Venerdì Santo, più pesce su tavole pugliesi ma costa caro (+25 per cento). La denuncia della Coldiretti

Per il venerdì Santo i pugliesi non faranno alcuno strappo alla regola, con il pesce che sarà immancabile sulle tavole per rispettare le tradizion

Monte S. Angelo: torna l'acqua potabile. Ancora disagi a Rignano e Orsara
inchiesta ‘assenteismo’, l’11 giugno gli interrogatori di garanzia
Lutto cittadino a Manfredonia, la polemica di CasAmbulanti-Unibat

IL PESCE IN TAVOLA: COSA OCCORRE SAPERE - ALIMENTAZIONE & SALUTE

Per il venerdì Santo i pugliesi non faranno alcuno strappo alla regola, con il pesce che sarà immancabile sulle tavole per rispettare le tradizioni religiose della Pasqua, nonostante il caro bollette e le speculazioni ingenerate dalla guerra in Ucraina abbiano fatto aumentare i prezzi mediamente del 25% rispetto alla Pasqua dell’anno scorso. A denunciarlo è Coldiretti ImpresaPesca Puglia, in occasione dei riti alimentari della Settimana Santa, sulla base dei dati di BMTI – società del Sistema camerale italiano che segnala un aumento dei prezzi all’ingrosso sia per il pesce fresco di mare di pescata che per il surgelato.

Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese della pesca – spiega Coldiretti Impresapesca Puglia – non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività, uno scenario economico in cui sta navigando la flotta regionale che mette a rischio il prodotto ittico 100% Made in Italy favorendo invece quello straniero di importazione, con gli arrivi dall’estero aumentati del 25% in valore, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

“Già in periodi ordinari provengono dall’estero 8 pesci su 10 che finiscono sulle tavole”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia che denuncia quanto il caro bollette abbia avuto un effetto negativo a valanga sul pescato a miglio 0. “Per non cadere in inganni pericolosi per la salute – insiste il presidente Muraglia – occorre garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria ”carta del pesce’. Passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”, conclude Muraglia.

Un trend che impatta sulle scelte a tavola degli italiani che mangiano circa 28 chili di pesce all’anno – conclude Coldiretti – sopra la media europea anche se decisamente meno di altri Paesi con un’estensione di costa simile, come ad esempio il Portogallo, dove se ne consumano quasi 60 chili, praticamente il doppio. E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia la Coldiretti regionale, ha perso oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%.

Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, segnala Coldiretti, che conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, il sud Barese, il Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.

Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato dei pescatori e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, organizzando iniziative nei mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta e la tracciabilità del pescato.

Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.

COMMENTI

WORDPRESS: 0