle cose, l’uomo in più esalta le ‘vespe’, che alzano il baricentro, costringendo il Foggia a rintanarsi sulla propria trequarti. Epperò, malgrado la generosità di D’Ursi non basti a dar peso all’attacco spuntato, i rossoneri tengono testa. Soffrono il giusto, anche perché la Juve Stabia non va oltre il cross dalle fasce, nel tentativo di trovare l’imbucata giusta. Avrebbe anche da recriminare per una traversa centrata da Malomo, su una delle tante palle al bacio partorite dal mancino di Costa.

Con Zigoni e Bentivegna, Colucci ripristina il 4-3-3 nella sua purezza, tramutandolo addirittura in 4-2-4 con l’innesto di D’Agostino al 34′. Due minuti dopo, Santos segna. L’attaccante è bravo a eludere la marcatura di Di Pasquale e a impattare sul perfetto traversone dalla sinistra di Bentivegna. I dietrologi eccepirebbero sulla eccessiva indulgenza mostrata dal direttore di gara, minuti prima, su una manata plateale rifilata dallo stesso attaccante a Costa, archiviata con una salomonica reprimenda ai due litiganti. Ma tant’è.

Il Foggia, però, non muore. Gallo rinuncia a un difensore, e si gioca il 4-3-2 con Ogunseye di fianco a Tonin (subentrato in precedenza a unos tremato D’Ursi) e Peralta mezzala. L’ex Modena impiega due minuti per mettere la sua impronta sul match. Felino il tuffo per bucare Barosi, sull’illuminante traversone del solito Costa. Fine dei giochi. Il percorso verso la totale redenzione dei rossoneri è ancora lungo, ma Gallo incassa il secondo segnale incoraggiante dai suoi.

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