Manfredonia Vetro, Sangalli-RSU ai ferri corti

Caos Manfredonia Vetro. Giorgio Sangalli stanco di quanto sta succedendo nello stabilimento di Macchia, ha scritto al Prefetto di Foggia e ai sindaci

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Caos Manfredonia Vetro. Giorgio Sangalli stanco di quanto sta succedendo nello stabilimento di Macchia, ha scritto al Prefetto di Foggia e ai sindaci di Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo per esternare il suo pensiero. “Nella vetreria di Manfredonia la nostra famiglia ha investito ben 40 milioni di euro nonché 15 anni di intenso lavoro, culminato dall’intervento di alcuni partner russi che per frenare la forte crisi del mercato dell’edilizia e del vetro hanno immesso ulteriore liquidità, ma tuttavia senza buoni risultati perchè le difficoltà restano e con il forno non  più utilizzabile. Ecco perchè gli amministratori, in aderenza a quanto imposto dal Codice Civile, Penale e dalla Legge Fallimentare, hanno l’obbligo di intervenire.

Immediata la risposta dei lavoratori. A parlare è Vittorio de Padova-RSU Filctem Cgil “Dalla lettera di Sangalli si evincono diverse incongruenze che pongono degli interrogativi importanti.  La famiglia Sangalli afferma che nella vetreria di Manfredonia (Sangalli Vetro Manfredonia) ha investito mezzi propri con poco meno di 40 milioni di euro, senza fare accenno ai 70/80 milioni di euro elargiti dallo Stato, soldi a fondo perduto, attraverso l’ottimo strumento del Contratto d’Area per la realizzazione dello stabilimento in oggetto. Voglio ricordare, a tutti, che lo stabilimento è costato tra i 120 e i 130 milioni di euro e che l’ottimo strumento del Contratto d’Area nasce per la riqualificazione dell’area industriale e del territorio e per la ricollocazione dei dipendenti ex Enichem, (basta leggere lo statuto del contratto d’area). Quindi, non per creare un valore aggiunto all’imprenditore ma al territorio che era ed è ritornato ad esserlo ad elevato rischio desertificazione industriale, con un livello di disoccupazione più alto di quello regionale e nazionale.

Oltretutto, accenna che le difficoltà vengono fuori solo ed esclusivamente dalla congiuntura economica e dall’elevato costo energetico, senza parlare minimamente di scelte industriali sconsiderate che cadevano, in piena crisi mondiale, con la costruzione di un nuovo stabilimento gemello. Uno stabilimento, per dirla tutta, con una capacità produttiva maggiore, pari a circa 700 tonnellate contro le 550 di Manfredonia.

Facciamo un passo indietro ricordando che i lavori dello stabilimento del Nord dell’Italia partono il 18 Ottobre 2010, concludendosi con l’avviamento realizzato e seguito per circa 3 mesi dai dipendenti della Sangalli Vetro Manfredonia, e precisamente il 20 Aprile 2011.

Oggi, con il nostro forno a fine ciclo produttivo, il Patron Sangalli parla di un mercato che non risulta più in grado di assorbire l’offerta di due forni. Ricordo che la crisi è partita nel settembre del 2008, che ci ha portato già nel marzo del 2009 ad aprire una cassa integrazione ordinaria per crisi di mercato per 13 settimane. Il tutto mentre la famiglia Sangalli continuava con la fase di progettazione per la realizzazione di un altro float nella bassa friulana. Ed ancora, il Patron Sangalli, nella lettera, parla di un atto dovuto per quanto riguarda la fermata del forno e che il concordato preventivo per la Sangalli Vetro Manfredonia serve a dare tutela ai creditori e per preservare quanto più valore possibile al territorio e alle maestranze. Con tal progetto in atto la Sangalli si è prefissata la continuità per la produzione nello stabilimento di Porto Nogaro, con il vetro satinato e quello magnetronico, oltre il funzionamento degli uffici, delle spedizioni e della manutenzione. Il risultato è che ha omesso di dire che il tutto non ha motivo di esistere e di continuare qui in Capitanata, insistendo sul territorio perché non rifacendo il forno di Manfredonia, e quindi non producendo più vetro float, non vige più la condizione redditizia ed economica per continuare a mantenere questi asset a 800km di distanza. Il risultato, di conseguenza, è che il vetro satinato e quello magnetronico (già espressamente dichiarata la sua volontà alla delocalizzazione), gli uffici e la manutenzione non avrebbero più motivo di esistere.

In più il Patron Sangalli nella sua lettera aggiunge che gli dispiace constatare che il sindacato non abbia approvato con favore la salvaguardia di 70/80 unità.

Il sindacato non approva con favore che si dica che a Manfredonia si esclude la sola linea di produzione float legata al forno, cioè solo 170 unità lavorative buttate per strada con una prospettiva di ripartenza del sito produttivo e di tenuta a medio termine per le restanti 70/80 unità pari a zero, accusando la RSU di voler spingere l’intero Gruppo verso il fallimento attraverso il diritto allo sciopero. Tanto da dichiarare che per questo fine non sono stati lesinati mezzi estremi, quali uno sciopero ad oltranza, il blocco delle attività nella palazzina uffici che dovrebbe dare servizi a tutte le società del gruppo compresa Porto Nogaro, società deputata all’acquisto di taluni asset di Manfredonia al fine di sostenere le esigenze di concordato.

Da queste dichiarazioni si evince nettamente l’intenzione di acquistare, dopo il concordato, attraverso un fitto di ramo d’azienda gli asset che a lui interessano per completare la gamma di prodotti presso Porto Nogaro per poi, appena ci sarà la liquidità a disposizione, delocalizzarli come dichiarato e presentato nel primo piano industriale bocciato dalle banche all’inizio di Dicembre. La Sangalli Vetro Porto Nogaro è controllata dalla Sangalli Vetro Manfredonia per circa il 50% che a sua volta controlla la Sangalli Vetro Satinato e Magnetronico. Infine, Patron Sangalli, sempre nella lettera, ha omesso di dire che ha violato il diritto alla famiglia, non retribuendo parte o tutta la tredicesima mensilità ai dipendenti della Sangalli Vetro Manfredonia, perché in sciopero; a Porto Nogaro, mentre, anticipava anche senza cedolini buste paga».

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