Studio epidemiologico sul caso ex.Enichem

È delle ultime settimane la notizia di uno studio epidemiologico che, cofinanziato dal Comune di Manfredonia, in collaborazione con il CFR-IFC (Istit

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È delle ultime settimane la notizia di uno studio epidemiologico che, cofinanziato dal Comune di Manfredonia, in collaborazione con il CFR-IFC (Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale delle Ricerche, sede di Lecce e Pisa), dovrebbe accertare la correlazione tra casi di tumore ed esposizione al disastro ambientale provocato dall’ex Enichem. Una ferita aperta nel cuore dei manfredoniani, che, quella domenica mattina del 26 settembre 1976, videro cambiare la storia del nostro paese.

Dopo circa quarant’anni dallo scoppio di quella colonna di lavaggio dell’ammoniaca, che rilasciò nell’aria dieci tonnellate di anidride arseniosa, quante sono ancora le verità sepolte?

Basta una breve ricerca sul web, su articoli vecchi e non, documentari girati negli anni e di risonanza nazionale, per rendersi conto che, storie come quella dell’Enichem rappresentano, non solo una fonte di oscuri dolori, ma l’emblema di ciò che vale la giustizia di un operaio dinanzi ad un colosso dell’industria.

È di pochi anni fa la sentenza che scagiona i 10 dirigenti e i 2 medici imputati nel processo, svolto con tutte le forze possibili dalla famiglia di Nicola Lovecchio, implicate in un gioco troppo grande per permettersi di poter perdere il sostegno di un Comune, quale quello di Manfredonia che, si ritirava come parte civile, contribuendo alla condanna e alla morte della giustizia italiana.

Oggi, che gli anni sono passati e con essi la speranza che un po’ di chiarezza faccia luce sulla vicenda e porti a galla verità nascoste, il Comune di Manfredonia, nella persona del sindaco Angelo Riccardi, alla conferenza del  6 febbraio 2015 a Palazzo dei Celestini, si prefigge di stanziare 130mila euro per finanziare uno studio epidemiologico che, a detta della Prof.ssa Vigotti dell’Università degli studi di Pisa, verterà principalmente e in prima istanza, sulla ricerca di dati anagrafici e sanitari presenti sul territorio. Il sindaco, Angelo Riccardi, aggiunge che, qualora i dati di questa presunta correlazione fossero positivi, si premurerà in prima persona che venga fatta giustizia facendo causa all’ Eni.

Credo che non sia necessario dire che, per quanto in senso generale possa apparire utile uno studio del genere, nel caso particolare che questa città si è trovata a vivere, i dati inerenti alla questione e di importanza fondamentale per questo tipo di indagini, siano più che insabbiati dai numerosi interessi e risarcimenti che, nel corso degli anni, l’Eni ha fornito. Gli stessi soldi che hanno messo a tacere l’amministrazione comunale di Manfredonia in quegli anni decisivi, hanno zittito i familiari di coloro che, a causa delle condizioni lavorative, si sono ammalati di varie patologie connesse alla vicinanza di materiali altamente rischiosi per la salute, senza le dovute protezioni e precauzioni (e non si tratta solo dell’arsenico, pensiamo solo che l’urea veniva trattata con formaldeide e maneggiata anche a mani nude, quando non si conosceva ancora l’effetto dannoso di questo potente agente cancerogeno).

Per non parlare del fatto che, diversi ospedali, non hanno riportato dati aggiornati ed efficienti sui tumori, nel corso degli anni, e, alcuni di questi non possedevano nemmeno “i requisiti minimi strutturali, tecnici, organizzativi e impiantistici per l’esercizio dell’attività sanitaria in regime di ricovero per acuti per la branca di oncologia e altre”. Dunque, diagnosi probabilmente erronee e incomplete, protratte per anni, e, fondamentali per uno studio di questo tipo.

A questo punto  viene spontaneo domandarsi: perchè effettuare uno studio, ad una distanza così elevata di tempo, basandosi su dati quasi completamente insabbiati? Considerando l’impossibilità di utilizzarli a livello processuale, non è meglio, sensibilizzare, piuttosto, le coscienze sull’accaduto in un altro modo? Vigilare affinché la bonifica prosegua e venga eseguita nel migliore dei modi? Finanziare analisi sui livelli di inquinamento dei terreni vicini a quell’area e delle falde acquifere? E quanto può essere considerata una coincidenza quella di far cadere la presentazione di questo studio epidemiologico, così vicina alle prossime elezioni amministrative? È questo che dovrebbe ridare giustizia a Nicola Lovecchio e a tutti i fantasmi dell’Enichem?

Siamo davvero consapevoli che, tutta la cattiva gestione della vicenda, abbia coinvolto la stessa “fazione” politica? E, quanto era importante, al tempo del Contratto d’Area e quando la Sangalli è sorta, che quei terreni fossero sicuri, che anche gli operai di questo stabilimento fossero al sicuro?

Il Comune di Manfredonia ha venduto la propria integrità per 300mila euro, famiglie, forse stanche, hanno percepito 70mila euro per deceduto e 25mila euro per ammalato. L’Eni ha vinto con un piatto di gamberetti.

Dopo quarant’anni da quella vicenda, dopo quasi vent’anni dall’inizio di un processo la cui conclusione ha lasciato l’amaro in bocca ad un intero paese, forse anche chi quei soldi li ha percepiti, pensando ai propri cari morti, è con rammarico che si accinge a carpire quel poco di fortuna che la sfortuna gli ha lasciato: la possibilità di un futuro dove la giustizia non volle e non seppe trionfare.

Non si può vincere una causa contro il passato, e, in tempi duri come questi, la ricerca della verità deve prescindere dagli interessi economici, ma, non deve mai sperperare denaro pubblico. Per quanto ci sia necessità di far luce e portare giustizia, laddove nemmeno la magistratura è riuscita a farlo, forse sono le coscienze degli uomini, di noi cittadini di Manfredonia che, da questa storia, da quest’amara vicenda, dobbiamo saper trarre il giusto insegnamento e un monito per il futuro.

Il futuro di questa meravigliosa città sul mare, che può scegliere la direzione del proprio avvenire, ricordando che, un’industria di quelle dimensioni, l’ingannevole possibilità di lavoro fornita dai colossi industriali, non varrà mai la vita umana e, inevitabilmente, i soldi spesi successivamente per la bonifica di un territorio.

Il futuro deve essere orientato verso nuove possibilità e sfide ecosostenibili, che puntino, ad esempio, alla trasformazione dei prodotti ittici e agricoli, alla valorizzazione della riviera Sud, alla rivalutazione delle nostre zone umide (l’Oasi lago Salso è considerata la più importante zona umida dell’Italia meridionale) per incentivare il turismo ambientale.

Credo che il modo migliore di dare giustizia, una vera giustizia ai fantasmi dell’Enichem, sia non permettere mai più a nessuno di inquinare e distruggere il nostro mare e la nostra terra. Che la verità tanto, è sotto gli occhi di tutti, e tutti la conosciamo, chi c’era o chi, come me, non ancora esisteva.

A tutti, racconteremo la nostra storia per mantenere vivo il ricordo di chi ha lottato per salvarci tutti, di ciò che dobbiamo fare per regalare un futuro alla nostra città, per non dimenticare.

Flavia Palumbo
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