“Memoria” corta o consumata?

Cento anni fa in questo stesso giorno di maggio incominciarono a morire 1.240.000 italiani, 651.000 soldati e 589.000, uomini e donne”  Così inizia l

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Cento anni fa in questo stesso giorno di maggio incominciarono a morire 1.240.000 italiani, 651.000 soldati e 589.000, uomini e donne”

 Così inizia l’editoriale, a firma di M. Tarquinio, sull’”Avvenire”, quotidiano di ispirazione cattolica, del 24 maggio 2015. Purtroppo, su un periodico locale sono state riportate tre tavole illustrate, apologetiche, inneggianti al conflitto del 1915-1918, senza alcun commento, o meglio con un “corsivetto” che è in netto contrasto con le “tavole” riportate.

         “Benedetta” coerenza!

No! Non è in questo modo che si difende la memoria del sacrificio dei soldati e dei civili. Si abbia il coraggio di esprimere a chiare lettere la “Condanna” per qualsiasi forma di guerra: Nessuna guerra è santa, e “santa” è la memoria di tutti i caduti in guerra, nel 1° e 2° conflitto mondiale, in Libia ed in Etiopia, contro la mafia e le sopraffazioni.

Condanna contro chi “fabbrica” e vende le armi; condanna contro tutte le industrie di guerra, con termini chiari, senza ipocrisia.

Tutto questo avremmo voluto leggere su un giornale a larga diffusione locale.

Avremmo voluto leggere che Manfredonia fu la prima delle città adriatiche ad “assaggiare” la polvere da sparo degli austro-ungarici (iscrizioni in piazza Marconi e sull’edificio dell’ex stazione campagna; per chi non lo sapesse).

Ebbene si, per chi ha la memoria corta e con le nostre radici ha poco a che spartire, nel Maggio 1915, una nave austriaca a poche miglia dalla costa incrociò Nicola Castriotta e suo figlio Raffaele. Ai due, intenti a pescare, venne chiesto dov’era la Stazione Centrale, il padre indicò la Stazione Campagna, pensando che per Stazione intendessero quella ferroviaria. Invece gli austriaci cercavano la stazione telegrafica, così iniziarono a bombardare quella zona periferica di Manfredonia, ancor più ingannati dai fichi d’india, di colore verde che sembravano, tra la foschia del primo mattino, i baschi dei soldati.

Pur inconsapevolmente, Nicola e Raffaele Castriotta, salvarono la propria città da un massiccio bombardamento. Purtroppo a questi due eroi non è stato dedicato nemmeno una piccola stele laddove hanno vissuto per circa un settantennio, in un “sottano” in Piazza del Popolo, a due passi dal “Palazzo”

…Come si è distanti dal popolo, e soprattutto come si è “distanti” dalla città quando si “ignora” la “storia” di una comunità!.

Giovanni Ognissanti
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