Strage San Marco.Svelati i dettagli sulla mattanza

Nelle prime ore di ieri, 16 ottobre, è stata eseguita una importantissima operazione di contrasto alla criminalità organizzata della provincia di Fogg

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Nelle prime ore di ieri, 16 ottobre, è stata eseguita una importantissima operazione di contrasto alla criminalità organizzata della provincia di Foggia, che riguarda il brutale quadruplice omicidio commesso nelle campagne di Apricena, nei pressi della vecchia stazione ferroviaria di San Marco in Lamis il 9 agosto 2017.

I carabinieri del Comando Provinciale di Foggia e del Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, con il supporto di quelli della Compagnia di Barletta, hanno infatti eseguito nei confronti di due indagati, Giovanni Caterino, classe ’80 e Luigi Palena, classe ’70, entrambi di Manfredonia, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Bari su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia. Il primo è accusato di concorso nel quadruplice omicidio e di detenzione e porto delle armi utilizzate per il delitto, entrambi di detenzione e porto di altre due armi.

Le indagini si sono sviluppate su piani diversi ed infatti sono state affidate ad un pool di magistrati della DDA di Bari e a diversi organi dell’Arma dei Carabinieri, che hanno battuto i vari percorsi investigativi: in particolare il Comando Provinciale di Foggia ed il Reparto Crimini Violenti del R.O.S. di Roma, che hanno potuto contare anche sul generoso supporto del Comando Provinciale di Bari, con l’importante contributo della Compagnia Carabinieri di Barletta.

Le indagini condotte dai carabinieri di Foggia e dal ROS, estremamente complesse e di altissimo livello tecnologico, peraltro ancora in corso, hanno permesso di dimostrare come Caterino, già nei giorni precedenti la strage, aveva studiato le abitudini dell’obiettivo principale, Mario Luciano Romito, per poi pedinarlo nel giorno dell’omicidio, per indirizzare e condurre i componenti del gruppo di fuoco fino al luogo dove avvenne l’atroce delitto.

Grazie alla raccolta ed al confronto di innumerevoli dati estrapolati da decine di telecamere disseminate lungo tutto il tragitto interessato dal passaggio di vittime e carnefici e grazie alle numerosissime intercettazioni e instancabili servizi sul terreno, è stato documentato il coinvolgimento diretto di Caterino, nonché il ruolo svolto da Palena per procurare due armi da fuoco, con relativo munizionamento, da utilizzare per l’omicidio, ancora in fase organizzativa, di un altro esponente del contrapposto clan “Romito”.

Altri, importantissimi elementi indiziari sono stati acquisiti, sin dall’inizio delle indagini, nell’ambito di una innovativa cooperazione internazionale, che ha coinvolto anche Eurojust. Infatti, nel corso di altre indagini condotte sempre della DDA di Bari ed affidate all’Arma di Barletta, era emersa, grazie alla brillante intuizione dei militari, la possibile implicazione nella strage di Saverio Tucci, anch’egli manfredoniano, soprannominato “Faccia d’Angelo”, in passato coinvolto nel processo alla mafia garganica denominato “Iscaro Saburo”, nel cui ambito fu condannato per traffico di droga.

Ebbene, due mesi dopo la strage di San Marco, il 10 ottobre, Tucci venne ucciso ad Amsterdam da Carlo Magno, un manfredoniano che da anni viveva facendo la spola tra la città olandese e il centro sipontino.

Lo stesso Magno, il 12 ottobre 2017, si presentò dalla polizia olandese con un avvocato per costituirsi, sostenendo di aver ammazzato, appunto, Tucci, di cui fece immediatamente rinvenire il cadavere, occultato in una valigia all’interno di una autovettura che lui aveva in uso.

La sensazione che i rapporti tra Tucci (di cui già si ipotizzava un ruolo nel quadruplice omicidio) e Magno potessero condurre ad aprire un varco nelle indagini sulla strage di San Marco in Lamis indusse i magistrati della DDA, in primis lo stesso procuratore Volpe – con l’eccezionale contributo di Eurojust – a intessere rapporti con le autorità olandesi, che aderendo alla richiesta di trasferimento in Italia del caso giudiziario (il cui processo pertanto si celebrerà in Italia), consegnarono Magno nelle mani della magistratura italiana, dinanzi alla quale l’uomo iniziò un percorso di collaborazione.

Magno, nel corso di vari interrogatori, ha ripetutamente riferito agli inquirenti che Tucci gli aveva svelato di aver fatto parte del gruppo che aveva ucciso Mario Luciano Romito, confermando dunque l’ipotesi investigativa.

È apparso, allora, chiaro il senso di talune affermazioni fatte nel corso di intercettazioni proprio da Caterino, allorquando, dopo il quadruplice omicidio e dopo aver subìto un tentativo di agguato il 18 febbraio 2018, incluse se stesso e proprio Tucci tra gli obiettivi prioritari del clan Romito.

Il contesto criminale emerso dalle indagini ha anche permesso di dare un inquadramento al gravissimo fatto di sangue nelle dinamiche criminali del territorio: in sostanza un passaggio “necessario” per la ridefinizione degli assetti di potere all’interno della criminalità garganica, per la quale Romito, indiscusso esponente di vertice dell’aggregato criminale facente capo all’omonima famiglia, rappresentava un ostacolo.

La Procura di Bari ha richiesto ed ottenuto dal GIP che fosse riconosciuta l’aggravante mafiosa di cui all’articolo 416 bis 1 del codice penale, sia sotto il profilo del “metodo”, che sotto quello della finalità di agevolare il clan mafioso “Li Bergolis”, storico rivale dei Romito.

Il contributo di più reparti specializzati di polizia giudiziaria, il lavoro coordinato di vari magistrati, l’altissimo livello tecnologico delle investigazioni, il coordinamento internazionale e – finalmente – una rottura nel muro di omertà che da sempre contraddistingue quel territorio stanno dando inizio ad un nuovo corso nella lotta alla criminalità organizzata della provincia di Foggia, in questa come in altre indagini.

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