Vaccini, in Puglia l’obbligo funziona ma le sanzioni non ci sono

La buona notizia è che in appena sei mesi, da dicembre a giugno, la Puglia ha raggiunto il 95% di copertura vaccinale per il vaccino trivalente, quell

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La buona notizia è che in appena sei mesi, da dicembre a giugno, la Puglia ha raggiunto il 95% di copertura vaccinale per il vaccino trivalente, quello che comprende anche il morbillo. Quella meno buona è che la situazione è a macchia di leopardo, con tre province ancora lontane dalla soglia di sicurezza. Ma a lasciare perplessi è il fatto che a due anni dall’introduzione dell’obbligo, non è stata comminata nemmeno una sola multa a chi non ha vaccinato i bambini in età scolastica.

Non si tratta, va detto, di un problema solo pugliese, perché le sanzioni non sono partite quasi in nessuna Regione. Il motivo è prettamente burocratico. Da un lato c’è la lunghezza delle procedure (in Puglia siamo nella fase di invio delle raccomandate di diffida agli inadempienti), dall’altro il dubbio su cui deve materialmente comminare le sanzioni. Secondo la lettura prevalente, condivisa anche in sede ministeriale, le Asl dovrebbero trasmettere gli elenchi all’Agenzia dell’Entrate per l’emissione dei ruoli, ma per farlo servirebbe un accordo che non esiste. Fatto sta che, ad oggi, chi non ha vaccinato i figli di età inferiore a 6 anni ha avuto l’espulsione da nidi e asili, come previsto dal decreto Lorenzin. Chi invece ha figli in età da scuola dell’obbligo, al momento non ha avuto alcuna sanzione, né per lo scorso anno né per quello in corso. E nessuno è in grado di dire se – e quando – partiranno le multe.

Il decreto del giugno 2017 ha introdotto l’obbligatorietà per 12 vaccinazioni (tutte gratuite), considerandole requisito essenziale per l’ammissione ad asili e nidi e prevedendo in tutti gli altri casi multe da 100 a 500 euro, evidentemente graduate per colpire chi si rende inadempiente in maniera recidiva. Sono i dipartimenti di prevenzione delle Asl a dover tenere traccia delle vaccinazioni, invitando i genitori inadempienti a mettersi in regola: chi non ha una valida giustificazione (ad esempio perché il bambino è sottoposto a terapie incompatibili) è soggetto alle sanzioni.
La Puglia ha seguito una strada soft, che ha previsto il contatto diretto dei servizi vaccinali con le famiglie inadempienti: spesso i medici fanno più tentativi informali prima di passare alle diffide. Allo stesso tempo, per evitare alibi di qualunque tipo, la Regione ha ordinato ai laboratori di lavorare «a sportello», cioè senza prenotazione. Serve a evitare che si rinvii l’appuntamento all’infinito al solo scopo di evitare di finire nell’elenco degli inadempienti, anche se proprio il focolaio di morbillo di Bari ha dimostrato che questa direttiva non viene seguita: uno dei bambini infettati, non vaccinato, aveva saltato un appuntamento il 25 ottobre.

In ogni caso gli ultimi dati sulle coperture, elaborati da Rosa Prato e Domenico Martinelli dell’Università di Foggia, dicono che per il vaccino Mpr (per bambini di età inferiore o uguale a 36 mesi, una dose) la Puglia è passata in appena sei mesi dal 93 al 95%, arrivando dunque alla soglia considerata sicura per innescare l’immunità di gregge (il fenomeno che protegge statisticamente anche i non vaccinati). Ma questo avviene a macchia di leopardo. Perché se Taranto il 31 dicembre scorso era già al 97,9%, Bari resta al 93,8% (era al 91,8%), Brindisi al 94,4% (era al 91,9%) e Foggia al 91,5% (era al 91,1%). «La regione Puglia si sta avvicinando agli obiettivi – dice la professoressa Prato -, con valori da massimo storico mai registrati prima che fanno emergere il duro lavoro messo in atto». La copertura è ancora inferiore al 95% per la seconda dose di Mpr, nei bambini (91,3%, ma i dati di Bari non sono ancora definitivi) e soprattutto negli adolescenti nati negli anni 1996-2002 (85%): l’obbligo vaccinale ha infatti avuto effetti immediati sui più piccoli, mentre è decisamente più difficile recuperare quanto non è stato fatto negli anni passati. Quando cioè l’effetto progressivo delle teorie negazioniste (ma anche la minor attenzione di famiglie e addetti ai lavori) ha portato a far calare le percentuali.

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