Primarie centrosinistra, i conti non tornano: in cassa solo 16mila euro

Alle primarie pugliesi del centrosinistra che domenica 12 hanno incoronato il governatore uscente Michele Emiliano hanno partecipato circa 80mila elet

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Alle primarie pugliesi del centrosinistra che domenica 12 hanno incoronato il governatore uscente Michele Emiliano hanno partecipato circa 80mila elettori. Non gratis: il regolamento prevedeva un contributo di almeno un euro. Ma nelle casse dell’associazione Primarie di Puglia che ha organizzato l’iniziativa, ad oggi, sono arrivati meno di 16mila euro. Circa il 20%: la gran parte dei circoli del Pd che hanno ospitato i seggi, specie nel Foggiano e nel Leccese, sono infatti in rivolta perché vogliono tenersi i soldi.Il problema è stato sollevato già la scorsa settimana dal presidente dell’associazione, il segretario socialista Claudio Cesaroni, che ha scritto alle federazioni provinciali del Pd per sollecitare il versamento di quanto dovuto. Non è tanto una questione di soldi in sé: al momento del voto, infatti, è stata rilasciata una ricevuta con i dati fiscali dell’associazione, che dovrà dunque rendicontare quanto incassato. In questo momento non è in grado di darlo.
Cesaroni conferma di non essere in grado, ad oggi, di dire quanto è stato effettivamente incassato: «Stiamo provvedendo – dice – e ci vorrà del tempo. A Bari e Brindisi hanno tutti pagato, ma a Foggia per esempio ci sono circoli in cui il contributo non è stato chiesto». E ci sono anche situazioni strane: a Sannicandro di Bari, per esempio, è stato aperto un secondo seggio «clandestino» che raccoglieva i voti «a scopo statistico», cioè senza prendere i soldi ma senza nemmeno che i dati fossero riversati agli organizzatori.

Sulla questione dei contributi stanno lavorando sia il segretario regionale del Pd, Marco Lacarra («Alcune federazioni stanno raccogliendo i soldi dai circoli», dice) che il parlamentare Ubaldo Pagano, con l’obiettivo di completare la rendicontazione. Nei circoli, però, la situazione è in fermento. Da Lecce ad esempio fanno sapere che i soldi incassati sono stati spesi per pagare il fitto di alcune sale di albergo, oltre che per i rimborsi ad alcuni volontari. «Se dall’incasso delle primarie, detratte le spese vive, sono rimasti 200 euro – dice il segretario di un circolo di Foggia – non vediamo perché quei soldi debbano andare a Bari e non debbano essere usati per l’attività politica sul territorio».

Il rischio è che la questione del denaro possa ora trasformarsi in un problema politico. «Ho già avvertito da giorni – dice Fabiano Amati, uno dei tre sfidanti del governatore Michele Emiliano – che per convalidare il voto serve una convergenza tra voti e versamenti. Per questo motivo ho chiesto i dati e attendo che mi siano inviati». Ma i veleni colpiscono a ogni livello: l’organizzazione aveva stabilito che i quattro candidati versassero duemila euro a testa di fondo cassa, ma a metterli sono stati soltanto Emiliano e l’ex europarlamentare Elena Gentile. Leo Palmisano è stato esentato perché ha fatto presente di non avere alle spalle né eletti né organizzazioni di partito. E così resta Amati: «Non ho pagato perché ho chiesto prima di vedere i versamenti degli altri, che non mi sono stati mostrati. E comunque, trattandosi di fondo cassa, era solo un anticipo che doveva poi essere coperto e restituito».

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