Caro energia, in Puglia 4mila posti a rischio. L’allarme di Confindustria: “Il sistema delle imprese potrebbe saltare presto”

Una serie di pastifici e caseifici pugliesi hanno ridotto la produzione e stanno lavorando a giorni alterni. Le fabbriche del vetro e della ceramica s

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Una serie di pastifici e caseifici pugliesi hanno ridotto la produzione e stanno lavorando a giorni alterni. Le fabbriche del vetro e della ceramica stanno per fermarsi, con problemi anche per chi produce il vino e che non potrà fare l’imbottigliamento. Una reazione a catena conseguenza delle bollette dell’energia quasi quintuplicate. E l’annuncio del nuovo aumento a ottobre spaventa le aziende, che preferiscono fermarsi e non produrre. Il costo dell’energia è passato da 6 centesimi a chilowattora a 60 centesimi e la previsione per ottobre è di 90 centesimi. I settori più a rischio sul territorio sono l’agroalimentare e il manifatturiero. Fra questi pastifici, panifici, caseifici e fabbriche che producono vetro, bottiglie e ceramica. Queste aziende si aggiungono alle grandi fabbriche energivore che rischiano di far saltare il sistema industriale.Se entro la fine dell’anno non ci dovessero essere sostegni immediati per tamponare la situazione e pagare le attuali bollette, insieme con interventi concreti per gestire il futuro, in Puglia rischiano di perdere il lavoro nell’immediato 4mila persone”. Il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, lancia l’allarme. Ormai è un corsa contro il tempo. Lo scenario tra due mesi è critico con aziende che chiudono e lavoratori lasciati a casa. Nessun settore sembra ormai escluso. Ci sono aziende in difficoltà da mesi per la mancanza delle materie prime e che per questo avevano già ridotto la produzione. Ora si aggiungono i costi di gestione con bollette che superano gli utili. Fontana fa l’esempio della sua società.”La mia è un’azienda farmaceutica, quindi non è energivora – spiega il presidente degli industriali – eppure siamo passati da una bolletta di 10mila euro a una da 40mila. Noi ancora ce la facciamo a pagare gli stipendi. Ma 40mila euro erano gli utili, che ora servono per le bollette. La situazione è insostenibile”.

Caro energia, in Puglia 4mila posti a rischio. L'allarme di Confindustria: "Il sistema delle imprese potrebbe saltare presto"

Una serie di pastifici e caseifici pugliesi hanno ridotto la produzione e stanno lavorando a giorni alterni. Le fabbriche del vetro e della ceramica stanno per fermarsi, con problemi anche per chi produce il vino e che non potrà fare l’imbottigliamento. Una reazione a catena conseguenza delle bollette dell’energia quasi quintuplicate. E l’annuncio del nuovo aumento a ottobre spaventa le aziende, che preferiscono fermarsi e non produrre. Il costo dell’energia è passato da 6 centesimi a chilowattora a 60 centesimi e la previsione per ottobre è di 90 centesimi. I settori più a rischio sul territorio sono l’agroalimentare e il manifatturiero. Fra questi pastifici, panifici, caseifici e fabbriche che producono vetro, bottiglie e ceramica. Queste aziende si aggiungono alle grandi fabbriche energivore che rischiano di far saltare il sistema industriale.

“Se entro la fine dell’anno non ci dovessero essere sostegni immediati per tamponare la situazione e pagare le attuali bollette, insieme con interventi concreti per gestire il futuro, in Puglia rischiano di perdere il lavoro nell’immediato 4mila persone”. Il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, lancia l’allarme. Ormai è un corsa contro il tempo. Lo scenario tra due mesi è critico con aziende che chiudono e lavoratori lasciati a casa. Nessun settore sembra ormai escluso. Ci sono aziende in difficoltà da mesi per la mancanza delle materie prime e che per questo avevano già ridotto la produzione. Ora si aggiungono i costi di gestione con bollette che superano gli utili. Fontana fa l’esempio della sua società.

“La mia è un’azienda farmaceutica, quindi non è energivora – spiega il presidente degli industriali – eppure siamo passati da una bolletta di 10mila euro a una da 40mila. Noi ancora ce la facciamo a pagare gli stipendi. Ma 40mila euro erano gli utili, che ora servono per le bollette. La situazione è insostenibile”.

Le stesse difficoltà si registrano in tutte le province pugliesi. È di qualche giorno fa la notizia che lo stabilimento Jindal di Brindisi, della nota famiglia di imprenditori indiani, ha avviato la richiesta di cassa integrazione a rotazione per 287 dipendenti. Lo stabilimento brindisino che produce film, pellicola come involucro per alimenti e altri prodotti ha ricevuto una bolletta di energia da 5 milioni di euro per soli due mesi: nello stesso periodo dello scorso anno, con tutti gli impianti a regime, ne aveva pagato 500mila euro. La proprietà indiana ha già fermato una prima linea. Si teme per l’effetto domino, in quanto Jindal acquista materia prime ed altri servizi da società e impresepugliesi. C’è preoccupazione anche per l’ex Ilva di Taranto. Jindal ed ex Ilva, che sono a ciclo continuo, sono aziende energivore.Abbiamo bisogno di una nuova politica energetica – dice ancora Fontana – concordata con l’Europa. Servono gli Stati Uniti d’Europa. Basta con gente che governa dai balconi o sulle spiagge. In Puglia abbiamo assistito a politiche contro i rigassificatori e contro il gasdotto Tap, si sosteneva che non avevamo bisogno di fonti di approvvigionamento. Questo oggi è il risultato. Un risultato drammatico”. Confindustria Puglia attende soluzioni dal governo concordate con l’Europa. Soluzioni immediate perché ormai è partito il conto alla rovescia. “Le aziende stanno chiudendo – conclude Fontana – Lo Stato sta facendo solo debito pubblico, il più alto mai avuto. L’intero sistema industriale italiano sta per collassare”.

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