Puglia, ecco gli ulivi “anti-Xylella”. Dopo crollo per calamità, ripresa straordinaria a Foggia, Bat e Bari

Una speranza per il futuro della Puglia olivicola colpita dalla Xylella arriva dal primo olio ottenuto dagli ulivi immunizzati, ottenuti grazie all’in

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Una speranza per il futuro della Puglia olivicola colpita dalla Xylella arriva dal primo olio ottenuto dagli ulivi immunizzati, ottenuti grazie all’innesto di piante malate con varietà resistenti di Leccino le quali, dopo tre anni, sono tornate a produrre in Salento, a Gagliano del Capo (Lecce).

La spremitura di queste olive, una molitura anticipata grazie al clima, si è svolta alla presenza di frantoiani, agricoltori, consumatori e rappresentanti del mondo della ricerca, all’interno dell’azienda agricola di Giovanni Melcarne. Al ‘battesimo’ della prima spremitura, che ha aperto idealmente la raccolta in Puglia, erano presenti anche i vertici regionali di Coldiretti: “E’ un segnale di rinascita per la provincia di Lecce che grazie alle varietà resistenti dovrà recuperare un patrimonio inestimabile, perso – afferma Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia – per ritardi, scaricabarile e mancata determinazione nella lotta al batterio che ha causato danni da 1,2 miliardi di euro”.

Roma, 27 ago. (askanews) – Una speranza per il futuro arriva dal primo olio ottenuto dalle olive raccolte dagli ulivi immunizzati dalla Xylella che ha devastato 21 milioni di piante deturpando il patrimonio paesaggistico e mettendo in ginocchio il settore olivicolo del Salento. Eí quanto afferma la Coldiretti in una nota in occasione della spremitura delle prime olive ottenute grazie allíinnesto di piante malate con variet‡ resistenti di Leccino che dopo tre anni sono tornate a produrre in Salento a Gagliano del Capo, dove grazie al clima cíË stata una molitura anticipata.
ìUn segnale di rinascita per la provincia di Lecce che grazie alle variet‡ resistenti alla Xylella e agli innesti dovr‡ recuperare un patrimonio inestimabile, andato perso per colpa di ritardi, scaricabarile e della mancata volont‡ di affrontare con determinazione la lotta al batterio che ha gi‡ causato un danno stimato per difetto di 1,2 miliardi di euroî ha spiegato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. La prima spremitura di olive ha aperto idealmente la raccolta di olive in Puglia, dove si produce oltre la met‡ dellí olio Made in Italy, con la produzione regionale di extravergine stimata nel 2019 in aumento del 70-80% – spiega Coldiretti – dopo il drastico crollo registrato líanno scorso a causa delle calamit‡, con una ripresa straordinaria delle aree di Bari, BAT e Foggia con quantit‡ tornate nella media e qualit‡ eccellente, ottime performance di Taranto e Brindisi al netto degli ulivi improduttivi per la Xylella, con un aumento produttivo che oscilla a macchia di leopardo tra il 40 ed il 60%. Incontrovertibile lo scenario produttivo a Lecce, dove si stima un calo del 90-95% rispetto alle medie storiche, perchÈ sia nellíarea Ionica che nellíAdriatica la produzione di cellina e ogliarola Ë azzerata e ñ riferisce Coldiretti – risultano produttive solo le piante di leccino.
ìIl consorzio olivicolo Unaprol consegner‡ ad ottobre 100mila piante di ulivo leccino resistenti alla Xylella che verranno affidate ai nostri olivicoltori, un impegno per non condannare alla desertificazione líarea infetta che riguarda 183mila ettariî ha annunciato il presidente dellíUnaprol David Granieri.
A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse quasi 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 73% della produzione di olio di oliva nell’ ultimo anno, secondo uníanalisi elaborata da Coldiretti Puglia sulla base dei dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) che non sar‡ certamente recuperata nellíannata 2019 ñ 2020.
Líavanzata della malattia ha lasciato milioni di ulivi secchi dietro di sÈ, molti dei quali monumentali, mano mano che la Xylella avanzava sul territorio spostandosi verso nord a una velocit‡ di pi˘ 2 chilometri al mese con conseguenze economiche, produttive e sociali: 5mila posti di lavoro persi nella filiera dellíolio extravergine di oliva con i frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia. Un trend che rischia di diventare irreversibile se ñ continua la Coldiretti – non si interviene con strumenti adeguati per rilanciare la pi˘ grande fabbrica green italiana con la Puglia che ha garantito fino ad ora quasi la met‡ dellíolio Made in Italy.
Serve chiarezza e semplificazione dellíiter dei reimpianti e una strategia condivisa tra governo e unione europea per far fronte alla strage che dallíautunno 2013, data in cui Ë stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, si Ë estesa ñ conclude Coldiretti ñ senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi in provincia di Lecce, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, con effetti disastrosi sullíambiente, sullíambiente, líeconomia e sullíoccupazione.

In Puglia si produce oltre la metà dell’olio Made in Italy, con un extra vergine stimato nel 2019 in aumento del 70-80% dopo il drastico crollo dell’anno scorso a causa delle calamità – spiega Coldiretti – e grazie alla ripresa straordinaria delle aree di Bari, Bat e Foggia, con ottime performance di Taranto e Brindisi ma con uno scenario produttivo a Lecce che stima “un calo del 90-95% rispetto alle medie storiche, perché sia nell’area Ionica che nell’Adriatica la produzione di cellina e ogliarola è azzerata – riferisce Coldiretti – e risultano produttive solo le piante di leccino”.

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