“Donne libere di rifiutare il sesso con il ginecologo: non fu violenza”, così il Riesame ha detto ‘no’ al carcere per Miniello

Le pazienti del ginecologo Giovanni Miniello che lo hanno denunciato per abusi sessuali avevano "la percezione dell'improbabilità, ai limi

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Le pazienti del ginecologo Giovanni Miniello che lo hanno denunciato per abusi sessuali avevano “la percezione dell’improbabilità, ai limiti dell’assurdo, che la pratica sessuale della bonifica potesse avere effetto curativo”: non c’è stata alcuna minaccia – dice oggi il Tribunale del Riesame – né alcuna manipolazione di donne vulnerabili da parte del medico. È durissima l’ordinanza con cui il collegio presieduto da Giulia Romanazzi (con Giuseppe Montemurro e Arcangela Romanelli estensore) ha rigettato l’appello della Procura che aveva chiesto il carcere per Miniello, al posto degli arresti domiciliari ai quali si trova dal 30 novembre con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di due donne.Quaranta pagine, alle quali seguirà una motivazione ancora più approfondita, in cui la ricostruzione degli inquirenti dei presunti abusi commessi da Miniello ai danni di quattro sue pazienti viene letteralmente fatta a pezzi. La condotta del ginecologo viene definita “deontologicamente scorretta”, ma non risulta “né irresistibilmente coattiva né posta in essere con approfittamento delle condizioni di inferiorità fisica o psichica delle pazienti”, tanto è vero “che la proposta terapeutica alternativa” di rapporti sessuali come cura per il papillomavirus “era apparsa talmente surreale” alle pazienti da rifiutarla.Un’impostazione della vicenda diametralmente opposta rispetto a quella dei pm (il procuratore Roberto Rossi con l’aggiunto Giuseppe Maralfa e le sostitute Larissa Catella e Grazia Errede), secondo cui lo specialista aveva spaventato le giovani con l’idea di aver contratto il papilloma virus, per costringerle prima a subire atti sessuali che oltrepassavano le normali attività diagnostiche e poi per proporre loro rapporti completi con il fine di “bonificarle”. Nelle denunce delle presunte vittime – inizialmente quattro poi 16 – veniva evidenziato il timore reverenziale che le stesse nutrivano nei confronti di Miniello, che in molti casi era stato anche il ginecologo delle madri, e l’incapacità di opporsi a determinate manovre durante le visite. La Procura chiedeva di riconoscere come violenza sessuale queste “terapie del sesso” proposte come cura per il papillomavirus e per prevenire il tumore dell’utero e di ritenere non tardive le querele di due pazienti che hanno denunciato molto tempo dopo i fatti. Le donne – sosteneva l’accusa – hanno maturato la consapevolezza di avere subito abusi, solo a distanza di molto tempo, in alcuni casi dopo aver visto in tv il servizio della trasmissione “Le Iene”, in altri addirittura dopo l’arresto.

Anche sul punto, però, il Riesame è stato netto. Nel caso di una studentessa di Medicina, che ha spiegato di non avere denunciato per timore che Miniello potesse compromettere la sua carriera universitaria (avendo insegnato fino al 2006 in una Scuola di specializzazione), per esempio, i giudici hanno ritenuto che “la scelta di non proporre querela è stata libera e consapevole”: “Decidere di non denunciare per timore di ripercussioni è pur sempre una scelta”. In merito ad altre due ragazze, invece, si ritiene che avessero acquisito subito “conspevolezza dell’irregolarità della visita specialistica”. E che la decisione di continuare a frequentare lo studio di Miniello come pazienti dimostrerebbe che il turbamento di cui hanno parlato agli investigatori in realtà non sarebbe stato così grande.

“Altra questione trattata dal Riesame è quella dello stato di inferiorità psichica delle pazienti, che avrebbe agevolato il ginecologo nell’abusare di loro: “Non si ravvisano elementi indicativi della vulnerabilità delle vittime, di cui Miniello possa aver approfittato per indurle ad aderire ad atti sessuali”. Secondo i giudici, infatti, le proposte di rapporti sessuali sono state fatte a donne adulte, “prive di patologie psichiche o situazioni di disagio o debolezza culturale che avrebbero potuto renderle vulnerabili”.

“Il provvedimento del Tribunale del Riesame di Bari di oggi e, prima, quello del gip, si sono posti in perfetta linea con i fondamentali principi in materia di libertà personale”, ha commentato l’avvocato di Miniello, Roberto Eustachio Sisto. La Procura, intanto, dopo aver incassato il duro colpo, attende la fissazione dell’incidente probatorio nel corso del quale saranno ascoltate le 16 donne che hanno denunciato il medico, al quale è stato contestato anche il reato di lesioni.

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