Comuni sciolti per mafia: la Puglia è «maglia nera»

PUGLIA - Foggia lo scorso mese di agosto, Squinzano nel Leccese a gennaio, Carovigno a marzo e Ostuni nel Brindisino a dicembre dello scorso anno, ier

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PUGLIA – Foggia lo scorso mese di agosto, Squinzano nel Leccese a gennaio, Carovigno a marzo e Ostuni nel Brindisino a dicembre dello scorso anno, ieri Trinitapoli nella Bat: cinque comuni pugliesi sciolti per mafia nel 2021 e nei primi mesi del 2022, un primato di cui, forse, meglio non esserne fieri. Eppure i numeri, quelli che emergono in modo freddo ma preoccupante dal dossier 2021 «Le mani sulle città» di Avviso Pubblico (la realtà associativa nata nel 1996 che unisce Comuni, Province e Regioni con l’intento di diffondere la cultura della legalità) attribuiscono alla regione «Tacco d’Italia» un record che la posziona sopra a Calabria e Sicilia, anch’esse ai vertici nazionali con altri quattro Enti locali sciolti nel corso dell’ultimo anno in conseguenza di fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.

Ma, a ben vedere, oltre che conquistare il titolo di regione con il maggior numero di Comuni sciolti per mafia, c’è un altro triste record che caratterizza la nostra regione: Foggia, infatti, è il secondo capoluogo di provincia sciolto per mafia dal 1991 ad oggi. Il primo fu Reggio Calabria nel 2012. Così come i quattro scioglimenti decretati in Puglia rappresentano un record per la regione, eguagliando quelli del 1993 quando fu sciolta anche Trani, che però all’epoca non era ancora capoluogo di provincia, e 2018.

È bene chiarire che, come previsto dalla legge, per arrivare allo scioglimento di un Comune non è necessaria la sentenza di un tribunale o che siano state disposte misure di prevenzione, ma è sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata. Tutto questo tramite un complesso procedimento di accertamento, effettuato dal Prefetto attraverso un’apposita commissione di indagine (la commissione d’accesso). Nonostante questo, dal dossier di «Avviso Pubblico», che ha analizzato i decreti di scioglimento e le relazioni prefettizie, emerge come nella quasi totalità dei casi l’accesso al Comune è avvenuto in seguito alle risultanze di indagini giudiziarie o dopo operazioni svolte dalle forze di polizia.

Comuni sciolti per mafia: la Puglia è «maglia nera»

Foggia, a tal riguardo, nell’ambito del dossier nazionale, si ritaglia una «vetrina» tutt’altro che rispettabile tanto da assurgere a una sorta di caso tutto da studiare.

Nel capoluogo dauno, infatti, la relazione prefettizia ha evidenziato che le indagini erano state avviate in seguito all’elevato numero di interdittive antimafia emesse dal Prefetto (dal 2016 al 2021 sono state ben 85) e agli esposti in cui si denunciavano forme di contiguità degli amministratori locali con esponenti delle consorterie mafiose. L’accesso al Comune è iniziato nel marzo 2021 e già nel mese di giugno il primo cittadino rassegnava le sue dimissioni con conseguente scioglimento del consiglio comunale. Ciò non ha impedito, comunque, di concludere l’accesso e procedere all’applicazione dell’art. 143 del Testo unico degli enti locali, avendo riscontrato collegamenti diretti e indiretti fra gli amministratori e i clan.

Per la cronaca: nella maggior parte degli enti locali sciolti per mafia nel 2021 il sindaco guidava una maggioranza sostenuta dalle liste civiche, a Foggia, invece, l’amministrazione era di centro-destra. I soggetti coinvolti nell’ex palazzo del Podestà sono stati 13 amministratori locali e 5 dipendenti dell’apparato burocratico.

Infine un dato statistico che fotografa la situazione nazionale: sono stati 365 i decreti di scioglimento dal 1991 ad oggi: una media di uno al mese. All’origine appalti truccati, affidamenti diretti di servizi pubblici a soggetti vicini ai clan, voto di scambio e corruzione: le mafie, insomma, continuano a infiltrasi nell’economia legale aggredendo la vita amministrativa delle città.

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