“Mamma mia, è un esorcismo”. Il timore di una degente anziana: “Mi stai facendo morire”

Alcuni colleghi dei quattro operatori socio-sanitari agli arresti domiciliari da ieri mattina per lo scandalo che ha travolto la Rsa ‘Stella Maris

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newsGargano - Maltrattamenti [VIDEO] nella RSA Stella Maris di Manfredonia.  4 OSS arrestati, uno per violenza sessuale

Alcuni colleghi dei quattro operatori socio-sanitari agli arresti domiciliari da ieri mattina per lo scandalo che ha travolto la Rsa ‘Stella Maris’ di Manfredonia, sapevano delle violenze che si consumavano quotidianamente nelle stanze e nei bagni della struttura, dove almeno quattordici degenti, di cui due nel frattempo deceduti, hanno subito aggressioni fisiche, angherie, soprusi e abusi vari, come documentato attraverso i dispositivi di captazione audio-video installati il 24 e il 30 giugno dagli agenti della squadra mobile di Foggia (le immagni video)

La lettera anonima

Tuttavia, tra i circa venti operatori oss in servizio, c’è chi ha trovato il coraggio di denunciare, con dovizia di particolari, quello che accadeva nella residenza per anziani di Siponto a Manfredonia: dai lividi sul corpo alle urla strazianti delle vittime non vedenti, sorde, affette da demenza senile, Alzheimer o comunque allettate, dislocate su due piani, due per ogni stanza (i nomi degli arrestati). Sono stati accertati anche due episodi di violenza di natura sessuale nei confronti di un uomo e una donna anziani, da parte di uno dei quattro responsabili dei gravi accadimenti; episodi sconcertanti che hanno trovato riscontro nella denuncia anonima fatta pervenire negli uffici della questura.

“Mi stai facendo morire”

Schiaffeggiata, pizzicata, strattonata, spintonata, insultata, tirata per i capelli, finanche palpeggiata. Erano queste – ad esempio – le violenze che era costretta a subire una signora. Nemmeno i suoi lamenti, le urla e i pianti, erano serviti a interrompere “la terapia” – termine utilizzato per indicare il maltrattamento da eseguire – da parte di Antonio Vero e del ‘complice’ Mariano Paganini, ai domiciliari insieme a Michele Salcuni e Domenico Nuzziello. “Te lo spezzo il braccio!”, “Tu sei una bestia”, “Belva, belva”, “Questa deve essere servita come l’elefante”. In una circostanza, evidentemente stanca dei continui soprusi, la vittima ha temuto di non farcela: “Da domani se sto bene…se sto bene ti vado a denunciare…ti vado a denunciare perché tu a me mi stai facendo morire”.

“Mamma mia è un esorcismo”

Quando sono comparsi i lividi sul corpo della donna, alcuni operatori socio-sanitari hanno cominciato a sospettare dei loro colleghi, ritenendo effettivamente che qualcosa non andasse. Gravi comportamenti fino a quel momento sottaciuti e mai denunciati, in taluni casi per paura di ritorsioni. Questo il contenuto di una delle conversazioni captate: “Oh quello…gli ha ficcato…nei denti. Oh quelli sono malati. Quelli sono pazzi. Quei due sono malati. Ma se lo fanno davanti a me io…io li uccido”. In un passaggio dell’ordinanza, si legge che dall’analisi dell’ambientale, gli operanti hanno rilevato una voce proferire: “Mamma mia è un esorcismo!”.

“Gli hanno fatto un sole piatti”

Questa, invece, la conversazione tra due oss estranei alla vicenda: “...io posso capire un livido ad un braccio, al piede, in mezzo alle spondine del letto….ma qua e qua (indicando il volto dell paziente), questi sono lividi che si vedono, freschi freschi…poi vai a dire questa dorme con la testa così, ha battuto l’occhio contro qua”…”allora tu come fai…vedi quel livido sopra il sopracciglio (indicando il paziente)…è proprio viola. Cioè come fai? Quella si è preso un pugno in faccia!”.

Così la vittima rivolgendosi all’oss (che nel frattempo aveva scattato una foto al volto tumefatto): “Hai visto che mi hanno fatto?”. Tuttavia, alla domanda dell’operatore su chi le avesse procurato quei lividi, la donna aveva preferito non rivelare i nomi dei responsabili.

Due dipendenti della ‘Stella Maris’ parlano anche della lesione alle orecchie procurata ad un altro infermo; episodio peraltro denunciato nella missiva anonima. “Oh, i tappi nelle orecchie a….quello è un “sole piatti” che hanno fatto a…il sangue che usciva dalle orecchie a…”. Gli hanno fatto un sole piatti a quello (mimando un colpo dato con entrambe le mani aperte)…eh (annuendo con il capo” e hanno dato la colpa a…(altro paziente) che gli ha ficcato delle cose nelle orecchie, hai capito o no?”.

“Aiutatemi per favore”

Analoghi metodi venivano utilizzati nei confronti di altri pazienti. Volavano schiaffi da un letto all’altro anche in presenza di alcuni colleghi. “Ti tolgo di mezzo se pisci a terra”, “non vedi che ti sei bagnato come un porco?”, “pisciasotto,”, “fai schifo”, “te le devo spezzare queste mani”, “questo deve morire”, “quest’altro sgobbato qua”, “Qua se ti tiro un pugno t’ammacco”. “Mo ti dobbiamo uccidere a te….mo che arrivano i soldi dei figli tuoi ti uccidiamo”, “quanto è brutta, sta storpia”, “quanto fai schifo balena”, “vuoi vedere che ti butto da sopra a giù bufalo bill?”, “sei una befana scrofa”, “devi morire..lavati le mani”.

Strazianti i lamenti delle vittime. Scioccanti quelle di un’anziana donna: “Mamma aiutatemi, aiutatemi per favore”.

I due degenti morti

Sono in corso le indagini da parte degli inquirenti sul decesso di un ospite deceduto lo scorso aprile e di un’anziana signora morta il 30 giugno, la quale, il giorno prima, nel corso delle operazioni di igiene espletate da due operatori, aveva urtato il capo contro la spalliera del letto.

I colleghi oss sapevano

In ultimo, circa la responsabilità della Rsa sui gravissimi comportamenti – che l’arcivescovo Franco Moscone ha bollato come “inumani” – tra le informazioni sommarie prese dagli inquirenti nel corso dell’escussione degli operatori socio-sanitari, colleghi degli arrestati, spicca quella di un oss che a suo dire avrebbe provato a parlare con i responsabili o con alcuni infermieri, ma non gli avrebbero creduto. Un altro dirà: “Da circa 6 o 7 mesi da voci di corridoio ho appreso che in struttura si utilizzano dei metodi violenti e linguaggi scurrili nei confronti degli ospiti”.

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