Regionali 2020 in Puglia, i sondaggi agitano il Pd: nomi graditi a Iv e M5S?

«Chi può dire quanti saranno alla fine sulla scheda i candidati governatori in Puglia?»: la domanda retorica è un refrain ricorrente tra Roma e Bari n

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«Chi può dire quanti saranno alla fine sulla scheda i candidati governatori in Puglia?»: la domanda retorica è un refrain ricorrente tra Roma e Bari negli ambienti nella rive gauche. Allo stato sono in campo Michele Emiliano, ricandidato con le primarie per il centrosinistra e Ivan Scalfarotto per Italia Viva, Azione e +Europa. La maggioranza giallo-rossa nazionale esprime anche Antonella Laricchia, candidato governatore M5S. A Roma si lavora per una ricomposizione del quadro dell’alleanza che sostiene il governo Conte nelle regioni che vanno al voto in primavera e così il presidente del Consiglio non è affatto indifferente alle geometrie che si vanno configurando in Puglia. L’obiettivo è rendere sempre più competitivo il campo progressista saldato ai 5S, in nome di un patto non solo di governo ma soprattutto «politica».

Gli effetti di questo lavoro diplomatico per la Puglia? Si manifestano nel tentativo di allargare l’attuale coalizione di centrosinistra. Alcune indiscrezioni riportano anche l’ipotesi-limite di un cambio di candidato governatore, con un passo indietro di Michele Emiliano (promosso nel governo nazionale) e la discesa in campo di un esponente in grado di realizzare una sintesi con il fronte riformista-renziano e con i pentastellati. Fantapolitica? Per l’entourage emilianista si tratta di «una formula che non sta né in cielo né in terra». Sul fronte opposto (sempre nel centrosinistra) c’è anche chi offre una traccia e sottolinea come sia «indiscutibile il ruolo carismatico di Antonio Decaro». Ma il sindaco di Bari – da sempre primo sostenitore di Emiliano nelle primarie e ora impegnato nella campagna elettorale – non è interessato a dare credito a queste elaborazioni (altre fonti dem lo indicano, richiamando i dati di sondaggi già effettuati, come il più forte nel contrastare la destra). Accanto al presidente dell’Anci, l’altro nome ricorrente è quello dello scrittore Gianrico Carofiglio (in passato vicino a Renzi e ora sostenitore del nuovo corso dem di Nicola Zingaretti). mentre è meno performante quello del vicepresidente regionale Antonio Nunziante.

Ogni discussione però è segnata dalle dichiarazioni dello stesso Michele Emiliano alla «Gazzetta»: «La Puglia è la mia battaglia. E la giocheremo fino alla fine al servizio dei pugliesi, senza se e senza ma. Dobbiamo salvare la Puglia, evitando che torni a 20 anni fa». Il governatore rivendica la sua autonomia personale e politica: «La battaglia per la Puglia la risolvono i pugliesi, non le segreteria di partito. Non riconosco nessun’altra autorità se non i cittadini pugliesi. Per questo ho fatto le primarie e per questo vincerò le elezioni».

Dal quartier generale del governatore poi evidenziano come ci sia, ormai da mesi, un vero asse con il governo nazionale, una sintonia che passa dai rapporti solidi con il premier Conte, con i ministri Gualtieri e Boccia. Ed Emiliano, inoltre, annovera tra i sui sostenitori più accesi i sindaci di centrosinistra dei capoluoghi pugliesi: dal già citato Decaro a Rossi di Brindisi, Melucci di Taranto, Salvemini di Lecce e Bottaro di Trani. Nelle ultime ore, dicono gli emilianisti, oltre ad avere acquisito il simbolo della Dc, ha anche ricevuto la conferma dell’impegno pro centrosinistra di Totò Ruggeri, tesoriere nazionale dell’Udc.
Una lettura interna della querelle in corso arriva da Marco Lacarra, deputato e segretario regionale dem: «Valutiamo come allargare la coalizione. Anche il premier Conte è sensibile alle regionali. L’ideale sarebbe riproporre la stessa alleanza giallo-rossa anche in Puglia». Il parlamentare barese poi specifica: «C’è una resistenza della pentastellata Laricchia che trova difficile entrare in una coalizione dove il candidato è Emiliano». E ai rumors di una ipotesi alternativa al governatore uscente replica decisa: «L’unico candidato unificante è Emiliano, che ha vinto le primarie. Sul resto si può costruire un ticket (con i 5s, ndr) o un percorso». E all’obiezione che i malesseri emergono anche all’interno del Pd, il segretario taglia corto: «Il Pd nazionale non ha nessuna voglia di presentare una ipotesi alternativa. Zingaretti non mi ha mai chiamato. Non credo che si possa andar dietro alle voci. Nei luoghi in cui si determina la linea del partito non ho registrato alcuna esitazione sul candidato presidente Emiliano».

Il dibattito sullo schieramento nelle regionali c’è anche nel M5S. Qualcuno aveva pensato al sottosegretario contiano Mario Turco come possibile candidato «unificante», ma fonti parlamentari grilline lo descrivono come «debole sul territorio e non troppo amato dai pentastellati pugliesi e in particolare tarantini».

E così si ritorna al punto di partenza: quanti saranno i candidati governatori riferibili all’area del governo Conte? Parlamentari dem come Alberto Losacco spingono per importare in Puglia la formula dell’«alleanza Ursula», mentre il collega Paolo Lattanzio del M5S fa propria la proposta avanzata nei giorni scorsi da Antonio Decaro: «Pd e M5S dovrebbero sedersi al più presto per lavorare sui programmi comuni nelle regioni». In attesa delle prossime puntate, in Puglia, nelle regionali «più pazze del mondo», tutto è (ancora) possibile.

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