Cloro «sporco» ad Aqp: 2 arresti.

                    Le forniture di cloro per i potabilizzatori di

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Le forniture di cloro per i potabilizzatori di Aqp sono state truccate, con un prodotto destinato in realtà ad utilizzi industriali e non adatto per il consumo umano. Ne è convinta la Procura di Bari, che ha ottenuto gli arresti domiciliari per Donato D’Agostino, amministratore della omonima società barese di forniture chimiche, e del chimico Francesco Loliva responsabile del laboratorio interno. Le accuse dei pm Claudio Pinto e Luciana Silvestris, coordinati dall’aggiunto Lino Giorgio Bruno, sono state formulate anche sulla base di una perizia dell’Istituto Superiore di Sanità e riguardano 7 persone più la società Chimica D’Agostino in base alla legge 231: le ipotesi di reato, a vario titolo, sono turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture e truffa aggravata e continuata in danno di Acquedotto Pugliese (che risulta parte lesa). Un alto dirigente di Aqp, l’ex capo degli appalti Nicola Cianci, oggi alla guida di Aseco (la società che gestisce i rifiuti) rischia invece l’interdizione.
L’operazione condotta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria della Finanza di Bari al comando del colonnello Pierluca Cassano, è stata chiamata “Labarraque” ed è partita dalla denuncia di un concorrente della Chimica D’Agostino che aveva partecipato alle procedure di appalto svolte dal 2012 al 2016.

Il gip Abbattista ha anche disposto il sequestro di 1,1 milioni di euro ritenuti profitto del reato. “Dalle indagini – secondo il comandante provinciale delle Fiamme gialle, Nicola Altiero – è emerso un quadro di grave alterazione delle procedure di gara, in base a cui la società D’Agostino non avrebbe nemmeno potuto partecipare a quel tipo di appalto perché non in possesso dei requisiti previsti dal capitolato. Eppure poteva contare sulla benevolenza di alcuni dipendenti di Acquedotto Pugliese”. Per i quattro (l’ex dirigente degli appalti, Maurizio Cianci, e i funzionari Marco Scannicchio, Vincenzo Introna e Nicola Troccoli, nel frattempo trasferiti ad altro incarico, cui è contestato anche il falso in atto pubblico) la Procura ha chiesto l’interdizione: il gip deciderà dopo l’interrogatorio. Per quanto inizialmente l’accusa avesse ipotizzato anche un attentato alla sicurezza alimentare, in conseguenza dell’uso di cloro industriale, i successivi accertamenti disposti dalla Procura di Bari hanno escluso ogni possibile rischio: l’acqua che arriva nei rubinetti pugliesi, e che viene sottoposta a continui campionamenti, è assolutamente sicura e in linea con i parametri di legge. Tuttavia – in base agli atti di indagine – il prodotto venduto da Chimica D’Agostino (la cui linea di difesa smentisce questo assunto, sostenendo di aver rispettato le leggi vigenti) non era conforme a quanto richiesto: l’azienda dichiarava di produrre in proprio la sostanza ma invece acquistava cloro industriale al 18%, contenente impurità come i bromati, e lo sottoponeva poi a diliuizione per portarlo al 12% richiesto: le perizie svolte durante l’indagine hanno però evidenziato che a volte la concentrazione del prodotto consegnato era dell’8-9% in quanto Aqp non svolgeva alcun tipo di verifica. La situazione – spiegano fonti dell’azienda – è comunque cambiata: ora il cloro (fornito da altra azienda) viene regolarmente monitorato.

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