24 anni di galera al killer del consulente del lavoro di Manfredonia.

24 anni di carcere più 3 di libertà vigilata a Biagio Cipparano, 53enne di Manfredonia, killer del consulente del lavoro Vincenzo Paglione, ucciso nel

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24 anni di carcere più 3 di libertà vigilata a Biagio Cipparano, 53enne di Manfredonia, killer del consulente del lavoro Vincenzo Paglione, ucciso nel suo studio il 5 febbraio 2020. L’accusa ne chiedeva 25. Questo l’esito del processo che si è svolto in Corte d’Assise a Foggia a carico di Cipparano, rinchiuso nel carcere di Foggia e reo confesso. All’imputato è stata riconosciuta la premeditazione, con concessione delle attenuanti generiche. Il 53enne, subito dopo l’omicidio, dichiarò di avere commesso il delitto perché la vittima aveva una relazione con la sua ex moglie (dalla quale si stava separando). Già nella scorsa udienza, rispondendo alle domande della pm Marina Gravina, proprio l’ex moglie di Cipparano, la 50enne A.L.C., aveva ripercorso i giorni precedenti alla tragedia.

La donna aveva dichiarato che da almeno una settimana-dieci giorni l’imputato minacciava di morte sia lei che Paglione. Aveva riferito anche una circostanza piuttosto inquietante, secondo quello che la donna aveva appreso direttamente da Paglione, questi avrebbe voluto denunciare Cipparano qualche giorno prima dell’omicidio, ma un amico poliziotto del commissariato di Manfredonia glielo avrebbe sconsigliato affermando che tutto si sarebbe sistemato. Ma così non fu. Cipparano ha sempre respinto l’accusa di aver minacciato di morte la vittima dichiarando invece di aver tentato lui stesso il suicidio nei giorni precedenti.

Secondo i giudici – che oggi hanno messo fine al processo di primo grado – si è trattato di un omicidio premeditato e non di un gesto d’impeto, motivo per cui non si è potuto celebrare il giudizio abbreviato, la nuova legge voluta dal primo governo Conte lo vieta per i reati per i quali è previsto l’ergastolo.

Così Michele Sodrio, avvocato di Cipparano: “Non posso dire di essere del tutto soddisfatto, ma credo sia comunque un risultato positivo l’avere evitato l’ergastolo, perché con la premeditazione il mio cliente rischiava quella pena, infatti non abbiamo nemmeno potuto chiedere l’abbreviato.
Resto convinto che non vi sia stata alcuna premeditazione e che la pena sia eccessiva, per questo faremo di sicuro appello. Sulle statuizioni civili credo che siano inevitabili per un omicidio, anche se il mio cliente non potrà mai adempiere al pagamento di quelle cifre, essendo al momento nullatenente”. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.

Omicidio Paglione, convalidato l'arresto del reo confesso - Cronaca - TGR  Puglia

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