E’ il primo accordo universale sul clima>, ha commentato il presidente francese Francois Hollande al termine della Cop. 2, la conferenza mondiale
E’ il primo accordo universale sul clima>, ha commentato il presidente francese Francois Hollande al termine della Cop. 2, la conferenza mondiale sulla riduzione della CO2 svoltosi a Parigi. L’accordo prevede il raggiungimento di un obiettivo moto ambizioso: contenere cioè l’aumento della temperatura globale del pianeta al disotto dei 2° C.
Quello dell’abbattimento della CO2 è tra le priorità perseguite dai vari Paesi del mondo che hanno, singolarmente e in gruppo, elaborato specifici piani di riduzione della CO2. Anche l’Italia, attraverso la sua maggiore industria del settore, partecipa a realizzare tale cambiamento epocale e dunque a costruire un futuro a basso contenuto di carbonio. Un progetto innovativo a largo raggio d’azione che potrebbe passare anche da Manfredonia. Il piano dell’Eni prevede la promozione delle energie rinnovabili e la massimizzazione dell’utilizzo del gas, attraverso la realizzazione di impianti di generazione energetica a emissione zero, da ubicare in siti dismessi, tipo appunto quello di Manfredonia-Monte Sant’Angelo.
“Progetto Italia”, si chiama l’iniziativa Eni, e comporterà notevoli investimenti in progetti di produzione energetica a zero emissioni. In collaborazione della consociata Syndial, i progetti saranno realizzati nei siti di cui è già proprietaria, e dunque aree industriali dismesse, bonificate non utilizzabili o di scarso valore economico. Sono state già individuate in via preliminare aree in sei regioni: Puglia, Basilicata, Sardegna, Sicilia, Calabria, Liguria. E dunque i siti di Manfredonia, Assemini, Porto Torres, Agusta, Priolo.
Su questi cinque siti saranno sviluppati altrettanti progetti di impianti energetici per una potenza complessiva di settanta megawatt. In una seconda fase saranno realizzati altri progetti che svilupperanno una potenza di 150 megawatt. Buona parte delle iniziative, spiegano all’Eni, si avvarrà del fotovoltaico, ma verranno eventualmente utilizzati anche altri sistemi come quelli basati sulla biomassa e sul solare a concentrazione.
Ma non solo in Italia: l’Eni realizzerà anche in Pakistan ed Egitto i primi progetti di generazione elettrica da fonti rinnovabili, utilizzando le proprie aree industriali in modo da avvalersi di tutte le possibili sinergie logistiche esistenti, contrattuali e commerciali, in modo da riqualificare e valorizzare aree industriali dismesse e inutilizzate.
Eni con il Progetto Italia conta di istallare entro il 2022, oltre 220 megawatt di nuova capacità, con un investimento tra i duecento e i duecentocinquanta milioni di euro. Un notevole impegno finanziario e tecnico che consentirà di evitare emissioni di CO2 per circa centottanta mila tonnellate all’anno. Un esempio di tale nuovo tipo di business, l’Eni lo ha realizzato in via sperimentale già nel 2013 a Gela nel’area dell’ex stabilimento ISAAF, in regime di messa in sicurezza permanente. Una sperimentazione ben riuscita anche dal punto di vista gestionale dal momento che ha impiegato la varie e diverse utilities aziendali che hanno consentito di ottimizzare l’offerta elettrica e rendendo concreto in Italia il binomio gas-rinnovabili.
Manfredonia è nella lista delle possibili sedi di un tale impianto di nuova generazione. Ma è difficile immaginare quale sarà in concreto la possibilità che venga preso in considerazione data la “mentalità” in loco in fatto di innovazione. Nell’area ex Enichem di Macchia, ci sono ampie aree disponibili alcune delle quali ancora sotto bonifica. Anche per questa iniziativa va detto che quanto a manodopera sarà alquanto misurata, non commisurabile a quella del dismesso stabilimento chimico. Ma sarebbe pur una nuova attività che potrebbe alimentare quella speranza di ripresa ridotta ad un sempre più esile lumicino.
Michele Apollonio
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