Ucraina, Mosca: ‘Mariupol completamente circondata’

Mentre il fronte orientale alle porte del Donbass è stretto in un assedio sempre più feroce, con Mariupol "completamente circondata" e il sindaco

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Mentre il fronte orientale alle porte del Donbass è stretto in un assedio sempre più feroce, con Mariupol “completamente circondata” e il sindaco di Melitopol sequestrato da agenti di Mosca, le forze russe hanno esteso i raid all’ovest dell’Ucraina, colpendo l’aeroporto di Lutsk e Ivano-Frankivsk con missili e cannonate.

Bombardamenti che hanno preso di mira due centri a circa 150 km a nord e sud di Leopoli, vicino al confine polacco, ritenuta finora relativamente sicura, tanto da accogliere le ambasciate occidentali rimaste. Anche verso Kiev, dopo giorni di apparente rallentamento, si segnala un’avanzata del maxi-convoglio militare degli invasori, che sarebbe stato “disperso” e redistribuito per tentare un accerchiamento della capitale da più fronti, con una manovra a tenaglia.

In serata nuovi bombardamenti russi da nord-est sono in corso sulla città portuale ucraina di Mykolaiv sul mar Nero, a nord della Crimea. Lo afferma su Telegram il governatore regionale, Vitaly Kim.

E dopo un incontro di cinque ore tra Vladimir Putin e Alexander Lukashenko, l’intelligence militare ucraina ha diffuso anche l’allerta su un’imminente invasione anche delle forze di Minsk, che però ha smentito il presunto casus belli denunciato da Kiev di un bombardamento russo in Bielorussia sotto falsa bandiera. Un allarme che al momento non trova conferme neanche dal Pentagono. Dopo i negoziati conclusi in un nulla di fatto, l’offensiva ha fatto segnare nelle ultime ore un’accelerazione, con l’apertura di nuovi fronti. Un ulteriore segnale che, nelle intenzioni del Cremlino, la guerra dovrebbe durare ancora a lungo. Tanto che anche Mosca, dopo le brigate internazionali annunciate dall’Ucraina, si è detta pronta a inviare i suoi mercenari: oltre 16.000 “volontari”, soprattutto dal Medio Oriente, tra cui molti siriani, che hanno chiesto di essere arruolati per combattere nel Donbass a fianco delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk “per unirsi a quello che chiamano un movimento di liberazione”, nelle parole del ministro della Difesa russo Serghei Shoigu. “Riteniamo ovviamente che sia giusto esaudire queste domande, in quanto queste persone non vogliono denaro, ma parlano dal cuore”, ha detto, sottolineando che molti hanno combattuto nell’ultimo decennio contro l’Isis. Secondo media panarabi sarebbero invece miliziani cui Mosca ha offerto mille dollari al mese per un impegno sul campo che duri almeno fino a ottobre.

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