Crisi editoria locale, fallita storica società editrice de l’Attacco.

Il dibattito nazionale sul giornalismo italiano è stato in questi giorni galvanizzato dall’annuncio di Enrico Mentana, che intende lanciare un quotidi

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Il dibattito nazionale sul giornalismo italiano è stato in questi giorni galvanizzato dall’annuncio di Enrico Mentana, che intende lanciare un quotidiano online per i giovani giornalisti sottopagati e dalla lettera del Sottosegretario all’Editoria Vito Crimi al direttore di Repubblica Mario Calabresi sul finanziamento pubblico ai giornali e sulla necessità di rivedere l’obbligo per le pubbliche amministrazioni della pubblicazione dei bandi di gara su giornali, che si vendono poco e si leggono ancora meno.

A livello locale, tv ed editoria stanno vivendo un momento di grande trasformazione e di razionalizzazione profonda, causata dalla riduzione drastica dei finanziamenti regionali alle emittenti locali. L’Immediato ha già raccontato delle dimissioni dell’ingegnere ed ex sindaco Gianni Mongelli che, dopo aver investito insieme ad alcuni amici imprenditori nella riorganizzazione dei palinsesti di TeleFoggia ha abbandonato il progetto concepito insieme all’ex sottosegretario Gianni Mongiello.

È in forte ripensamento anche Teleradioerre della Curci Communication di Massimo Curci, coinvolto nella maxi operazione Security della DDA di Milano. Il ragioniere-commercialista carapellese aveva acquistato quote di Teledauna e l’intero pacchetto di Teleradioerre da Euclide Della Vista negli anni ruggenti del Foggia Calcio, con l’obiettivo di creare un polo unico, che però non ha mai visto la luce.

Oggi ai due tecnici e ai tre giornalisti collaboratori di Teleradioerre, con diverse mensilità arretrate e con contratto in scadenza il prossimo 31 agosto, è stato comunicato il trasferimento di sede, dagli studi del Villaggio Artigiani a Carapelle. Non tutti i dipendenti sembrano orientati a seguire questa delocalizzazione e per le spese da sostenere e per un effettivo decentramento, che subirebbe la redazione nel centro del Basso Tavoliere rispetto ai luoghi di produzione delle notizie e degli approfondimenti. Senza contare le interviste e le trasmissioni in studio. 15 km dal capoluogo non sono tanti, ma possono fare la differenza, soprattutto nei mesi elettorali che stanno per sopraggiungere.

La sede del Villaggio Artigiani in Via di Tressanti si lega anche ad un’altra vertenza. Fino al 7 luglio scorso quella strada e quei locali apparivano come “sede provvisoria” anche nella gerenza del quotidiano l’Attacco, che da questa settimana ha scritto in calce la nuova sede di Via Gramsci 173 a Foggia e nelle settimane scorse ha lanciato l’edicola online che permetterebbe di acquistare il giornale in formato pdf.

Per l’Attacco si è trattato di un anno complesso. La vecchia società editrice del cartaceo concorrente della Gazzetta di Capitanata, la Well.Com.CommunicationConsulting S.r.l. è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Foggia con nomina del Giudice Delegato la dottoressa Valentina Tripaldi e del curatore Mario Lucio Lisi con una sentenza dello scorso gennaio.

A maggio, all’udienza per l’esame dello stato passivo, l’assemblea dei creditori si è trovata di fronte a debiti per 1,1 milioni di euro, di cui ben 600mila verso l’Agenzia delle Entrate, più di 30mila verso gli stampatori e diverse migliaia di euro di tfr non corrisposti e contributi non versati a storici e attuali collaboratori, licenziati per cessata attività e alcuni dei quali prontamente riassunti. Nulla di nuovo in questo settore. Per il giornale nei mesi scorsi si era confezionata una nuova ri-verginata compagine societaria con una nuova società editrice (che incassa le pubblicità e tutti gli utili) e una cooperativa di giornalisti contrattualizzata per le prestazioni di service.

Il giornale non è ancora sbarcato in rete con un suo sito, come tante volte annunciato dal suo direttore Piero Paciello, ma sta consolidando una aggressiva campagna di abbonamenti con alcuni partner economici e politici. Liquidità fresche sopraggiunte in cassa.

Alcuni edicolanti della città però sono scettici. 10 abbonamenti in più nella zona Sud, altri in centro, altri ancora al Quartiere Stazione. Più la speranza di vendere qualche copia on line.

“Vengono a prendere le copie i dipendenti di una cooperativa, ma sono copie ritirate a stock, non so se sono lette. Alcuni anni fa, quando l’Attacco davvero attaccava, si vendeva qualche copia in più, oggi si arriva al massimo a 3. Regge la Gazzetta, mentre da me è crollata del tutto Repubblica”, spiega un edicolante, che comunque ammette di non sopravvivere grazie ai giornali, ma coi giochi e altri prodotti per bambini. “Il lettore medio dei quotidiani cartacei ha 60 anni”, è la sua triste disamina.

Tv in affanno, giornali in cerca di una nuova identità. C’è chi abbozza la possibilità che Gianni Mongelli possa investire in Teleradioerre, l’ingegnere però raggiunto al telefono è cauto: “Al momento non è nelle mie valutazioni gettarmi in nuove avventure. Dopo l’estate ci penserò, adesso sono ancora concentrato sulla questione TeleFoggia, ho delle azioni da portare a termine”. I suoi due format non hanno sfondato, se non tra gli addetti ai lavori. La risposta è molto lucida. “Le tv locali devono capire che c’è la necessità di modernizzare il prodotto in modo da renderlo efficace e al passo coi tempi. Anche noi abbiamo affrontato la tv in modo tradizionale, ma quel modo di fare tv non va più, servono nuovi meccanismi, tutti da sperimentare”.

Tra gli editori chi sicuramente potrà giocare un ruolo di primo piano nell’autunno 2018 è il tycoon della sanità privata ed ex vicesindaco Tito Salatto. La redazione di Teleblu è stata molto vivace in questi mesi, grazie all’apporto di giovani giornalisti desiderosi di imparare il linguaggio televisivo.

Il dottor Salatto non nega di poter assorbire qualche volto di Teleradioerre, è in cerca da mesi di una fresca anchorwoman, solo in parte rappresentata negli ultimi tempi da Alessandra Benvenuto.

Come si sente ad essere l’unico editore storico sulla piazza? “Male, i pochi giornalisti veri rimasti disdegnano le tv – ribatte -. Credo che dovremmo parlare tra tutti noi editori per aiutarci. Insieme è la parola magica, per noi, per il Sud e per l’Italia. Io non mi sono mai sentito un padrone, neanche nelle mie società al 98%. Propongo una riunione con gli editori di buona volontà. Posso anche non avere io la maggioranza. Padroni di 100, a che serve?” si chiede, lanciando un appello.

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