Le occasioni perdute da Manfredonia

Il progetto di realizzare un deposito di Gpl in area industriale ha sollevato una ridda di discussioni che hanno evidenziato prese di posizioni contr

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Il progetto di realizzare un deposito di Gpl in area industriale ha sollevato una ridda di discussioni che hanno evidenziato prese di posizioni contrapposte. <Si rasenta il paradosso per il quale da una parte si vede solo il benessere e dall’altra solo la catastrofe>, sintetizza l’ingegner Saverio De Girolamo, imprenditore di una delle più antiche agenzie marittime del territorio, intervenendo per l’appunto nella questione deposito costiero Energas.
<E’ piuttosto da sottolineare la nostra atavica incapacità di valutare attentamente le situazioni che con il passare del tempo si sono presentate e di tradurle in opportunità per l’intero territorio> rileva De Girolamo citando una serie di esempi passati per Manfredonia. <Vennero rifiutate le navi dei cosiddetti “veleni”, che hanno poi scaricato la loro merce nel porto di Livorno per poi essere trattata in un impianto di Modena. No mi risulta che, a seguito di quella operazione, a Livorno e Modena si siano registrati gravi o particolari problemi igienico-sanitari, o mi sbaglio? Si è fatto chiudere il petrolchimico, il più nuovo e di più aggiornata tecnologia tra quelli esistenti in Italia, che assicurava un reddito a migliaia di famiglie e, di conseguenza, consentiva benessere a diverse attività del territorio, dal commercio alla pesca. Sono rimasti in produzione, però, tutti gli altri impianti esistenti (Ferrara, Porto Marghera, Brindisi, Gela, Porto Torres, ecc.). Erano pericolosi anche questi o no? Non si vuole riconoscere che con la chiusura dell’impianto di Manfredonia è iniziata la lunga ed inesorabile crisi economica di tutto il territorio, ma ce ne siamo accorti quando ormai era troppo tardi. Non si è consentito alla Società Atriplex di utilizzare i serbatoi presenti all’interno dell’area ex-Enichem per farne un deposito costiero, che è invece rimasto a Barletta e che si vede benissimo dal centro di quella città. E’ pericoloso anche questo deposito o no? E’ stata negata alla Sfir la realizzazione nell’area portuale di Manfredonia un impianto per la raffinazione dello zucchero, impianto che poi è stato realizzato nell’area portuale di Brindisi. Solo per noi non era sicuro? Ora si parla del deposito Energas: subito fuori il porto di La Spezia c’è uno dei più grandi rigassificatori, con enormi serbatoi non tumulati ma ben in vista e con un pontile per navi-cisterna che vanno e vengono, a breve distanza da Portovenere e dalle rinomate “Cinque Terre”, dove il turismo non avverte il minimo cenno di crisi. Perché da noi non è ammessa la convivenza industria-turismo? O sono più bravi loro? Forse ho dimenticato altri casi, ma credo che quelli indicati siano sufficienti a farci meditare sulla mancanza di capacità di trarre a nostro vantaggio le opportunità che invece altrove non si sono fatti scappare. Ripeto: tutte quelle attività erano sicure o no? E ciò non dovrebbe valere per tutti?>.
E a proposito del turismo locale, osserva: <Si fa sempre riferimento alle vocazioni turistiche del territorio: ma cosa ha impedito, dopo più di 20 anni dalla chiusura del petrolchimico, il decollo del turismo a Manfredonia? E’ vero o non è vero che, paradossalmente, proprio da quel momento hanno cominciato a chiudere gli alberghi esistenti in città?>. Quanto al porto afferma come <anche con uno solo dei progetti respinti, il porto avrebbe vissuto momenti migliori, con grande beneficio per l’intera collettività>. De Girolamo conclude invitando <a riflettere in maniera un po’ più matura e responsabile, la sicurezza non è una opinione, ma deve essere tecnicamente e scientificamente verificata e di tale compito se ne devono fare carico le Istituzioni e gli Amministratori, avvalendosi di tutti gli strumenti e le professionalità disponibili. Si assiste, invece, al solito scontro da “bar dello sport”, tutti sono diventati esperti e informati, adducono le più svariate argomentazioni a sostegno delle proprie idee e si assiste poi al balletto dei numeri sui posti di lavoro e sul traffico portuale, ma senza validi e ineccepibili riscontri. Con questo andazzo non si va da nessuna parte>.
Michele Apollonio

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