Giornata del Rifugiato, Papa Francesco manda elemosiniere in ghetti Capitanata

Nei giorni che precedono immediatamente la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato di domenica prossima, papa Francesco ha mandato il suo elemo

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Nei giorni che precedono immediatamente la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato di domenica prossima, papa Francesco ha mandato il suo elemosiniere card. Konrad Krajewski a visitare i cosiddetti “ghetti» dell’area della Capitanata nel Foggiano. Oggi Krajewski accompagnato dal vescovo di San Severo, Giovanni Checchinato, e dall’arcivescovo di Foggia-Bovino, Vincenzo Pelvi, è andato in due di questi insediamenti, in forma di baraccopoli o masserie abbandonate, per incontrare migliaia di lavoratori agricoli, per la maggior parte migranti provenienti dall’Africa (soprattutto da Nigeria, Ghana, Senegal e Gambia), che vivono in condizioni di grave precarietà a livello giuridico, abitativo e sanitario.

«Con questo gesto il Pontefice desidera essere vicino a tutte queste persone vittime dello sfruttamento, dell’emarginazione e dell’esclusione, portare ad essi una parola di speranza e farsi voce del loro grido di aiuto», sottolinea l’Elemosineria.
L’area della Capitanata, a prevalente vocazione agricola, è interessata da una forte presenza di lavoratori stagionali che si aggregano in insediamenti informali, occupando casolari abbandonati oppure costruendo vere e proprie baraccopoli. Il grave sfruttamento lavorativo è alimentato dalla mancanza di meccanismi di efficace reclutamento formale dei lavoratori e di fornitura di alloggi da parte dei datori di lavoro. Nascono così i «ghetti», con scarso o assente accesso ad acqua potabile, inesistente sistema fognario e fittizie forme di riscaldamento, in una zona con inverni molto rigidi. La raccolta del pomodoro segna il massimo numero di presenze da luglio a settembre: in questi mesi di raccolta intensiva almeno 6.000 persone cercano riparo nelle baraccopoli e nelle masserie abbandonate.

I più grandi insediamenti dell’area sono l’ex Pista aeroportuale di Borgo Mezzanone, il Gran Ghetto di Rignano Scalo (Località Torretta Antonacci), il Ghetto Ghana di Borgo Tre titoli, e una moltitudine di masserie occupate a macchia di leopardo in un raggio di 50 km da Foggia.
Il primo ghetto visitato dall’Elemosiniere del Papa è il Borgo Mezzanone, frazione di Manfredonia: una piccola comunità rurale di circa 800 abitanti, appartenente alla Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Oggi il Cara di Borgo Mezzanone ospita un centinaio di richiedenti asilo, su una capienza di 450 posti. A poca distanza, nel luogo chiamato ‘ex pistà, 1.500 persone di varie nazionalità sono accampate in container o baracche di fortuna. Negli ultimi mesi, diversi gli interventi di abbattimento di edifici e baracche, con l’obiettivo di smantellare nel minor tempo possibile l’intero ghetto, ricollocando i migranti in «luoghi» più dignitosi.

Il secondo insediamento visitato è il cosiddetto Gran Ghetto, che sorge in Località Torretta Antonacci, nel territorio di San Severo. Dopo quasi 20 anni dalla sua nascita, nel marzo 2017, il Gran Ghetto venne sgomberato con il sequestro dell’intera area da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che propose a una piccola quota degli abitanti un’alternativa abitativa composta da tende e container o presso strutture comunali nel centro abitato di San Severo, senza riuscire a trovare soluzioni reali e dignitose all’emergenza. Nell’incendio scoppiato nella notte tra l’1 e il 2 marzo 2017, poche ore prima dello sgombero, persero la vita due giovani del Mali, Mamadou Konate e Nouhou Doumbouya. Nel Gran Ghetto ricostituito dopo lo sgombero con oltre 400 roulotte e baracche, il numero delle presenze oggi varia dalle 200 unità nei mesi invernali, quando il lavoro nei campi diminuisce, fino alle oltre 800-900 unità nei mesi in cui si svolge la raccolta del pomodoro-uva-olive.

(di Fausto Gasparrone – Ansa)

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