Report Hiv, in Puglia un contagio AIDS ogni due giorni.

“Con 162 casi diagnosticati in Puglia significa che nell’arco del 2019 un giorno sì ed uno no, una persona ha contratto il virus dell’Hiv”. È amaro il

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“Con 162 casi diagnosticati in Puglia significa che nell’arco del 2019 un giorno sì ed uno no, una persona ha contratto il virus dell’Hiv”. È amaro il commento di Angela Calluso, presidente Cama Lila di Bari, mentre sfoglia il ‘Report Hiv Puglia’ sui dati delle nuove infezioni. A riportare la notizia è la Gazzetta del Mezzogiorno.

“Per noi che siamo il centro di riferimento regionale, questi numeri fanno un gran male, significa che la catena dei contagi è ancora pienamente attiva. Non solo, come mette anche per iscritto nel report l’Osservatorio epidemiologico, i ritardi di notifica fanno sì che il numero venga aggiornato sempre al rialzo. In pratica per il 2019 probabilmente i veri dati si avvicineranno ai 200 contagi, ma lo sapremo solo l’anno prossimo”.

Sulla Gazzetta si legge che “dal 2007 al 2019 sono 2.164 le persone che si sono contagiate in tutta la regione. Nell’ultimo anno il totale dei casi è quasi sovrapponibile al numero del 2018, una riduzione anche se piccola ha riguardato le province di Bari, Bat e Foggia, mentre Lecce e Taranto hanno mostrato al contrario un aumento di casi”. “Bari resta comunque la provincia con il più alto numero di nuove diagnosi. Nel 2019 tra i due centri di segnalazione del Policlinico e dell’ospedale Fallacara a Triggiano si contano 44 casi, rispettivamente 35 al Policlinico e 9 al Fallacara”.

Ma il dato più preoccupante – riporta ancora l’articolo – è la percentuale di soggetti con una diagnosi tardiva della positività all’Hiv: sono il 57,5% quanti se ne rendono conto solo quando appaiono i primi leggeri sintomi, mentre il 39,9% a malattia già conclamata.

“Questo ritardo è il pericolo più grande quando si parla di Hiv – spiega la Calluso -. Chi non è cosciente continua ad infettare ed alimentare la catena dei contagi in maniera esponenziale. A volte prima di entrare nella malattia conclamata passano anche dieci anni, ci rendiamo conto di che arco temporale? Ecco perché la prevenzione è essenziale, ma sembra che questo non importi molto. Da mesi stiamo sollecitando la Regione perché la Commissione Aids si riunisca, ma le nostre richieste rimangono lettera morta. Questa fantomatica commissione istituita nella seconda metà del 2019, si è riunita una sola volta, in prossimità delle feste natalizie, e poi il nulla. Dunque, nessun coordinamento, nessuna possibilità di programmare attività sul territorio; nessuna possibilità di confronto sul come risolvere i tanti problemi che affliggono le strutture sanitarie della Regione deputate alla cura delle persone sieropositive, aggravatesi ancor di più con l’arrivo del Covid”.

Perché l’epidemia di coronavirus ha aggravato la situazione dei malati di Hiv, a partire dai reparti di Malattie infettive che sono stati trasformati in “only Covid”. “Solo da poco si è ripreso a fare le visite – spiega la Calluso – e in situazioni di grande disagio. Ci arrivano segnalazioni di code di malati in attesa di poter entrare negli ambulatori, ci girano foto di persone in coda fuori dai reparti, sotto il sole o l’acqua, in barba a qualsiasi rispetto della privacy e anche della salute. Stiamo parlando di pazienti immunodepressi che dovrebbero essere tutelati al massimo. Lo stesso coronavirus sarebbe devastante per un malato di Hiv. Qui a Bari invece abbiamo avuto il caso di una donna, che seguiamo da tempo con un quadro clinico pesante tra diabete ed epatite C, che è stata ricoverata per tre giorni al Pronto Soccorso e poi dimessa. La cosa scandalosa è che in quei tre giorni in ospedale non le hanno nemmeno dato le medicine contro l’Hiv!”

Stando a Gazzetta, il lavoro degli operatori del Cama Lila si scontrerebbe quotidianamente con una sorta di muro di gomma. “Purtroppo i sieropositivi pagano ancora una sorta di stigma per i quali continuano ad essere ignorati dal punto di vista sanitario”.
“I numeri del report evidenziano che continuano ad infettarsi i giovani (range 25-29 anni), la maggior parte di essi (85%) sono maschi che fanno sesso con altri maschi. Queste persone dovrebbero essere raggiunte prima che un atto di leggerezza si trasformi in malattia, ma da quasi 6 anni non viene attuato nessun programma di prevenzione e tutto è lasciato sulle spalle delle pochissime associazioni presenti in Puglia. Lo stesso dicasi per le campagne di offerta test, nessun finanziamento ed anche qui il tutto è lasciato sulle nostre spalle, le quali devono purtroppo sopperire, con grandi sacrifici, alle mancanze delle Istituzioni”.

“Secondo i dati del Report in Puglia i casi riportano un’incidenza media di 3-4 casi ogni 100mila abitanti: nell’ultimo anno Bari si assesta con una incidenza 3, mentre si registra un 5,9 a Brindisi e un 5,7 a Taranto. I casi riguardano giovani uomini nella stragrande maggioranza, con un rapporto di incidenza sei volte superiore alle donne”.

“Il Covid ha sicuramente aggravato una situazione regionale già piuttosto critica – conclude la presidente -. A marzo nel pieno del lockdown abbiamo avuto due chiamate per altrettanti neo contagi, si deve fare di più. Ci si era posti l’obiettivo di eradicare l’Hiv entro il 2030, in Puglia di questo passo non accadrà mai”.

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fonte Immediato

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