TUCCILL A MANFREDONIA – 1973

SALIVA e scendeva via della Croce, di fronte al grande istituto della scuola elementare,un uomo anziano di nome Tuccello, lo strano del quartiere, lo

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SALIVA e scendeva via della Croce, di fronte al grande istituto della scuola elementare,un uomo anziano di nome Tuccello, lo strano del quartiere, lo chiamavano così per via ch’era malato: con le sue mani chiuse che stringeva nervosamente, con la sua andatura anormale. Indossava sempre un vestito marrone e cappello color noce,aveva appeso all’orecchio sinistro un fagiolino di carne.

Lo vedevo arrivare dalla curva di via Palatella con le scarpe allacciate male,passava davanti al fruttivendolo e al profumo del pane, lui,parlava senza voce e piangeva con gli occhi socchiusi, i suoi due fessure pieni di lacrime; non capiva niente!

Solo quando la gente parlare gli diceva:– Morditi le mani e sputa nel cappello – Immediatamente eseguiva con fede e gli imbecilli ridevano e lui che li guardava tremante e impaurito;poi ancora :– Tuccello la bara sotto il lettoE con un lamento abbassava il capo e piegava le gambe e la schiena curva. Il motto era mordere e sputare, un genio della lampada, ogni ordine era santo, sacro! Era tempo ricordo dell’inverno anche se ero molto piccolo, che così usciva poco nelle ore meridiane; non lo vedevo mai mangiare, la sua vita era aria e sale di mare!

Vedevi certe donne di quelle case al pianterreno, spandere lenzuola che toccavano la polvere della strada, mentre passava qualche camion e Tuccello in croce le guardava e loro lo salutavano in modo buono e in santa pace! L’ignoranza circolava ancora molto nel paese ch’era un libro senza pagine nè copertina.

Tuccello proseguiva con la sua voce senza parole, ogni giorno la comunione, ogni giorno un cafone che si divertiva del suo male! Saliva e scendeva ed era sempre più vecchio con le mani giunte e il sorriso infelice, col suo passo blando, col mio di oggi che ho riabilitato di cuore.
Di Claudio Castriotta

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