Ponti e viadotti, i cedimenti e i rischi gestiti da Anas e Provincia

Il disastro del viadotto Morandi a Genova ha cominciato a far interrogare gli enti e i cittadini sullo stato di salute dei ponti italiani. Sono circa

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Il disastro del viadotto Morandi a Genova ha cominciato a far interrogare gli enti e i cittadini sullo stato di salute dei ponti italiani. Sono circa 300 quelli con 50 anni d’età ( il tempo medio di usura del calcestruzzo e cemento armato, utilizzato con le tecnologie degli anni 60), mappati e a rischio crollo in Italia. Anas gestisce 25.500 chilometri di strade e 24.241 chilometri di strade statali. I concessionari hanno la titolarità di 7.123 km di autostrade, 686 gallerie e 1608 viadotti. Le Regioni governano 155.000 chilometri  mentre ai comuni spetta il grosso delle strade italiane: 1,3 milioni di chilometri.

Per la Capitanata sul fiume Fortore sono tre i ponti molto ammalorati e su cui da anni insistono interventi per quel che concerne le strade provinciali gestite dagli uffici della Provincia di Foggia.

Tutta la Strada Provinciale 42 bis Ponte Civitate-Stazione di Ripalta, secondo la Prefettura, è percorribile con prudenza, il ponte lì ha molte criticità, così come sulla strada provinciale 41 bis  “Chieuti – Ripalta”, che ha necessitato negli anni di lavori urgenti di restauro statico al km. 10+300,  e sulla SP 46.

Ponte sul Fortore sulla Sp 46

Anas invece che gestisce la Statale 16 sta intervenendo con lavori per 4 milioni di euro circa sul ponte direzione Chieuti sempre sul Fortore. Sul fiume e sulla Valle del Fortore in Campania l’Anas sta investendo parecchio nella messa in sicurezza. È dello scorso aprile la delibera su una strada molto critica  e pericolosa, la S.S. 372, detta la “Telesina” nel beneventano, per la quale si prevedono lavori di manutenzione straordinaria sul ponte Reinello a seguito ancora dell’alluvione del 14 ottobre 2015. A tre anni dai fatti. Per quel tratto Anas ha deciso la demolizione e la ricostruzione del ponte di scavalco del torrente Reinello al km 29+100.

Sono partiti dal 18 giugno scorso e sono in esecuzione i lavori di risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari della strada statale 16 “Tangenziale di Bari”,  dal km 798,000 al km 811,350, con interventi anche sul viadotto Idro, in entrambe le direzioni. Gli interventi vengono eseguiti nelle notti di lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e venerdì di ogni settimana, in fascia oraria notturna compresa tra le ore 21 e le ore 6. Per consentire i lavori sono chiuse, alternativamente, le corsie di marcia, centrale o di sorpasso in tratti di lunghezza massima pari a 1000 metri, con transito consentito su un’unica corsia libera.

Gli interventi stanno riguardando entrambe le carreggiate (direzione Brindisi-Lecce e direzione Foggia).

È di oltre 1,3 milioni di euro – finanziati con Accordo di Programma Quadro ‘Basilicata Infrastrutture Stradali’ in quota Fondo Sviluppo e Coesione 2007/2013 – il valore del bando di gara che Anas ha pubblicato nel febbraio scorso, relativo a lavori di manutenzione straordinaria su alcuni viadotti situati sulle statali 598 “di Fondo Valle d’Agri”, 658 “Potenza-Melfi” e 653 “della Valle del Sinni”. Gli interventi, nel dettaglio, consisteranno nel consolidamento localizzato delle travi ed interesseranno i viadotti ‘Verzarulo’ e ‘Santa Domenica’ sulla SS598, ‘Scescio’, ‘Bosco’, ‘Canalone’ e ‘Convento Vecchio’ lungo la SS658 ed ‘Episcopia’ lungo la SS653.

