Rimossa l’inferriata ai servizi sociali

E’ stata rimossa. Era ora. Un obbrobrio eliminato. Quella orrenda “cortina di ferro”, come è stata definita, non deturpa più l’ingresso di uno degli

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E’ stata rimossa. Era ora. Un obbrobrio eliminato. Quella orrenda “cortina di ferro”, come è stata definita, non deturpa più l’ingresso di uno degli edifici più antichi ed emblematici di Manfredonia fatto costruire nel 1675 dal munifico arcivescovo di Manfredonia Vincenzo Maria Orsini eletto poi al soglio pontificio col nome di Benedetto XIII, per dotare la città di un ospedale. Restaurato nel 2000, è divenuto sede dei Servizi sociali comunali. Un fondamentale servizio che ha svolto una essenziale, delicata quanto importante funzione in un settore sensibile riuscendo a dare a quel servizio un indirizzo consono alle esigenze dei nuovi tempi attraverso interventi innovativi tra cui la redazione del Piano sociale di zona divenuto modello per altre amministrazioni. Finchè non è arrivata con la nuova amministrazione Riccardi un anno fa, l’assessora Antonietta Varrecchia.
Tra i suoi primi atti quello di far erigere una barriera in ferro sulla scalinata che porta agli uffici del primo piano per separali dal resto della struttura. Una iniziativa realizzata pare all’insaputa del suo sindaco, che ha incontrato l’unanime esecrazione, e bollata come “bruttura inqualificabile”, “offesa grave per uno degli edifici storici della città”, “armatura che non serve a niente”. Una istallazione i cui significati etici e politici vanno ben oltre l’evidente irragionevole sconcio.
L’assessora ha difeso quella scelta sostenendo che l’inferriata era stata eretta per evitare eventuali assalti del pubblico o visite indesiderate. Paure del tutto ingiustificate dal momento che il pubblico viene ricevuto nei locali al piano terra dalle assistenti sociali che hanno sempre svolto il loro lavoro senza patemi d’animo e con grande professionalità (ad ogni buon conto funziona un servizio di vigilanza); paure soprattutto giudicate inammissibili proprio per lo specifico servizio sociale di quell’ufficio.
Una sintomatica gaffe della Varrecchia che si aggiunge ad altre esternate nel passato mandato sempre con Riccardi, tra cui il clamoroso <Non mollo> opposto alla generale richiesta di rimuovere dalle postazioni disseminate per la città, le biciclette che avrebbero dovuto servire ai cittadini, in specie ai turisti, di muoversi in città. Una iniziativa del tutto snobbata tanto che quelle biciclette, ovvero quanto di quei velocipede è rimasto, vale a dire dei rottami putrescenti, sono ancora lì, “gentile” biglietto di visita per la città turistica. Quei ferrivecchi non sono stati tolti, la Varrecchia non ha mollato. Lo ha dovuto fare invece per la “barricata” (nel frattempo è stata pure dipinta) ai Servizi sociali, sia pure con grave ritardo, ma alla fine ha mollato. E’ stata ristabilita una realtà storica. Segno che quella iniziativa era del tutto sballata, inutile, oltraggiosa dell’illustre passato della città, umiliante per i cittadini che debbono ricorrere al quel provvidenziale servizio. Rimane un interrogativo di non poco conto: quelle spese, di installazione e rimozione, a carico di chi sono?

Michele Apollonio

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