Puglia, diktat di Emiliano sulla doppia preferenza

Parco di Costa Ripagnola e doppia preferenza di genere sono i due impegni di fine legislatura rispetto a cui la coalizione di sostegno al centrosinist

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Parco di Costa Ripagnola e doppia preferenza di genere sono i due impegni di fine legislatura rispetto a cui la coalizione di sostegno al centrosinistra non intende derogare. Ma l’armata elettorale messa insieme per la ricandidatura di Michele Emiliano già perde i primi pezzi: probabilmente verranno presentate solo 12 delle 15 liste annunciate nei giorni scorsi, a causa dell’evidente difficoltà nel riempire di candidature alcuni dei simboli.

Ieri a Bari una riunione per pochi intimi (senza Emiliano, impegnato altrove) è servita per fare il punto sugli impegni estivi. Le forze del centrosinistra sono concordi nel ritenere «essenziale» la doppia preferenza, anche per evitare – come ha argomentato il segretario regionale del Pd, Marco Lacarra – un eventuale intervento sostitutivo del governo che esporrebbe la maggioranza a un possibile danno di immagine. Anche perché – questo è il ragionamento venuto dall’entourage di Emiliano – l’eventuale esercizio dei poteri sostitutivi da parte di Palazzo Chigi introdurrebbe la doppia preferenza «secca», e non consentirebbe di approvare il cosiddetto «lodo Pisicchio» che dovrebbe essere presentato martedì: un emendamento che prevede la sospensione temporanea del consigliere regionale chiamato a entrare in giunta, così da far scattare (temporaneamente) il primo dei non eletti. Un meccanismo che renderebbe più facile la formazione delle liste. In più, oggi in Puglia il mancato rispetto della proporzione di genere 60-40 nelle liste comporta soltanto una ammenda, in caso di riforma dall’alto verrebbe invece introdotta una sanzione ben più pesante che è quella dell’esclusione proporzionale degli eletti in soprannumero.
Da più parti è stata sottolineata l’assenza alla riunione dei consiglieri regionali del centrosinistra cui, in ultima analisi, spetterà la discussione nel merito: l’idea delle forze di centrosinistra era di chiedere il voto palese, così da evitare possibili agguati dell’ultimo minuto. Il sindaco di Acquaviva, Davide Carlucci (Italia in Comune) si è spinto ancora oltre e ha chiesto di non ricandidare gli uscenti che dovessero chiedere il voto segreto. Mimmo Magistro (coordinatore della lista Senso Civico) ha invece lamentato il mancato coinvolgimento dei rappresentanti di liste e partiti nelle decisioni strategiche.

Ma, a proposito di liste, va registrata la difficoltà nel quadrare simboli e numeri. Il leader di Puglia Popolare, Massimo Cassano, ha lamentato una sorta di «caccia al candidato» da parte delle liste che fanno capo al presidente della Regione. Il segretario regionale del Psi, Claudio Cesaroni, ha invece rilanciato sulla questione dell’alleanza con il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, chiedendo a Emiliano di non candidare persone provenienti dai movimenti di estrema destra. Nel frattempo, però, alcuni dei simboli si sciolgono come neve al sole: dalle 15 liste annunciate forse si scenderà a 12. Quelle dei Comunisti e dei Pensionati sembrano destinate a rimanere sulla carta.

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