Puglia , la musica è finita: ben 163 discoteche ko

Col pigia pigia per entrare e le migliaia di corpi che ballano per ore al ritmo dell’ultimo tum-tum-ciack di successo, le discoteche erano in cima all

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Col pigia pigia per entrare e le migliaia di corpi che ballano per ore al ritmo dell’ultimo tum-tum-ciack di successo, le discoteche erano in cima alla lista delle attività chiuse per l’emergenza Sars-Cov-2. Il problema è che ora, con un’estate azzoppata all’orizzonte, i costi fissi che corrono e la mancanza di qualunque certezza su quanto accadrà, anche le grandi organizzazioni iniziano ad andare in «ipossia».

Soprattutto in quelle aree del Paese, come la Puglia, in cui le aziende avevano fatto investimenti importanti per essere sempre più attraenti e confermare i (grossi) numeri delle stagioni passate.

Come spiega Maurizio Pasca, imprenditore salentino e presidente dell’Associazione italiana imprese di intrattenimento di ballo e di spettacolo (Silb) tra il 2017 e il 2020, i templi pagani del divertimento notturno di Puglia sono più che raddoppiati passando da 72 a 150. Un business colossale che fa girare una montagna di soldi (in «chiaro» e in «nero»), che coinvolge moltissime professionalità (dagli artisti ai tecnici luce e suono, dai camerieri ai grossisti di superalcolici, dai cubisti agli arredatori, per citarne alcuni) e che si pone trasversalmente rispetto a «filiere» che solo ad un osservatore poco attento possono sembrare lontane, come agroalimentare, cultura e turismo. «In Puglia ci sono 150 attività di pubblico spettacolo con un volume di affari di circa 50 milioni di euro – afferma Pasca – A queste cifre bisogna aggiungere tutto quello che proviene dall’abusivismo nel settore, che è pari al volume d’affari di quello regolare. Abusivismo selvaggio, si balla dappertutto, nei club, nei luoghi fascinosi come la villa, la masseria. Lì fanno la “one night”, fanno la festa, e scompaiono».

Per il numero uno di Silb, «la parte da leone da qualche anno la fa il Salento, che era diventata sino a 2 anni fa, la mecca del divertimento in Italia, togliendo lo scettro alla Riviera Romagnola. I più grandi artisti internazionali sono passati dal Salento». Mentre «in Basilicata i dati sono stabili e si attestano su quelli registrati nel 2017», ovvero 13 imprese censite.

In questo settore, secondo le elaborazioni Silb, una impresa media, ogni anno può contare su 9.570 ingressi, organizza 125 spettacoli e sviluppa un volume d’affari di 273.077 euro.
Quanto all’utenza media, la Silb (elaborando dati 2016) sfata il mito di un popolo della notte di soli giovani e giovanissimi: il 35,4% ha tra i 25 e i 34 anni, il 22,8% ne ha tra i 20 e i 24, quasi a pari merito con i 35-44enni (sono il 22,2%), mentre in assoluta minoranza (il 9,3% del totale) sono i 18-19enni, seguiti da 15-17enni (il 10,3%).

Come si accennava, l’intrattenimento piace ai residenti ma anche ai turisti. Stando a uno studio dell’Osservatorio nazionale della filiera del turismo, i viaggiatori che vanno in albergo destinano alle attività ricreative quasi un quarto di quanto spendono per la vacanza.

L’estate 2020? Pasca è molto preoccupato: «Io penso che nessuno oggi possa fare previsioni, ma il governo si è completamente dimenticato di noi. Per noi non soltanto non ha speso un euro ma nemmeno una parola. La Regione Puglia, anche con l’assessore Loredana Capone, si è mostrata molto disponibile. Vedremo. Intanto è chiaro che è impensabile che un 20enne non si riunisca in assembramenti con i coetanei. Possiamo anche chiudere le discoteche, ma non saranno mai in clausura forzata tutta l’estate».

«Penso – conclude Pasca – che le aziende più strutturate supereranno anche questa crisi. Ma le persone che lavorano nel nostro mondo? I Dj? Le vocalist? Non percepiscono alcun ammortizzatore sociale.

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