Mafia Gargano, la lista dei 48 indagati di “Omnia Nostra”.

Ci sono quasi tutti i maggiori esponenti della mafia del Gargano nel maxi blitz “Omnia Nostra” di DDA e carabinieri del Ros. Nella lista delle persone

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Ci sono quasi tutti i maggiori esponenti della mafia del Gargano nel maxi blitz “Omnia Nostra” di DDA e carabinieri del Ros. Nella lista delle persone coinvolte stilata all’interno dell’ordinanza cautelare, gip Marco Galesi, spiccano anche i nomi dei boss deceduti Mario Luciano Romito, ucciso nella strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 e Pasquale Ricucci alias “Fic secc”, morto ammazzato l’11 novembre del 2019 a Macchia di Monte Sant’Angelo. Presente Francesco Pio Gentile detto “Rampino” o “Passaguai”, anche lui ucciso in un agguato di chiaro stampo mafioso, sotto casa sua a Mattinata, il 21 marzo 2019.

48 in tutto le persone indagate: nell’ordinanza “Omnia Nostra” firmata dal gip del Tribunale di Bari, figurano Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Salvatore Borgia, Luigi Bottalico, Luciano Caracciolo, Adriano Vincenzo Carbone, Lorenzo Caterino, Leonardo Ciuffreda, Alessandro Coccia, Danilo Della Malva, Giuseppe Della Malva, Leonardo D’Ercole, Michele D’Ercole, Raffaele Salvatore Fascione, Emanuele Finaldi, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello, Giuseppe Pio Impagnatiello, Antonio La Selva, Pietro La Torre, Pasquale Lebiu, Catello Lista, Matteo Lombardi, Michele Lombardi, Umberto Mucciante, Francesco Notarangelo, Alexander Thomas Pacillo, Salvatore Palumbo, Massimo Perdonò, Andrea Quitadamo, Antonio Quitadamo, Marco Raduano, Bruno Renzulli, Pietro Rignanese, Mario Scarabino, Giuseppe Sciarra, Moreno Sciarra, Francesco Scirpoli, Giovanni Surano, Salvatore Talarico, Gaetano Vessio e Antonio Zino.

Spiccano, oltre ai boss uccisi, Matteo e Michele Lombardi, padre e figlio a capo del clan Romito-Lombardi-Ricucci. Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese” è però già dietro le sbarre con una condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe “L’Apicanese” Silvestri, ammazzato a Monte Sant’Angelo il 21 marzo 2017. Il figlio Michele detto “U’ Cumbarill” sarebbe di fatto il reggente del clan ed è tra le persone comparse nella relazione di scioglimento del Comune di Manfredonia perché ritenuto dagli inquirenti il “dominus” del porto di Manfredonia, in grado di costringere i pescatori a consegnare il pescato in via esclusiva alla società a lui riconducibile, la “Marittica”, tempo fa raggiunta dall’interdittiva antimafia.

Tra i nomi di peso spuntano i malavitosi mattinatesi guidati da Francesco Scirpoli, dai fratelli “Baffino” Antonio e Andrea Quitadamo e da Francesco Notarangelo detto “Natale”. Raggiunti dall’ordinanza cautelare anche i pentiti di Vieste, Giovanni Surano e Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio”, uomini del boss Marco Raduano, pure quest’ultimo coinvolto nel blitz, ma già in cella a Nuoro dove sta scontando una ventina d’anni per “Neve di Marzo”, operazione contro la criminalità viestana.

Nella lista anche il foggiano Massimo Perdonò, uomo del clan “Moretti-Pellegrino-Lanza”, già condannato di recente a 12 anni per il tentato omicidio di Giovanni Caterino, il basista della strage di San Marco. Un agguato avvenuto a Manfredonia il 18 febbraio 2018 organizzato per vendicare la morte del boss Romito. È nota, a riguardo, l’alleanza tra i Moretti, i Romito-Lombardi-Ricucci e i Raduano, tutti rivali del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone.

Secondo le carte dell’inchiesta, i boss Romito e Ricucci, il luogotenente “Rampino” e i due Lombardi assieme a Scirpoli, Surano, Zino, Borgia, Bottalico, Caterino, Ciuffreda, i due Della Malva, i due D’Ercole, Gibilisco, Hdjouech, Impagnatiello Giuseppe Pio, La Selva, La Torre, Lebiu, Lista, Mucciante, Notarangelo, i due Quitadamo, Raduano, Renzulli, Rignanese e Scarabino sono sottoposti ad indagini preliminari “per avere – si legge – rispettivamente promosso, costituito, diretto e comunque preso parte ad una associazione mafiosa, armata, formata da più di dieci persone, attiva mediante articolazioni operanti nei comuni di Manfredonia, frazione di Macchia (Monte Sant’Angelo), Mattinata e Vieste, dotata di una struttura gerarchica con vincoli di assoggettamento e ruoli ben delineati, caratterizzata dalla forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà, avente la finalità di controllare il territorio dal punto di vista economico e anche dal punto di vista militare mediante un sistematico ricorso alla violenza e alla intimidazione, con il seguente programma criminoso: realizzare una serie indefinita e programmata di omicidi, di tentati omicidi, di attentati alla vita altrui, di estorsioni, di detenzione e possesso di armi, anche da guerra, di detenzione e cessione di droga, di furti, rapine, riciclaggio oltre ad attività fraudolente nel settore agricolo ai danni dell’Inps e di organismi comunitari”.

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