ANCHE DIABETOLOGIA IN TILT

Aggregata a Medicina - cinque mila unità assistite - il paziente un oggetto da maneggiare - recuperare infermieri - professionalità - anzianità - ness

Şİşecam celebra il suo 88° anniversario
SALPA GOLETTA VERDE, L’IMBARCAZIONE ARRIVERÀ ANCHE A MANFREDONIA
IN RICORDO DI ANTONIO CATERINO “MUSCHUN”, L’ANGELO DELL’INGIUSTIZIA

Aggregata a Medicina – cinque mila unità assistite – il paziente un oggetto da maneggiare – recuperare infermieri – professionalità – anzianità – nessuna graduatoria – smembramento – rivolgersi altrove – decadimento dell’ospedale –
verso la sua estinzione>>

Il rosario doloroso delle lamentele che ormai da anni si recita su quello che rimane del glorioso ospedale “San Camillo De Lellis” di Manfredonia, si arricchisce di un nuovo “mistero”, quello riguardante il servizio di Diabetologia. Gli è stata tolta l’autonomia operativa e aggregata a Medicina il che vuol dire svilimento della professionalità e contrazione del personale medico e infermieristico a tutto svantaggio dell’utenza che nell’anno decorso ha raggiunto le oltre cinque mila unità assistite delle quali 15/16 si recano giornalmente in ospedale per le opportune cure che vanno dalla visita medica, alla somministrazione della terapia, alla delicata attività educazionale del paziente diabetico per la necessaria prevenzione della malattia.
Un modo di fare quello di scorporare, accorpare, dismettere, eccetera, di chi ha la responsabilità dei servizi sanitari, che non tiene conto del destinatario dell’intero sistema sanitario, cioè la persona, il paziente che diventa un oggetto da maneggiare alla men peggio secondo criteri che nulla hanno a che fare con la medicina, quella alta che si rifà al Giuramento di Ippocrate.
Tra le preoccupazioni imperanti dei preposti alla organizzazione del servizio sanitario, quella di recuperare infermieri da destinare alla Lungodegenza, che pare debba essere l’avvenire di questo ospedale. Si fa incetta di personale negli ambulatori a prescindere della professionalità specifica maturata in anni di servizio nonché dell’anzianità media che è di circa 55 anni. Si spostano come pedine su una scacchiera senza alcun criterio, nessuna graduatoria, lasciando vuoti incolmati e non preoccupandosi della idoneità alla nuova destinazione. E poi ci lamentiamo della malasanità…
L’odissea della Diabetologia va a far compagnia a ortopedia, cardiologia, natalità, laboratorio analisi, trasfusionale, eccetera. Uno stillicidio sottile e silenzioso che ha minato le fondamenta di un nosocomio che è stato un fiore all’occhiello della sanità provinciale. Fino a quando è iniziato lo smembramento di una struttura costruita laboriosamente a misura di una comunità di utenti che si estende fino al Gargano. Si è cominciato con la scuola per infermieri per proseguire con le suppellettili e via via con i vari reparti, fino ai giorni nostri come raccontano le cronache ma soprattutto le tantissime proteste, rimostranze, contestazioni di quanti hanno avuto la disavventura di dover ricorrere ad un servizio sanitario. A quel punto rivolgersi altrove è imperativo.
Il declassamento e il decadimento dell’ospedale è l’ennesima, tangibile dimostrazione di quanto il tessuto sociale della città sia andato degradandosi tanto che anziché progredire è andato regredendo. Negli ambienti ospedalieri ma anche tra la cittadinanza, si va facendo sempre più chiara e netta la convinzione che questo ospedale va verso la sua estinzione con il beneplacito dei governanti cittadini e della Regione Puglia che si vanta della costruzione di nuovi ospedali a Monopoli, Fasano, Andria e Sud Salento. Ma a questo punto non sarebbe quanto meno più onesto e più pratico dire chiaro e tondo l’ospedale di Manfredonia va chiuso?


Michele Apollonio

COMMENTI

WORDPRESS: 0