Porto sempre più ai margini

Ma il porto di Manfredonia fa parte dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale? La risposta dovrebbe essere “si”, almeno così si è

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Ma il porto di Manfredonia fa parte dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale? La risposta dovrebbe essere “si”, almeno così si è detto e scritto anche abbondantemente. Ma dubbi su tale “realtà” sono stati avanzati dagli operatori portuali di Manfredonia (quelli ormai rimasti) allarmati nel leggere note di stampa in cui, a proposito delle iniziative inerenti alla organizzazione di quella Autorità dell’Adriatico meridionale, si parla dei porti di Bari, Barletta e Monopoli. Manfredonia non esiste. Se ne parla peraltro per evidenziare le loro deficienze logistiche: <non hanno collegamenti ferroviari, dispongono di poche banchine>. Il porto di Manfredonia non viene nemmeno menzionato eppure quei requisiti che mancano ai porti di Bari (<ha disperati bisogno di spazi di movimentazione>), Barletta e Monopoli, li possiede e come il porto di Manfredonia, anzi proprio quelle dotazioni, vale a dire: collegamenti ferroviari e stradali, disponibilità di banchine, alti fondali, sono tra i punti di forza dello scalo marittimo sipontino. Tant’è che i referenti di quei porti chiedono di realizzare celermente gli interventi necessari (si parla di progetti milionari) per colmare le carenze strutturali: <bisogna fare in modo che i tre porti possano assolvere al meglio le loro funzioni>, evidenziano. Addirittura si fa presente che <bisognerebbe inserire il porto di Molfetta ove persistono ancora le varie criticità a tutti note e bisognose di essere sbloccate quanti prima nell’ambito dell’Autorità portuale di Bari>. E Manfredonia?
Né si può pensare ad una svista o dimenticanza: sarebbe peggio che aver escluso Manfredonia deliberatamente. Nelle analisi tracciate nel descrivere la svolta della portualità operata dalla riforma Delrio, c’è una parte dedicata al “foggiano”, ma per far riferimento solo allo scalo intermodale dell’Incoronata e alla Lotras, <operatore privato che ha rilanciato il trasporto di liquidi e altre merci puntando alla valorizzazione di Villa Selva in provincia di Forlì> per l’insipienza dei locali.
A questo punto appare del tutto legittimo l’angosciante sospetto che il porto di Manfredonia sia da ben altra parte che in Puglia. Una ipotesi avallata dal silenzio pressoché generale da parte di chi, da queste parti, dovrebbe sbraitare sonoramente ma ancor più fortemente dovrebbe darsi da fare per evitare che il porto di Manfredonia detto anche della Capitanata, sia definitivamente cancellato Una prospettiva che da queste colonne della Gazzetta è stata ventilata ripetutamente e da tempi non sospetti.
Una situazione incresciosa al limite dell’incoscienza. Non certo da parte di chi ha cercato di portare l’acqua al proprio mulino (i porti del barese) attivando azioni che hanno dato respiro e credibilità a quei porti, bensì da parte dei responsabili di questo territorio che avrebbe dovuto sostenere e rilanciare le sorti dello scalo marittimo del golfo ma che hanno badato solo a mantenere e proteggere posizioni verticistiche rivelatesi disastrose. Così che mentre si plaude e si premia <l’impegno e la competenza dei vertici dei porti di Barletta e Monopoli che hanno fatto miracoli nella movimentazione di merci in arrivo e in partenza via mare>, a Manfredonia non resta che prendere atto della perduta credibilità dello scalo marittimo, dello stato fallimentare delle attività portuali come attestano i dati del movimento merci ai minimi storici, della consequenziale scomparsa di preziosa occupazione, al crollo di uno dei pilastri storici dell’economia non solo di questo territorio.
Michele Apollonio

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