ANCHE LA SILAC IN SOFFERENZA

i lavoratori che sono stati costretti ad incrociare le braccia - difficoltà che ormai sovrastano sul mondo del lavoro -  “dobbiamo ridurre il personal

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i lavoratori che sono stati costretti ad incrociare le braccia – difficoltà che ormai sovrastano sul mondo del lavoro –  “dobbiamo ridurre il personale” – mancato versamento delle somme destinate alla previdenza complementare – ipotesi più negative circa l’avvenire – sindacato e di lavoratori non escludono ulteriori momenti di lotta e di sciopero>>

  Anche la Silac, la storica industria casearia di Manfredonia, è in sofferenza. Si va ad aggiungere alle tante altre situazioni lavorative cessate o in odore di disarmo. E anche per questa azienda che è stata una bella e positiva realtà dell’impresa manfredoniana, a patirne le maggiori e drastiche conseguenze, sono i lavoratori che sono stati costretti ad incrociare le braccia per richiamare l’attenzione sulla loro sempre più precaria situazione. Attenzione raccolta e sostenuta dal sindacato lavoratori agro industria. Dalle costituite autorità a quanto pare, nessun segnale. Una presenza sulla quale si conta poco o niente considerata la dimostrata scarsa o nulla incidenza sulle difficoltà che ormai sovrastano sul mondo del lavoro. Un eloquente esempio per tutto, il caso della vetreria ex Sangalli, ultimo di una lunga serie, finito nel dimenticatoio dopo vagonate di promesse, proclami, incontri di ogni tipo e via dicendo. Il risultato è che quegli oltre duecento lavoratori con le rispettive famiglie, si ritrovano senza lavoro e senza alcuna prospettiva.    L’orizzonte che si para ai dipendenti Silac non pare molto diverso. Che la Silac fosse in difficoltà lo si sapeva e da oltre tre anni durante i quali i dipendenti hanno aderito, con alto senso di responsabilità, a sobbarcarsi un percorso di solidarietà che ha comportato sostanziali sacrifici. Che non sono serviti a niente, quanto meno alle maestranze che si ritrovano ora difronte all’annuncio della società di dover tagliare il personale. Secondo la Silac gli esuberi sarebbero 15 su 50 dipendenti. Ma la prospettiva è alquanto nebulosa.  Le maestranze lamentano come sia un riferimento del tutto fittizio dal momento che l’azienda non ha fornito alcuna giustificazione a quei numeri rifiutandosi di dare seguito alla richiesta del sindacato e dei lavoratori, di predisporre un piano industriale da discutere con il coinvolgimento delle maestranze. <L’unica e monotona risposta dataci – protestano i dipendenti – è “dobbiamo ridurre il personale”>. Per dare voce alla protesta le maestranze hanno attuato una prima giornata di sciopero sabato. Una mossa “parata” dall’azienda che nella giornata precedente <ha comandato i lavoratori – afferma un comunicato – a produrre quantità superiori in modo da garantirsi la mancata produzione che poteva provocare lo sciopero, probabilmente oltrepassando i limiti previsti dal contratto di solidarietà>.    Ma la protesta dei dipendenti Silac si estende anche <al mancato versamento delle somme destinate alla previdenza complementare come Alifond, che il sindacato sta chiedendo da oltre due anni con un piano di reintegro rateizzato, ma che ad oggi non ha trovato riscontro anche in barba ad impegni precedentemente assunti con accordi siglati presso l’Associazione industriali>.    Un aspetto preoccupante che lascia aperte le porte alle ipotesi più negative circa l’avvenire di quella azienda. <Sino ad ora – lamentano i dipendenti – i problemi aziendali sono stati scaricati sulle spalle delle maestranze in modo iniquo>. Dinanzi allo stabilimento è stato insediato un presidio di lavoratori. <L’utilizzo dello sciopero – conclude il comunicato – vuole evidenziare un atteggiamento aziendale non più sostenibile e qualora la discussione resta arenata e non trovi una soluzione condivisa, il sindacato e di lavoratori non escludono ulteriori momenti di lotta e di sciopero>.

Michele Apollonio
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