Puglia, 1 e 2 marzo sciopero dei medici di base a rischio 300 ambulatori

I medici di medicina generale del sindacato Smi e Simet hanno proclamato due giorni di sciopero l'1 e il 2 marzo. Aderiranno quelli di famiglia, del 1

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I medici di medicina generale del sindacato Smi e Simet hanno proclamato due giorni di sciopero l’1 e il 2 marzo. Aderiranno quelli di famiglia, del 118 e delle guardie mediche. Saranno all’incirca 300 in Puglia, almeno una quarantina a Bari e provincia. Le motivazioni riguardano ciò che è accaduto nei due anni di pandemia Covid e il diniego del voto del Senato per il riconoscimento di un’indennità alle famiglie dei 400 medici morti per Covid indennità.

Ma la contestazione riguarda anche “la nostra dignità professionale e personale: perché siamo stanchi di essere denigrati sui media ed etichettati come disertori e fannulloni”, sottolineano in un documento i medici. Reclamano diritti da lavoratori, con riposi che durante questi due anni di crisi sanitaria sarebbero svaniti. Riconoscimento dell’infortunio sul lavoro, più tempo per sé e per i pazienti, perché gravati da pratiche burocratiche che tolgono tempo a compiti clinici diagnostici e di prevenzione per quelli amministrativi di base, per supplire alla carenza di altre figure professionali delle Asl, sottraendo tempo da dedicare ai pazienti con fragilità croniche. E ancora denunciano la carenza di personale medico, che nei prossimi cinque anni potrà diventare drammatica, per garantire assistenza primaria, continuità assistenziale, medicina dei servizi, del 118, medicina penitenziaria, della dirigenza medica ospedaliera e di personale infermieristico e amministrativo di studio.

Nella sola Puglia a causa dei prossimi pensionamenti e dell’imbuto creatosi nelle Università per colpa anche del numero chiuso nel prossimo quinquennio ci sarà bisogno di almeno un migliaio di nuovi medici. In alcuni Comuni del foggiano già mancano, come nel resto d’Italia dove si calcola all’incirca 3 milioni di persone senza copertura della medicina convenzionata. “Il passaggio successivo che ha irritato gli animi – spiega Ludovico Abbaticchio, medico e segretario nazionale Smi – è stata la prebenda del governo, con i 38 mila euro dati alle famiglie per i medici deceduti. D’altro canto il sindacato Fmmg ha siglato ultimamente un accordo capestro per la categoria, con nessuna miglioria per la qualità professionale, senza alcun compenso in più, nonostante abbiamo stipendi bloccai da 15 anni e non si capisce col Pnrr cosa accadrà”.

“Noi ci siamo laureati in medicina e chirurgia ora bisognerà diventare economisti. Ogni ricetta ad esempio è diventata un assegno al portatore. È chiaro che se un tampone antigenico si paragona ad un molecolare di una diagnostica è sufficiente quindi quella determinata certificazione – aggiunge Abbaticchio – Quindi creare ulteriori eccessi di certificazioni e ingorghi ambulatoriali è ridicolo. Anche perché chiedere ad un cittadino il certificato di guarigione quando c’è un tampone negativo ormai acquisito credo sia quantomeno inutile creando spreco di tempo per i medici e i cittadini stessi”.

“Ormai sono due anni che siamo sotto pressione come tutta l’area sanitaria sulla questione covid. Ma la motivazione scatenante è stata il mancato indennizzo alle famiglie dei più dei 360 medici deceduti per covid nel nostro paese. Il sistema pubblico sanitario rischia di essere frantumato da una serie di scelte che si stanno portando avanti da tempo. Riteniamo – continua Abbaticchio – che il sindacato maggioritario in questi anni ha dimostrato di non avere le carte in regola sul piano della politica sindacale. La scelta è stata dura, sappiamo che per due giorni daremo disagi ai cittadini ma gli stessi devono comprendere che stiamo scioperando per salvaguardare il rapporto medico paziente che in questo momento è a rischio come il servizio sanitario pubblico territoriale”.

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