LA FONTANA NELLA VILLA COMUNALE: UN DONO DEL MIO PAPA’!LA TESTIMONIANZA DI ANDREA BISSANTI

Quando racconto aneddoti storici di Manfredonia, spesso vado alla disperata ricerca di documenti lasciandomi trascinare nel folle vortice della curi

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Quando racconto aneddoti storici di Manfredonia, spesso vado alla disperata ricerca di documenti lasciandomi trascinare nel folle vortice della curiosità, altre volte mi ci imbatto casualmente. Nei giorni scorsi, però, è accaduto qualcosa di stupefacente: dopo l’articolo sull’arrivo dell’acqua a Manfredonia, con l’inaugurazione quasi un secolo fa della fontana nella villa comunale, mi ha contattata da Milano un testimone diretto di quella storica giornata, il signor Andrea Bissanti.
“I lavori per l’impianto di una rete idrica in Manfredonia avvennero a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 – mi racconta il signor Bissanti – Nell’estate del 1930 avevo 5 anni e ci fu il terremoto dell’Irpinia che si avvertì anche a Manfredonia. Ricordo benissimo che in piena notte uscimmo di casa (abitavamo in corso Manfredi 182), ma il corso era ridotto ad una grande trincea per la posa dei tubi”. Incredibilmente, delle foto che ho trovato casualmente nell’archivio dei Beni Culturali, prendono vita e tra le chianche sconnesse di corso Manfredi per la posa delle condutture, sembra quasi di veder correre la gente in preda al panico per il sisma dell’Irpinia.
“Un po’ prima del 1930 l’Acquedotto Pugliese diede la concessione dei lavori per il Comune di Manfredonia alla Ditta Bissanti & Gatta. Questa era costituita da un tecnico, l’ing. Salvatore (“Torino”) Gatta e da un finanziatore, mio padre Vincenzo, ragioniere, della famiglia che, con il nome di Bissanti & De Padova, gestiva l’unico sportello bancario (di tutto il Gargano !) e fungeva da Esattoria e Tesoreria per il Comune di Manfredonia”, continua il signor Andrea Bissanti.
“La piccola fontana della Villa Comunale non era prevista nel contratto con l’Acquedotto Pugliese, ma fu mio padre a volerla fare a sue spese per regalarla alla città. Poiché era un noto amante dell’arte, fu lui a disegnarla molto semplice: si trattava di un piccolo ed organizzato gruppo di scogli tolti dal mare, verso Calafico, al centro del quale c’era il getto dell’acqua. Nulla di più essenziale, ma piacque moltissimo, in una cittadina (allora meno di 16.000 abitanti) che l’acqua la sognava da secoli!”.
Il signor Bissanti mi svela anche un gustoso aneddoto: “La foto che lei ha pubblicato è quella dell’inaugurazione (23 aprile 1929): vi si distinguono benissimo mio padre, la cui figura spicca letteralmente sotto il ritratto del Re, con grande irritazione di mio padre, che era un notorio accanito repubblicano! Il primo a sinistra della foto è l’ing. Gatta. Questo piccolo documento lo posseggo anch’io”.
“Sul destino della fontana in Villa lei ha scritto cose giuste; io sono vissuto a Manfredonia fino agli anni ’50 e ricordo sempre le alterne vicende di quel povero zampillo, più spesso trascurato e dimenticato che funzionante, specie durante la guerra. Però per un certo tempo vi era ancora, inserita in uno scoglio, la targhetta in ottone che ne ricordava l’origine. E mi si è stretto il cuore quando, nell’ultima mia visita a Manfredonia, pochi anni fa, l’ho vista così negletta e abbandonata”, conclude Bissanti.
Ringrazio immensamente il signor Andrea Bissanti per avermi raccontato la storia di questo ‘pezzo di storia’, che ho voluto condividere con i miei concittadini. Ora abbiamo un motivo in più per
La fontana in villa, un dono che in quel lontano 1929 ha costituito un simbolo di speranza per un futuro migliore, ciò di cui ora più che mai abbiamo bisogno.
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Maria Teresa Valente

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