La fontana che torna a zampillare: metafora di una città che vuol tornare a sperare

Quando ho visto zampillare nuovamente la fontana in villa mi sono emozionata. L’ultimo ricordo risaliva a quando ero bambina, poi questo monumento era

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Quando ho visto zampillare nuovamente la fontana in villa mi sono emozionata. L’ultimo ricordo risaliva a quando ero bambina, poi questo monumento era rimasto abbandonato ed in preda ai vandali. L’accensione della fontana quasi un secolo fa aveva portato a Manfredonia la speranza che un futuro migliore era possibile.

Fino ad allora in città l’acqua non arrivava e ci si approvvigionava tramite carri (carrabbotte) trainati da cavalli e venduta a pochi centesimi per le strade. Oppure si utilizzava l’acqua piovana che scendeva dai tetti e veniva raccolta nelle ‘piscine’ (i pesciune), costruite accanto o sotto le proprie abitazioni.

Per lavare i panni, le ‘popolane’ si recavano in spiaggia, dove sgorgavano le sorgenti, oppure nei lavatoi pubblici aperti sempre negli anni ’20, come quello di Largo Diomede, di Largo Turbine (oggi piazza Salvo d’Acquisto) e Largo dei Baroni Cessa.

Ma la vera rivoluzione si ebbe nella primavera del 1929, quando iniziò a scorrere l’acqua nelle condotte idriche appena terminate dall’Acquedotto Pugliese.

E la prima volta in assoluto a Manfredonia l’acqua sgorgò proprio nella fontana della villa comunale (all’epoca parco della Rimembranza). Per l’occasione in città fu organizzata, dall’allora Commissario Prefettizio del Comune Francesco Paolo Pagano, una festa in pompa magna, con tanto di madrina e quei primi zampilli fecero esultare di gioia ed entusiasmo i cittadini.“La piccola fontana della Villa Comunale non era prevista nel contratto con l’Acquedotto Pugliese, ma fu mio padre a volerla fare a sue spese per regalarla alla città. Poiché era un noto amante dell’arte, fu lui a disegnarla molto semplice: si trattava di un piccolo ed organizzato gruppo di scogli tolti dal mare, verso Calafico, al centro del quale c’era il getto dell’acqua. Nulla di più essenziale, ma piacque moltissimo, in una cittadina (allora meno di 16.000 abitanti) che l’acqua la sognava da secoli!”.A parlare è il signor Andrea Bissanti, testimone diretto di quella storica giornata, che mi ha contattata da Milano, dove vive da ormai tantissimi anni.“Un po’ prima del 1930 l’Acquedotto Pugliese diede la concessione dei lavori per il Comune di Manfredonia alla Ditta Bissanti & Gatta.

Questa era costituita da un tecnico, l’ing. Salvatore (“Torino”) Gatta e da un finanziatore, mio padre Vincenzo, ragioniere, della famiglia che, con il nome di Bissanti & De Padova, gestiva l’unico sportello bancario (di tutto il Gargano !) e fungeva da Esattoria e Tesoreria per il Comune di Manfredonia”, ha continuato il signor Bissanti, concludendo: “Mi si è stretto il cuore quando, nell’ultima mia visita a Manfredonia, pochi anni fa, l’ho vista così negletta e abbandonata”.

Quando la fontana è tornata a zampillare, ho avvertito immediatamente il signor Bissanti che ne è stato felicissimo. In quel suo pezzo di storia c’è anche la nostra storia e questa fontana che torna a rivivere spero possa essere di buon auspicio per la nostra città ed il suo futuro. Volere è potere.

Maria Teresa Valente

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