Pnrr, dal Piemonte alla Puglia: ecco dove l’Italia investirà nell’idrogeno

Un sorta di indotto dell’energia rinnovabile, con una focalizzazione sull’idrogeno, capace di rilanciare la crescita dell’economia, rallentata dal c

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(foto Reuters)

Un sorta di indotto dell’energia rinnovabile, con una focalizzazione sull’idrogeno, capace di rilanciare la crescita dell’economia, rallentata dal conflitto in Ucraina, e mettere nel mirino gli obiettivi green, sulla base di un percorso di transizione ecologica.

Nel pacchetto dei primi protocolli di intesa sui «progetti bandiera» che il Governo ha sottoscritto a Palazzo Chigi con sei regioni apripista (Liguria, Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia) nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza c’è quello che chiama in causa cinque amministrazioni su sei ( Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia), e le orienta a realizzare siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. La Liguria punta invece sul Centro di medicina computazionale e tecnologica, l’unico progetto bandiera in sanità. Questi primi 6 progetti sono comunque solo l’inizio: l’obiettivo nell’arco di qualche mese – ha spiegato la ministra degli affari regionali Gelmini – è avviarli in tutte le regioni italiane.

Cingolani, strategia guarda al futuro, in linea con migliori Paesi Ue

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ha messo in evidenza che questi progetti ci mettono «in linea con i migliori Paesi d’Europa, in un settore che è strategico per il futuro». Secondo il presidente del Consiglio Mario Draghi il progetto delle regioni Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia «punta a realizzare siti. di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. Contribuisce a stimolare la crescita, a creare occupazione. Ci avvicina ai nostri obiettivi energetici e climatici, che il Governo è determinato a mantenere e anzi a perseguire con sempre maggiore convinzione».«Saranno costruiti – ha spiegato Cingolani – distretti per idrogeno verde, che è prodotto con la tecnica dell’idrolisi che dovrebbe essere alimentata a sola energia elettrica verde». Ci sono «due target, un primo a scadenza nel ’23 poi seguita da uno a più lungo termine a giugno 26». Il primo passo sarà «identificare le zone industriali dismesse in cui costruire», i distretti per l’idrogeno che dovranno «produrre meno di 3 tonnellate di anidride carbonica per tonnellata di gas» e arrivare «nel ’26 tra 1 e 5 megawatt di potenza totale».

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