Olive, prezzi alle stelle ladri assaltano uliveti

L’«oro verde» fa sempre più gola alla malavita. Prosegue infatti la campagna olivicola ma alle incertezze del mercato si accompagna l’allarme lanciat

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L’«oro verde» fa sempre più gola alla malavita. Prosegue infatti la campagna olivicola ma alle incertezze del mercato si accompagna l’allarme lanciato dagli agricoltori del territorio, sfiduciati per l’escalation di furti nei campi e di attrezzi e mezzi agricoli avvenuti nell’ultimo periodo nelle campagne della Bat e nella capitanata, un fenomeno in crescita ma di cui non si conosce bene l’entità perché non tutti gli episodi vengono denunciati.
L’aumento dei prezzi delle olive degli ultimi giorni (un quintale di olive viene pagato dai commercianti a 90 euro ma il prezzo è tendezialmente proiettato ad aumentare) sta infatti determinando un intensificarsi dei furti nelle campagne. Ad agire sono oramai bande specializzate, composte da extracomunitari ma, ultimamente, anche da cittadini dell’Europa dell’est (soprattutto provenienti dalla Romania) che agirebbero non solo nelle ore serali ma anche durante le prime ore della mattina o nel primo pomeriggio. «Proprio questo aumento esponenziale dei prezzi delle olive a seguito della scarsa campagna produttiva ha determinato un incremento dei furti anche a seguito della crisi economica e finanziaria da tempo in essere nel nostro territorio. Abbiamo quindi rilevato – commenta Francesco Losito, direttore della Federazione regionale dei Consorzi di vigilanza campestre – un incremento dei furti di olive nella campagne di Andria, Barletta e Bisceglie, con un sostanziale mantenimento in percentuale degli stessi furti di olive nelle campagne di Canosa, Cerignola,Trinitapoli e Trani».

Il numero delle persone arrestate in flagranza e denunciate a piede libero, è pur vero, è aumentato sostanzialmente ma il fenomeno dei «predoni di oro verde» sta tenendo in apprensione gli agricoltori. Gran parte delle olive (anche provento di furti), acquistate da commercianti spesso «improvvisati», sono rivendute a prezzo maggiorato (anche 20 euro in più al quintale) ai frantoiani del centro e nord Italia (della Toscana, dell’Umbia, del Lazio e del Friuli) dove la produzione olivicola è stata scarsa per diversi fattori ma dove la richiesta di olio è comunque alta. E così ogni giorno grossi tir carichi di olive pugliesi e del Nord Barese in particolare partono per il Nord Italia per produrre olio non di origine protetta, ma spacciato come tale.

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