Puglia, spiagge libere a rischio assembramenti, i Comuni: «Mancano strumenti per vigilare»

«Mission impossible». I Comuni, secondo le indicazioni sulla balneazione della Regione Puglia, dovrebbero vigilare per evitare gli assembramenti e pre

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«Mission impossible». I Comuni, secondo le indicazioni sulla balneazione della Regione Puglia, dovrebbero vigilare per evitare gli assembramenti e predisporre informazioni corrette anti-Covid per gli utenti delle spiagge libere: spetterebbe dunque ai sindaci e alle amministrazioni comunali intervenire per sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini e intervenire per evitare che nelle spiagge o sulle scogliere si evitino assembramenti. Il sindaco di Tricase, Carlo Chiuri, contattato dalla Gazzetta è stato netto: «Una missione irrealizzabile». Il pessimismo del primo cittadino è legato sia alle dimensioni smisurate delle coste pugliesi (alcuni comuni hanno oltre 40 chilometri di costa) unita alla scarsità di personale comunale da impiegare in queste nuove mansioni che si aggiungerebbe a quelle tradizionali che già avvengono con le località marittime prese d’assalto da villeggianti e turisti. Basta andare con la memoria alla tradizionale fruibilità delle coste pugliesi (da Cala Fetente e Capitolo nel Barese alle spiagge salentine fino alla costiera tarantina che arriva a Campomarino) per immaginare che in giornate nelle quali si riversano in riva al mare migliaia di persone, gli assembramenti saranno evitabili solo contingentando gli ingressi nelle baie, nelle calette e nelle spiagge.

Cosa ordina la determina numero 249 del 21 maggio scorso della Regione? Intima ai Comuni costieri, nell’ambito dell’ordinanza di balneazione, di «provvedere alla corretta informazione circa le misure per il controllo del contrasto da Covid-19 anche ribadendo l’importanza della responsabilizzazione individuale da parte degli utenti nell’adozione di comportamenti rispettosi delle misure di prevenzione. A tal fine, i comuni predispongono apposita cartellonistica, redatta anche in lingua inglese, in modo chiaro e leggibile in forma grafica». I Comuni poi «potranno eventualmente svolgere, anche su siti specifici, attività di sorveglianza finalizzata al contenimento dell’emergenza sanitaria da Cvid 19 avvalendosi di volontari e/o enti pubblici o privati in regime di convenzione».

Chi deve sorvegliare sulle spiagge? Per vigilare e perlustrare una costa di dieci chilometri nell’arco di una giornata, secondo alcune proiezione ipotizzate dai sindaci, ci vorrebbero almeno quindici o venti volontari al giorno. In realtà si tratterebbe solo di un’opera di persuasione per invitare i bagnanti a rispettare le norme anti-pandemia, mentre l’emanazione di eventuali sanzioni o multe spetterebbero a forze dell’ordine o vigili urbani (che allo stesso tempo non possono trascurare le altre incombenze legate alla viabilità e agli altri servizi routinari).

Molte amministrazioni comunali, al fine di attrezzarsi al meglio in vista del pieno della stagione estiva, hanno iniziato a concertare la cartellonistica con i comuni vicini, al fine di avere una comunicazione univoca. Il secondo passo è stato rivolgersi alle associazioni di volontariato (o alla stessa Protezione civile regionale) del territorio per sondare la disponibilità a questo lavoro improbo di controllo sulle spiagge. Il terzo passo riguarda la Regione: all’ente sono richieste risorse al fine di fornire ai volontari almeno un rimborso spese (del resto per girare alcuni chilometri di coste sono da mettere in conto spese di carburante per i vari mezzi utilizzati dalle associazioni per i controlli).

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