Puglia, soltanto il 6% dei medici si è vaccinato contro l’influenza

Soltanto il 6% degli operatori sanitari pugliesi si è sottoposto a vaccinazione antinfluenzale nella scorsa stagione. Un dato basso, molto basso (è ci

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Soltanto il 6% degli operatori sanitari pugliesi si è sottoposto a vaccinazione antinfluenzale nella scorsa stagione. Un dato basso, molto basso (è circa un terzo della media nazionale e un quinto della media della popolazione generale) che può essere utilizzato anche per qualche valutazione sull’andamento dell’epidemia da covid. E per prepararsi a gestirne il possibile ritorno.

«Mi pare di poter dire – dice Danny Sivo, medico del lavoro, responsabile regionale del Sirgisl (la sicurezza sul lavoro degli ospedali) – che molti cluster negli ospedali non sono avvenuti per carenze di dispositivi di protezione, ma perché sono state ignorate le norme di sicurezza. Se consideriamo l’attitudine alla vaccinazione come un indicatore dell’attitudine del singolo operatore sanitario a fare prevenzione, quel 6% ci dice che una parte rilevante del fenomeno pugliese può essere spiegato anche con la mancata osservanza dei protocolli di sicurezza». Si parte – come è stato chiarito in un convegno della scorsa settimana – da un altro dato: a partire dal 7 aprile, la Puglia ha avuto ampia disponibilità di mascherine e tute che sono i mezzi principali della prevenzione del contagio in ospedale.

Fino al 27 giugno sono stati utilizzati 4,1 milioni di mascherine chirurgiche, 1,1 milioni di Ffp2 o Ffp3, 289mila tute protettive, 332mila camici, 104mila visiere, 24 milioni di paia di guanti (le regole dicono che vanno cambiati anche quando si passa da un paziente all’altro, e utilizzando anche il doppio guanto). «Riteniamo – dice Sivo – di aver comunque orientato il consumo in maniera corretta, con la possibilità di monitorare ogni due settimane il carico e scarico di ogni singola Asl». Da maggio in poi, con la ripresa delle attività ospedaliere, il consumo dei guanti (e in misura minore dei camici) è schizzato in maniera impressionante.

Per quanto in Puglia il dato dei contagi tra gli operatori sanitari (il 6% del totale) sia la metà della media nazionale, c’è il sospetto che non tutti gli operatori, anche a fronte della disponibilità dei Dpi, li abbiano utilizzati secondo protocollo. «Ecco perché – dice Sivo – bisogna lavorare anche sulla cultura della prevenzione, che in Puglia come nel resto d’Italia non è sempre diffusa». E questo, tornando alle vaccinazioni, è importante perché dall’autunno anche in Puglia entra in vigore l’obbligo per gli operatori sanitari: dovranno essere in regola con tutte le vaccinazioni obbligatorie previste, oltre che con quella per l’influenza stagionale su cui la Puglia intende spingere al massimo. Non è un capriccio, ma la vaccinazione anti-influenzale serve per evitare il cosiddetto «effetto di mascheramento» cioè la difficoltà di capire se determinati sintomi sono legati all’influenza stagionale oppure al covid.

La Puglia si prepara all’autunno con due iniziative legate alla sicurezza del personale ospedaliero. La prima è la costituzione della scorta strategica: centinaia di migliaia di pezzi di dispositivi di protezione individuali sono stati stoccati in luogo sicuro, per evitare di trovarsi impreparati nell’eventualità di una nuova ondata epidemica. La seconda è la produzione delle mascherine ad alta protezione, come ha confermato venerdì il governatore Michele Emiliano durante un incontro con i medici della Bat. A breve la Protezione civile regionale dovrebbe essere in grado di produrre Ffp2 e Fpp3 grazie all’acquisto delle apposite macchine e della materia prima necessaria.

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