Puglia, sui rifiuti ennesimo pasticcio: niente discariche pubbliche, il piano resta sulla carta

Con una delibera del 30 dicembre la Regione ha - diciamo così - «prenotato» una fetta delle discariche e degli impianti di compostaggio privati at

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Puglia, sui rifiuti ennesimo pasticcio: niente discariche pubbliche, il piano resta sulla carta

Con una delibera del 30 dicembre la Regione ha – diciamo così – «prenotato» una fetta delle discariche e degli impianti di compostaggio privati attivi sul territorio per destinarli al fabbisogno dei Comuni. È la strada attraverso cui la Puglia ritiene di poter chiudere il ciclo dei rifiuti in attesa degli impianti pubblici previsti da oltre dieci anni e mai realizzati. Ma un’ordinanza del Tar della Lombardia potrebbe aver inceppato il meccanismo.

Ieri giudici amministrativi milanesi hanno infatti accolto la sospensiva richiesta dalla Coop Nuova San Michele (il gestore della discarica di Foggia) contro la delibera dell’Arera (l’Autorità di regolazione di energia e rifiuti, che ha sede in Lombardia) e soprattutto contro la delibera della giunta regionale 2251 del 30 dicembre. L’Arera ha fissato il metodo tariffario (in che modo si quantificano i costi di utilizzo degli impianti per i rifiuti), e su questa base la giunta regionale pugliese ha dichiarato «minimi» (cioè indispensabili alla chiusura del ciclo) la quasi totalità degli impianti privati presenti sul territorio: ha insomma detto ai privati che dovranno trattare (quasi) soltanto i rifiuti provenienti dalla raccolta cittadina, naturalmente al prezzo (più basso rispetto a quello di mercato) che si ottiene applicando il metodo tariffario Arera. Un prezzo che la Regione non ha nemmeno ancora quantificato.

La Nuova San Michele (avvocati Ernesto Sticchi Damiani e Michele Vaira), a cui si sono associati altri sette gestori di impianti di tutta la Puglia, ha obiettato che la decisione della Regione è stata presa senza confrontarsi con nessuno e dunque senza tenere conto del mercato: la discarica di Foggia, così come le altre, ha stipulato contratti privati per il conferimento di rifiuti che esauriscono almeno in parte la sua capacità. È per questo che il Tar ha sospeso (per la discarica di Foggia) sia la dichiarazione di impianto minimo, sia l’ordine con cui l’Ager (l’agenzia regionale dei rifiuti) ha disposto l’utilizzo dell’impianto da parte dell’Amiu Puglia.

Per capire cosa potrebbe accadere bisognerà attendere la pronuncia nel merito (22 ottobre), ma è probabile che a questo punto anche gli altri sei gestori (che sono nelle stesse condizioni) chiedano e ottengano la sospensiva. E dunque – siccome stiamo parlando dei principali operatori del settore delle discariche e del compostaggio – è ipotizzabile che il meccanismo previsto nella delibera di dicembre resti bloccato. Dalla Regione si fa notare che tutto si regge sulla delibera Arera, e che davanti allo stesso Tar Lombardia è già in decisione un ricorso nel merito presentato da un’altra impresa nazionale contro il metodo tariffario: se crolla quello, a cascata crolla tutto.

Il problema pugliese, però, resta a prescindere. Il sistema di gestione dei rifiuti è sostanzialmente fermo al 2013, la data del piano voluto da Vendola che la giunta Emiliano ha aggiornato a dicembre 2021 (dopo un’istruttoria dotata cinque anni) senza riuscire a trovare nessuna soluzione immediata per la chiusura del ciclo: si rimanda tutto a discariche pubbliche (una per provincia) che non sono nemmeno state costruite, prevedendo per il 2023 l’apertura di quelle già realizzate di Conversano e Corigliano d’Otranto e per il 2025 l’apertura di tutte le altre, destinando poi il Css (la parte solida che residua dal trattamento dell’indifferenziato, cioè quello che prima si chiamava Cdr) alle cementerie. Nel frattempo, però, circa il 30% di tutto l’«umido» raccolto deve essere portato fuori dalla Puglia, a costi esorbitanti che pesano sulle tasche dei cittadini.

È per questo che la delibera di giunta del 30 dicembre 2021 ha previsto di utilizzare gli impianti privati già esistenti e in esercizio in Puglia, appropriandosi della capacità di trattamento autorizzata: ma mentre per le linee di compostaggio e per i due termovalorizzatori (Massafra e Manfredonia) l’impatto è relativo perché tanto la loro capacità è già del tutto saturata da roba «pugliese» (al limite si porrà un problema di tariffe), le cinque discariche private autorizzate anche per i rifiuti urbani (Brindisi, Taranto, Foggia, Barletta e Minervino) servono pure il sistema industriale (ad esempio l’Ilva) e – questo dicono i gestori – non possono essere riempite con rifiuti biostabilizzati. Per quello servirebbero le discariche pubbliche, quelle che nessuno vuole e che la Regione non riesce a realizzare da nessuna parte.

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