APERTA AL PUBBLICO “CALA MAESTRI D’ASCIA”

DOPO ANNI di attesa si sono finalmente conclusi i lavori di l'allestimento del piazzale terminale del progetto di rigenerazione urbana "Lama Scaloria

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DOPO ANNI di attesa si sono finalmente conclusi i lavori di l’allestimento del piazzale terminale del progetto di rigenerazione urbana “Lama Scaloria finanziato dalla Regione Puglia per circa 4 milioni e mezzo. Incuneato tra i pescherecci nel bacino del porto storico di Manfredonia, in continuità con il Piazzale Diomede, ultima impronta dell’antica marina di Manfredonia, rappresenta la contiguità non solo fisica, ma culturale tra la città e il suo mare.
NON C’è ANCORA una designazione ufficiale, ma la veranda sul mare appena aperta al pubblico dopo tre anni di lavori, è per vox populi e vox Dei, ma soprattutto per investitura naturale, la “Cala Maestri d’ascia”. Ora che la gente ha potuto mettere piede in quella spianata, si è resa conto per diretta visione, che quella dedicazione è la più appropriata per retaggio storico e per consuetudine d’uso. Quello spazio era infatti fino a quando quell’area non è stata concessa al comune per completare il progetto di connessione “campagna, città, mare”, un cantiere in cui i maestri d’ascia definiti artigiani-ingegneri, costruivano le imbarcazioni dei pescatori non solo sipontini: a loro si rivolgevano infatti anche armatori di altre marinerie.
UNO TRA gli altri che ancora operano su quella sponda parte integrante dell’antico mandracchio. Altri cantieri navali esercitano alla radice del molo di ponente del porto storico. Una attività quella dei maestri d’ascia, i mitici calafatari, che per secoli ha dato lustro alla Manfredonia marinara e sorretto l’economia cittadina quando era solo il mare e dunque i lavori ad esso connesse, le risorse in grado di assicurare futuro alla città. Una testimonianza di grande significato culturale della evoluzione storica della città.
A FARE memoria di quella realtà vissuta in prima persona, il maestro d’ascia Antonio Berardinetti, titolare del cantiere navale trasformato oggi in piazzale, che ha fatto presente sin dal nascere del progetto cosiddetto “Lama Scaloria”, della doverosa intitolazione della piazza a chi per secoli ha lavorato su quella riva e che dunque andava degnamente ricordato. <Nel settembre 2017 ho inviato una lettera – ricorda Berardinetti – al sindaco, con la quale chiedevo a nome dei maestri d’ascia passati e presenti, l’intitolazione di quella piazza ai Maestri d’ascia a memoria delle tradizioni locali>.
BERARDINETTI ha anche pensato ad un monumento che ricordi il lavoro dei maestri d’ascia. Franco Troiano, lo scultore-pittore di chiara fama, manfredoniano operante a Milano, autore di numerose opere considerevoli, molte presenti anche in città, ha regalato un bozzetto di quello che potrebbe essere il monumento commemorativo dei maestri d’ascia. Rappresenta i calafatari intenti a rifinire una barca. Oltre che tributare un giusto riconoscimento ad una categoria di “artigiani-ingegneri”, la sua realizzazione e opportuna collocazione nella “Cala dei Maestri d’ascia”, costituirebbe un significativo contributo d’arte alla memoria delle rilevanze illustri di una città così avara di riconoscimenti pubblici. Nonché un valido ingentilimento di quell’area che si presenta alquanto anonima, spoglia di una qualsiasi caratterizzazione così come del resto è l’attiguo Piazzale Diomede, e dunque una significativa attrazione turistica.
Michele Apollonio

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