Siponto e la sua storia donata: Il cippo dedicatorio del Tempio di Diana Sipontina

Voglio riproporre questo articolo per ricordare quanto, nel silenzio e nella discrezione ,che gli erano congeniali, l’amico Giuseppe di Sabato , scom

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Voglio riproporre questo articolo per ricordare quanto, nel silenzio e nella discrezione ,che gli erano congeniali, l’amico Giuseppe di Sabato , scomparso di recente, si stesse prodigando perché il reperto importante per la storia di Manfredonia ritornasse nel luogo più giusto vale a dire la Terra Sipontina.

Questo nella speranza che qualcuno a cui interessi ancora la cultura e la storia di questa Città, facendo fronte comune con le Associazioni culturali (e Archeoclub Siponto sarà sempre presente) si dia da fare per terminare quell’opera di recupero (che Giuseppe Di Sabato aveva intrapreso) di un elemento archeologico importantissimo della Storia di questa città che come tanti altri sono stati ingiustamente sottratti al suo patrimonio storico e culturale.

Al visitatore attento della Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, non sfugge la presenza, di fronte all’area degli scavi delle chiese paleocristiane, di un blocco   di tufi che ricopre quella che ora è una cisterna dalla quale viene prelevata l’acqua per la Basilica.

Nel 1877, durante le operazioni di pulizia della cisterna fu scoperto casualmente un pilastrino con iscrizione latina dedicatoria a Diana.

Il che fece supporre al D’Aloe (Archeologo e Ispettore dei Monumenti del Regno di Napoli) che quello era il tempio dedicato al culto della Dea.

In seguito, il grande Archeologo sipontino, Raffaello di Sabato, confutò questa tesi e sollecitò il proseguimento degli scavi intorno a questa cisterna. In realtà il Di Sabato indagò subito nell’ambiente del ritrovamento del cippo e scopri che non si trattava di una cisterna ma di un ambiente ipogeico con al centro una colonna di separazione che poi fu invasa dall’acqua. In seguito, gli scavi portarono alla luce non un tempio pagano ma i resti di due contigui edifici paleocristiani. Egli sosteneva che il tempio di Diana Sipontina doveva esserci, nell’area archeologica, ma non in quel posto. Sicuramente il tempio ( e non solo quello di Diana) c’è ed è da qualche altra parte dell’area archeologica. Solo gli scavi potranno darci le risposte.

Nel suo “Giornale degli scavi archeologici di Siponto (1936-1937)”da (i Quaderni dell’archivio storico Pugliese) a cura di Giuseppe di Sabato (che si sta adoperando nel tentativo di riportarlo a Siponto), egli sostiene che il cippo si trovasse li perché durante con l’affermarsi del Cristianesimo, per disperdere i simboli del paganesimo,venivano non distrutti tali simboli(statue,cippi,lapidi ecc.) , ma sparsi in punti diversi.

Il pilastrino, di marmo di cm 185x33x26 porta una iscrizione latina, che documenta l’esistenza a Siponto di un Tempio dedicato a Diana , fatto costruire da “Tito Tremelio Antioco ,liberto di Tito”,il quale curò che “fossero costruiti a sue spese il tempio e l’ara di Diana, composti di pietra quadrata ed abbelliti di opere d’intonaco”. L’epigrafe , che è incisa nella parte superiore del pilastrino,è stata datata dal D’Aloe tra il 138 e il 100 a.C.

Il pilastrino fu donato al Museo Nazionale di Napoli come dice sempre il Di Sabato “…fu donato subito e con molta leggerezza al Museo Nazionale di Napoli, ov’è ammirato per la sua importanza essendo la più rara delle poche iscrizioni che là si conservano dell’antica Apulia”

Il pilastrino si tova quindi ancora in quel Museo, nel giardino occidentale, a sinistra del corridoio Diomede dove anche il Serricchio (C. Serricchio: Siponto e Manfredonia) lo ha fotografato.

Probabilmente il reperto fu dato al Museo Napoletano perchè (siamo nel 1878) era l’unico organizzato e penso anche per proteggerlo.

Ma una cosa mi chiedo: possibile che nessuno tra tanti uomini di cultura di Manfredonia si sia adoperato nel tempo perché questa grande testimonianza di Storia Sipontina ritornasse nella sua città di origine?

Archeoclub Siponto propone questa iniziativa a coloro che hanno in animo di far rientrare dal Museo Nazonale di Napoli a quello di Manfredonia questa grande testimonianza del passato e metterla tra i reperti della Siponto antica e, sarà al fianco di chiunque si prodigherà affinchè questo obiettivo venga raggiunto.

 

Aldo Caroleo

Archeoclub Siponto-Manfredonia
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