GLI SCIAMPOLI POPOLARI DI VOLTURINO UNA RACCOLTA DI A. M. MELILLO

IL CANTO, accompagnato o non dalla musica, è sempre stato un esercizio d’arte popolare. Una espressione culturale diffusa per lo più nei piccoli paesi

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IL CANTO, accompagnato o non dalla musica, è sempre stato un esercizio d’arte popolare. Una espressione culturale diffusa per lo più nei piccoli paesi, spesso lontani dai grandi centri urbani. Un modo semplice e diretto ancorché dilettevole, di creatività alimentata da capaci rimatori che trovavano ispirazione negli eventi paesani. Canzoni cadenzate nel dialetto del luogo che conferiva al racconto una coloritura particolare, una suggestione supplementare. Uno straordinario patrimonio culturale sulla scia del quale è stato, e lo è tuttora, possibile ricostruire le evoluzioni linguistiche e dunque i cambiamenti della comunità di riferimento, ma anche eventi storici che senza quelle filastrocche cantate sull’uscio di casa, nei vicoli, o in eventi particolari, sarebbero andati perduti.
UNA TRADIZIONE secolare offuscata dalla massiccia invasione di musiche e canzoni “universali” provenienti anche dall’estero, che attraverso i potenti mezzi di diffusione (TV, Radio, Web) hanno penalizzato la creatività spontanea popolare. Ma tracce se ne serbano ancora in alcuni borghi dei Monti Dauni, a Volturino <dove tuttora compongono e recitano canti e canzonette almeno due poeti dialettali “istantanei”, Giuseppe Mazziotti e Angiolina Iorio, capaci di immortalare al momento sentimenti, avvenimenti e personaggi paesani> racconta il glottologo e linguista Armistizio Matteo Melillo nel volumetto “Canzonette popolari” (appula aeditua, pag. 126, 10 euro; depositarie Libreria Dante, Foggia; Nardecchia, Volturino; Casilini libri, Fiesole FI) nel quale presenta 86 sciàmboli, canti popolari appunto, tramandati grazie al sacerdote professore Michele Melillo (1975-1945) che ebbe la illuminata cura di raccoglierli in volume agli inizi del Novecento, accompagnati da dotti inserimenti.
GLI SICMPOLI sono pubblicati in dialetto <privilegiando – avverte l’autore – le forme più corrispondenti alla norma dialettale oggi accettata; una sorta di vulgata volturinese contemporanea nell’intento di favorire la diffusione dei canti, farli circolare più facilmente e magari consentire ancora l’utilizzo per la prosecuzione delle cantate paesane>. Ogni canto è naturalmente accompagnato dalla versione in italiano giusto per una guida alla comprensione dei testi. Le illustrazioni a seppia di Leonardo e Valentina Scarinzi.
IL CAMPIONARO dei temi è prevalentemente orientato sul variegato cosmo dell’amore, delle situazioni che gli innamorati si trovano a dover fronteggiare in qualche modo non diverse da quelle contemporanee. Un prontuario indicativo per approcci o distacchi amorosi. Ma non mancano riferimenti al contesto territoriale come in “Buonasera, faccia di regina, mi sembri una stella Diana” nel quale <si fa riferimento – osserva Melillo – alla città di Foggia ed al palazzo della Dogana delle pecore che nella notte stellata, visti in lontananza dall’alto di Volturino, luccicano quasi come i capelli dell’amata>.
PARTICOLARMENTE suggestivo lo sciàmbolo della “Storia di Sant’Alessio” (IV secolo d.C.) nella versione raccolta a Volturino, un importante documento storico depositario delle prime testimonianze della letteratura volgare francese. Una storia singolare. <Sant’Alessio, cavaliere di Cristo – canta lo sciàmbolo – figlio di un gran signore chiamato Damiano, la prima notte che ti sei incontrato in camera con tua moglie, te ne sei andato>. Ha girovagato per una vita prima di esser proclamato santo.
Michele Apollonio

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