I MEDICI LO HANNO DATO MORTO PER COVID-19 MA I FAMILIARI CONTESTANO LA DIAGNOSI

IL CASO del settantenne di Manfredonia morto all’ospedale di San Giovanni Rotondo il 22 aprile scorso, secondo i medici per coronavirus, fa discut

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IL CASO del settantenne di Manfredonia morto all’ospedale di San Giovanni Rotondo il 22 aprile scorso, secondo i medici per coronavirus, fa discutere e alimenta gli interrogativi circa i numeri ufficiali del fenomeno, quanto meno riferiti a Manfredonia, avanzati da Cittadinanza attiva e dal Tribunale dei diritti del malato che sono tornati con un nuovo comunicato nel quale reiterano la domanda <A Manfredonia quali sono i dati reali dei contagi?>.
I NUMERI diffusi dal Centro operativo comunale di Protezione civile come ricevuti dalla Prefettura di Foggia aggiornati al 23 aprile, indicano un aumento di qualche unità della situazione dei contagiati, vale a dire 39 in isolamento fiduciario/quarantena/ricovero e 19 positivi, una situazione sostanzialmente ferma a un mese fa.
A RINFOCOLARE timori e interrogativi arriva la lettera inviata al social “Stato quotidiano”, del figlio del settantenne deceduto a Casa sollievo di San Giovanni Rotondo che contesta la diagnosi per coronavirus data dai medici di quel nosocomio, nella quale racconta dettagliatamente (annota persino le ore) i vari passaggi ospedalieri cui è stato sottoposto il padre <un settantenne con importanti patologie legate a problemi di cuore recentemente operato, reni, enfisema polmonare, diabete ed altro, ma deceduto, a dire dei medici, di Covid-19. Ma – insinua – ne siamo sicuri?>.
IL RACCONTO, un report minuzioso, inizia da quando il 3 aprile a seguito di un malore, l’uomo è stato portato al pronto soccorso di Manfredonia dove è risultato negativo al tampone, e trasferito a San Giovanni Rotondo dove anche il secondo tampone ha dato esito negativo e quindi ricoverato in gastroenterologia ove vi è rimasto per 4 giorni dopo di che è stato dimesso. <Ho personalmente prelevato mio padre – si legge nella lettera – e portato a casa dove ci è rimasto fino al 10 aprile, senza mai uscire di casa e senza mai venire a contatto con nessuno. Nessuno, tranne il sottoscritto e mia madre (anche lei con varie patologie). Successivamente, il 10 aprile, mio padre ha accusato malori sempre riconducibili a quelle che erano le sue patologie. La sera ho deciso di chiamare l’ambulanza il cui personale mi hanno consigliato di portarlo al pronto soccorso di Manfredonia>.
QUI molto sbrigativamente lo hanno dirottato a San Giovanni Rotondo dove, dopo che il terzo tampone ha dato esito negativo, è stato ricoverato in gastroenterologia reparto “no Covid-19”, e dove è rimasto fino a Pasquetta. <Solo nel pomeriggio e dopo ripetute telefonate, abbiamo appreso che mio padre era risultato positivo e trasferito al reparto Covid-19 nefrologia>. Per precauzione figlio e madre si sono sottoposti a tampone a San Marco in Lamis con esito negativo. Il 22 la notizia del decesso dell’uomo.
FRA le domande che la famiglia pone, quella fondamentale e cruciale di questa paradossale vicenda: <come mai io e mia madre totalmente in contatto con mio padre fino al suo ultimo giorno di permanenza a casa siamo in salute e negativi al Covid-19?>.
INTERROGATIVO che da la stura ad un a serie di interrogativi ai quali sarebbe doveroso dare risposta per la tranquillità della gente.
Michele Apollonio

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