Tonnellate di grano sbarcano in Puglia. “Presenza di sostanze nocive”

Ancora un sequestro di grano proveniente dal Canada nel porto di Bari. Il carico (50mila tonnellate) è stato sequestrato nelle stive della “Cmb Partn

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Ancora un sequestro di grano proveniente dal Canada nel porto di Bari. Il carico (50mila tonnellate) è stato sequestrato nelle stive della “Cmb Partner”, proveniente da Vancouver, attraccata l’8 giugno. La nave avrebbe navigato per 40 giorni prima di attraccare nel porto pugliese. Il provvedimento, sarebbe stato portato a termine dai Carabinieri forestali che avrebbero rilevato la presenza di sostanze nocive in percentuali superiori ai limiti consentiti dalla legge.

“Dopo il via libera all’etichettatura per certificare la filiera del latte – ha affermato il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele -, diventa indispensabile provvedere in egual modo per quanto riguarda l’olio d’oliva e il grano. E tanto è particolarmente importante per difendere il Made in Puglia, dal momento che siamo ormai davanti ad una vera invasione di prodotti provenienti dall’estero, dalla difficile tracciabilità e con qualità organolettiche assai dubbie, come dimostrano i sospetti in questi giorni sui cereali di provenienza canadese per le irregolarità che sarebbero state riscontrate in termini di residui di deossinivalenolo (o Don o vomitossina), una pericolosa micotossina e per l’uso intensivo di glifosate, un potente diserbante, utilizzato proprio nella fase di pre-raccolta (pratica vietata in Italia)”.

Un momento della protesta organizzata da Coldiretti a Bari contro le importazioni di grano dall’estero

Nei giorni scorsi, l’associazione di categoria ha organizzato un blitz al Varco della Vittoria per verificare la provenienza del prodotto sui tir esteri. A sostenere la battaglia politica, il consigliere regionale del Gruppo Ap e componente delle commissioni Bilancio e Agricoltura, Gianni Stea, che ha condiviso la protesta del presidente di Coldiretti Puglia. “Una doppia tenaglia che sta seriamente mettendo a rischio il futuro di quel granaio Italia che è la Puglia – ha spiegato Stea -. Spero – aggiunge Stea – che sia interesse comune alle istituzioni trovare un punto di intesa in questa ennesima battaglia tra poveri, in modo da mantenere su livelli di eccellenza la qualità dell’intera filiera agroalimentare pugliese e italiana e nel contempo tutelare la salute dei consumatori, spesso vittime di vere e proprie frodi. L’ennesima beffa per la nostra agricoltura che richiede l’intervento immediato del governo nazionale per impedire una volta per tutte l’immissione sul mercato di prodotti che nulla hanno a che vedere con le nostre tradizione e vocazione agricole”.

Sull’annosa questione è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio, Giandiego Gatta: “Quando abbiamo saputo dell’arrivo prossimo della ‘balena canadese’ contenente migliaia di tonnellate di grano, abbiamo condiviso e sostenuto la legittima protesta degli agricoltori pugliesi, già duramente provati da una crisi che ha provocato una contrazione di circa 60 mila posti di lavoro con una perdita stimata nel 2016, per il crollo dei prezzi, pari a 145 milioni di euro. Oggi, la notizia del sequestro del grano giunto a Bari per presenza di sostanze chimiche superiori ai limiti, impone una serissima riflessione in sede regionale: non solo c’è un settore in ginocchio, ma anche dei consumatori ignari che vanno tutelati”.
“Un fatto – ha aggiunto – che alimenta le ragioni dei nostri agricoltori che producono grano di altissima qualità sostenendo, così, anche costi molto più alti rispetto ai produttori stranieri. Ed il problema della tracciabilità è il nodo centrale: il made in Italy è una garanzia che va assicurata ai cittadini. Purtroppo, invece, il grano arriva nel nostro Paese e utilizzato per fare la pasta che verrà identificata come italiana, quando in realtà non è così. La Giunta regionale – ha concluso Gatta – deve sollecitare il governo nazionale a richiedere obblighi più stringenti per identificare la provenienza della merce in sede Ue: la nostra è la prima regione d’Italia per produzione di grano duro. Abbiamo più di un motivo per lottare a sostegno degli agricoltori”.

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