Regione Puglia: debiti in calo, nelle casse 1,5 miliardi

              Le entrate correnti della Regione superano di 420 milioni la spesa, e anche

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Le entrate correnti della Regione superano di 420 milioni la spesa, e anche tenendo conto degli investimenti il saldo positivo è di circa 320 milioni. In cassa c’è un miliardo e mezzo di liquidità, con debiti (in costante calo) pari a 1,527 miliardi. Sono gli indicatori principali del rendiconto 2018 che il Consiglio regionale sarà chiamato ad approvare subito dopo le elezioni. Un documento in cui assumono particolare importanza i conti della sanità: il 2018 ha chiuso infatti in attivo per circa 2 milioni, ma grazie ad un «aiutino» di 58 milioni prelevati dal bilancio autonomo.

«Numeri che confermano l’ottimo stato di salute dei conti – dice l’assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese -, con una solida gestione finanziaria, un basso indebitamento e il riconoscimento da parte di Moody’s che ci ha attribuito il rating Baa3». Nel 2018 (le aliquote sono bloccate dal 2015) la Regione ha incassato 6,933 miliardi di tasse, di cui la fetta maggiore è la compartecipazione all’Iva: il bollo auto pesa per 422 milioni, le accise sui carburanti ne generano altri 399. Sul fronte delle spese, la Regione ha continuato a diminuire i costi di funzionamento, sia quelli del personale che quelli per uffici, auto e servizi generali: l’effetto più marcato si avrà nel 2019 (è stata dismessa la vecchia sede del Consiglio in via Capruzzi a Bari, che era in fitto, per il trasferimento nel nuovo palazzo di via Gentile), e ulteriori risparmi sono arrivati attraverso le gare per gli acquisti centralizzati.

Ma sono i conti della sanità (ancora non definitivi) a rivestire particolare importanza, anche perché sono al centro dell’esame dei ministeri di Economia e Salute per la chiusura del Piano operativo (il commissariamento soft). Il 2018 si è chiuso con un avanzo di 2,1 milioni, ottenuto grazie ai 50 milioni stanziati in sede di manovra e ad altri 8,5 milioni recuperati tra le pieghe del bilancio. Ma sui conti dello scorso anno pesano i 90 milioni per coprire i maggiori costi relativi al rinnovo dei contratti collettivi (e i relativi accantonamenti), gli altri 90 milioni relativi ai maggiori costi per i farmaci innovativi solo parzialmente equilibrati dai 43 milioni risparmiati sulla spesa farmaceutica attraverso le misure di contenimento. E, sempre a proposito di farmaci, il diktat ministeriale ha consentito alla Regione di iscrivere solo parzialmente i ricavi del payback (il meccanismo con cui a fine anno le case produttrici restituiscono quota parte del fatturato), nonostante le somme attese per gli anni 2017 e 2018 (attualmente sospese per via di un contenzioso nazionale) porterebbero il bilancio del sistema sanitario in avanzo per quasi 100 milioni di euro. In tutto questo, la Regione valorizza un indice di tempestività dei pagamenti (il tempo che trascorre dalla presentazione delle fatture) che a fine dicembre era a zero giorni: ma è un dato che le aziende fornitrici del sistema sanitario contestano, perché ottenuto – dicono – grazie al malvezzo degli ospedali di ritardare l’emissione degli ordini anche a mesi di distanza dall’effettiva consegna della merce ordinata

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