In Puglia viaggio al centro della crisi Pd: segretari spariti, circoli chiusi e correnti in lotta

L’analisi del voto in casa Pd passa per una lettera che il segretario regionale nonché (confermato) deputato Marco Lacarra ha inviato agli iscritti al

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L’analisi del voto in casa Pd passa per una lettera che il segretario regionale nonché (confermato) deputato Marco Lacarra ha inviato agli iscritti al partito. Quattro pagine dense, con tanti punti mai particolarmente esposti pubblicamente. A cominciare dall’ammissione di colpe nelle scelte a suo dire conservative nella composizione della segreteria, da mesi commissariata dal nazionale, con Francesco Boccia che prima della caduta del governo Draghi avrebbe dovuto gestire la fase del nuovo congresso.

Poi la rivendicazione dei risultati nel collegio elettorale barese, pur con molte riserve. Ma soprattutto la messa in luce di un problema noto a tutti i tesserati: i circoli attivi della federazione di Bari sono pochi, molti segretari sono “del tutto scomparsi” e lo scontro tra le varie anime del partito è evidente. Con una nota particolare, a dispetto dell’esaltazione dell’amministrazione Decaro, sul caos nel partito di Bari. È arrivato il momento di fare i conti.

I risultati

“Nel collegio nel quale ho avuto l’onore di essere capolista, il Partito Democratico ha ottenuto  il risultato migliore dell’intera regione: 18,36 per cento dei consensi, con la coalizione del  centrosinistra che ha superato il 25. – scrive Lacarra – Potrei quindi dirvi che sono soddisfatto? Certamente  no, altrimenti negherei la vocazione maggioritaria del nostro partito. Questi numeri non sono sufficienti. Questi numeri non sono degni della primavera pugliese”. Al netto dell’astensione, quattro anni fa Bari città fece registrare 23.710 voti al Pd, quest’anno 27.025, in effetti.

Ma il Pd in Puglia rispetto alle elezioni politiche del 2018 ha perso 4.500 voti, anche se a livello percentuale ha addirittura guadagnato tre punti. Difficile fare un confronto, troppe variabili: basti pensare che il M5S, nonostante abbia perso 500mila voti, resta il primo partito. C’è un netto scollamento tra i risultati delle elezioni nazionali ed europee e quelli delle amministrative, regionali e locali, dove il centrosinistra domina.

“La storia della Puglia negli ultimi 20 anni è partita da qui. – continua Lacarra – E chi dice che oggi la primavera  pugliese è tramontata forse ha bisogno di regalarsi qualche ora di tempo per camminare per  le nostre strade e ritrovare così la motivazione a impegnarsi: sempre più spazi verdi, piazze  prima riservate ad alcuni ora aperte a tutti, cantieri ovunque, teatri riaperti anche quando  nessuno ci credeva più, strutture di welfare, case della comunità. Questo è vero a cominciare  da Bari, dove abbiamo un sindaco bravissimo e un gruppo consiliare competente”. L’invito è quello di riprendere a fare assemblee cittadine, aperte all’esterno, a cui il segretario promette di esserci. Ma allora che succede?

I circoli scomparsi

All’indomani del voto un’intervista rilasciata al Nuovo Quotidiano di Puglia, in cui il deputato barese sembrava prendersela con i circoli per il cattivo risultato, aveva fatto esplodere l’indignazione praticamente di tutti: iscritti, consiglieri regionali, rappresentanti delle amministrazioni a tutte le latitudini. Lacarra evidentemente se n’è accorto e ha deciso di precisare il suo pensiero. Mostrando ciò che forse tutti sanno: il re è nudo.

“Sono stato incredibilmente sorpreso e profondamente deluso nel leggere che qualcuno abbia  potuto pensare, conoscendomi, che la critica che ho espresso e che qui ribadisco rispetto ai  fatti gravi consumatisi in alcuni circoli della nostra terra fosse generalizzata” inizia. Problemi meno gravi in cinque delle sei province. Decisamente un’altra storia per il Barese. “Per quanto concerne la federazione di Bari, alla quale le mie parole erano rivolte, (…) ho ritenuto onesto menzionare la condizione in cui versano numerosi circoli e che non è certo un mistero. – ammette – Mettendo, per un solo istante, da parte i nostri ruoli nel Partito, sono certo che tutti conosciamo situazioni di tessere negate, di gruppi politici marginalizzati, di segretari territoriali del tutto scomparsi non solo in campagna elettorale.

Sono fatti, questi, che non possono essere negati. (…) Non sono stato certo io a determinare il rinvio della nostra fase congressuale, né di conseguenza a voler imporre una mia permanenza nel ruolo di segretario regionale, peraltro dopo aver presentato una ricandidatura frutto del confronto più ampio possibile tra le diverse anime del partito”.

In provincia di Bari lo scontro tra le correnti sembra al massimo. La segreteria provinciale è stata commissariata a dicembre 2019 dal vecchio segretario nazionale Nicola Zingaretti e affidata a un organismo formato da una testa per corrente: il deputato e segretario provinciale Ubaldo Pagano come coordinatore, Aldo Sigrisi, Elietta Noviello, Antonella Vaccaro e Piero Amatulli. L’emergenza Covid, le dimissioni di un componente (Sigrisi), le elezioni succedutesi e le diversità di vedute hanno fatto arenare l’organismo. Stallo, niente più riunioni, ognuno per sé in attesa di un congresso. Non hanno fatto meglio le elezioni regionali (vinte) del 2020 in cui le diverse componenti se le sono date di santa ragione. Non senza strascichi.

I decariani hanno eletto con cifre roboanti Francesco Paolicelli, il gruppo Lacarra Lucia Parchitelli, Anita Maurodinoia si è eletta da sé con una componente del gruppo Emiliano. Domenico De Santis, espressione diretta del gruppo del governatore è finito fuori, come la componente ex Ds/Cgil per Mario Loizzo. Riportata sui singoli territori, nelle sezioni e nelle elezioni amministrative quella gara all’ultimo voto non dev’essere stata particolarmente favorevole all’unità d’intenti. Anzi.

Il caso Bari

L’elefante è nella stanza e tutti fingono di non vederlo. Lacarra lo indica nella lettera: “Per non parlare di quanto è accaduto a Bari città, dove senza i giovani (e mi auguro davvero che nessuno provi a negare questo) ormai il partito quasi non esiste più, se non per un numero di circoli inferiore alle dita di una mano, in una Unione cittadina che, non avendo ancora svolto il congresso, conta 9 circoli territoriali, un circolo tematico e un circolo dei Giovani Democratici”.

Dal 2017 il segretario cittadino è l’ex consigliere comunale Silvio Delle Foglie, decariano, bocciato alle urne nel 2019 per il Decaro-bis. Chi frequenta il partito da anni, già dalla fondazione veltroniana, giura di non sentirlo da tempo. Nessuna assemblea degna di nota, nessun momento di analisi, nulla. E nella città capoluogo in cui il sindaco è uno dei più quotati a livello nazionale, ma in cui il suo partito finisce terzo dopo centrodestra e Movimento 5 Stelle, il partito non può permetterselo.
Probabilmente i diretti interessati negheranno accuse specifiche, ma i fatti sono palesi. E forse è il caso di lavare i panni sporchi, in casa o fuori.

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