Tornando in Capitanata sono periodici i lavori su un ponte non proprio sicuro, ossia quello sul  torrente Candelaro sulla Strada provinciale 74 per San Marco in Lamis, per  il quale nel 2014 si stanziarono delle risorse per  il suo rifacimento del ponte. Ad oggi la situazione non appare migliorata.

Strada provinciale 74, ponte sul Candelaro

Ancora chiuso il ponte sulla statale 89 al Bivio San Marco, sul quale l’Anas sta operando, sollecitata dai comitati di residenti e dai parlamentari del M5S, in particolare Giorgio Lovecchio. La società del gruppo FS aveva promesso la sua riapertura entro ottobre 2018. Gli abitanti della borgata Arpinova, gli agricoltori, i turisti e gli automobilisti sono costretti a percorrere un altro ponte a due chilometri di distanza per fare inversione e immettersi su Via San Marco. Tra l’altro sul ponte succedaneo, utilizzato ormai da quasi un anno, il manto stradale è pietoso.

È sempre al centro delle polemiche il ponte sulla tratta ferroviaria di Via Cerignola-Via Bari sulla statale 16, il cavalca ferrovia di Via Bari, in località Posta delle Vigne – Pantano, chiuso per qualche settimana, dopo una alluvione e poi rimesso in sicurezza. I tecnici di Trenitalia diedero l’ok per la sua transitabilità, così come anche altri professionisti chiamati per una perizia. Si ebbe poi un incendio della bidonville e altre situazioni spiacevoli. Ponte riaperto quindi e super trafficato, con la promessa di una sua sostituzione ad opera di chi ha il via libera per l’accordo di programma Prusst San Michele sottoscritto in data 15/12/2009 tra Regione Puglia e Comune di Foggia per la realizzazione del programma urbanistico denominato “CENTRO LE PERLE”, dalla proponente Società “SAD LE PERLE S.R.L.” che ne aveva determinato la variante alla strumentazione urbanistica vigente. Di quel progetto, con la morte di don Michele Perrone, non si sa più nulla, sebbene non manchino imprenditori vicini alla famiglia, che potrebbero essere interessati a rilevarne degli stralci.

Su tutti questi temi è intervenuto l’Ordine nazionale  dei Geologi. “Molte delle infrastrutture viarie italiane sono state costruite negli anni ‘60 e ’70- hanno scritto in una nota i geologi italiani- e si rifanno dunque a normative tecniche non adeguate agli utilizzi e ai carichi di esercizio attuali, ma molte di esse sono anche carenti dal punto di vista della sicurezza geologica e sismica, perché il contributo di queste discipline non era contemplato dalle allora vigenti normative. E in tutto il Paese sono migliaia i ponti e i viadotti che rientrano in questa casistica. Per evitare che si ripetano tragedie simili, secondo i geologi è indispensabile attuare una seria politica di prevenzione dai rischi, finalizzata alla sicurezza e alla pubblica incolumità dei cittadini e a un sicuro risparmio economico solo attraverso un piano straordinario di manutenzione e messa in sicurezza delle opere esistenti e del territorio, richiamato dopo ogni tragedia ma subito dopo sempre finito nel dimenticatoio.

“La manutenzione è stata normata solo con la legge quadro sui lavori pubblici del 1994, – afferma il CNG – in cui trova una prima esplicita definizione e risulta parte integrante della progettazione, esecuzione ed esercizio delle opere pubbliche. Anche le successive discipline dei lavori pubblici (D.Lgs 163/2006 e relativo regolamento attuativo e l’attuale D.Lgs 50/2016) riportano integralmente la disciplina sulla manutenzione contenuta nella precedente legge quadro. Lo sforzo del legislatore a partire dal ‘94, apprezzabile dal punto di vista culturale e giuridico, è stato di fatto vanificato dalla carenza di cultura della manutenzione nella pubblica amministrazione, i cui decisori ne hanno sottovalutato l’importanza, facendo sì che il piano di manutenzione e/o di monitoraggio strutturale e geotecnico fossero eseguiti dal progettista e dai progettisti specialisti, ma spesso senza previsione del finanziamento per l’attuazione, come prevede la legge” concludono i geologi.

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