L'obbrobrio della baracca dinanzi all'ex pretura

ha provocato vivaci proteste nella popolazione - aspetto gentile e armonioso - una vera vergogna - il sindaco Angelo Riccardi che fa? - si è all’assu

lavori S.P.141
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ha provocato vivaci proteste nella popolazione – aspetto gentile e armonioso – una vera vergogna – il sindaco Angelo Riccardi che fa? – si è all’assurdo>>

Di obbrobrio in obbrobrio. Ormai si va a ruota libera. Quello in costruzione dinanzi al palazzo della ex pretura, supera ogni limite. La gente non sa più a quali aggettivi ricorrere per biasimare una politica volta, a quanto pare, a deturpare la città, i suoi angoli più caratteristici.
La foto che mostriamo grida da sé ed ha provocato vivaci proteste nella popolazione. Siamo nel piazzale antistante il palazzo che fino a qualche anno fa ha ospitato la sezione staccata del Tribunale di Foggia. Si affaccia sul tratto di viale Miramare prospiciente la scogliera oggetto di contese e tentativi di privatizzazioni a vario titolo. Un palazzo espressione del gusto architettonico degli inizi degli Anni novanta realizzato dall’ingegnere Domenico Morrone, contornato da un vasto giardino. Il prospetto è impreziosito da un mosaico in smalti veneziani opera dell’artista friulano Gianni Botta, mentre all’interno sono presenti alcuni bassorilievi dello scultore Franco Troiano. Insomma un edificio importante con una facciata pregevole e un ampio piazzale intitolato al procuratore della Repubblica Alessandro Galli, che conferisce all’intera zona un aspetto gentile e armonioso tra i pochi esistenti in città, segnatamente nelle aree di seconda fascia dell’abitato. Con la soppressine della sezione del Tribunale, l’edificio è stato destinato ad uffici comunali che tante gente, in specie forestieri, scambiano per le terme per via di quella infelice e inespressiva dicitura sul frontespizio “Palazzo della sorgente”.
E’ parso pertanto del tutto fuori da ogni sensata idea la costruzione di una baracca proprio dinanzi alla facciata di quell’edificio. Una baracca pare per la vendita di prodotti ortofrutticoli o giù di lì. Un capanno, a quanto si vede, in pvc. Un obbrobrio. Un pugno nello stomaco di quel luogo e di tutta la città. Una sfacciata assurdità. E’ così che si sostiene il turismo.
Naturalmente chi la sta realizzando non si è alzato la mattina e si è scelto il posto. Certamente avrà seguito la trafila non tanto semplice delle autorizzazioni di competenza del Comune. I cui responsabili, prima i politici e poi i tecnici, avranno visto che cosa si voleva fare e quindi hanno approvato. Consentendo quell’obbrobrio che l’intera popolazione (è un luogo assai frequentato) giudica una vera vergogna.
E il sindaco Angelo Riccardi, che certamente ha parte determinante anche in questa faccenda, che fa? Approva?
<Ma come – si chiede la gente – solo pochi giorni fa era intervenuto per evitare la privatizzazione di un altro pezzo della scogliera, in nome della “tutela del pubblico interesse” ed ora egli stesso si rende autore di una occupazione scellerata di suolo pubblico per impiantarvi un tugurio? Qui non c’è pubblico interesse?>
Che tante, troppe cose vanno all’incontrario oltre che del buon senso, della legalità e della trasparenza, in una città priva di un governo oculato e capace, è cosa ben evidente, ma qui si è all’assurdo. <Non ci meraviglieremmo – osserva la gente – se baracche di quel tipo le costruissero in Piazza duomo dinanzi al monumento a Papa Giovanni XXIII o in Piazza del Popolo proprio dinanzi al municipio>.
Michele Apollonio

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